Su quei monti nevicano i dollari

Su quei monti nevicano i dollari I mondiali di sci si aprono oggi a Vail, in Colorado, nel segno del business Su quei monti nevicano i dollari Centinaia di miliardi da sponsor e gruppi privati - Tra gli organizzatori Gerald Ford, ex Presidente Usa - In gara seicento atleti di 42 Paesi DAL NOSTRO INVIATO VAIL — Gli americani ricchi che hanno messo radici da queste parti, o che ci vengono in vacanza, amano gustare a cena spezzatino di antilope e bistecca di coccodrillo. Il menu va molto di moda nel ristorante di Pepi Gramshammer, già maestro di' sci di Pirovano allo SteWio e uno del fondatori di Vali, il nuovo paradiso dello sci macie in Usa che da oggi ospiterà i campionati del mondo. Per dimostrate che la ricchezza non genera snobismo, e che la gente di Vali è gentile e aperta e sa coltivare l'amicìzia, ciascuna delle 50 famiglie più altolocate della cittadina ha deciso di invitare a cena 10 giornalisti, stando bene attenta però a dividere gli ospiti per nazionalità e lingua, in maniera da avere in casa, e solo per una sera, una specie di pittoresca legione straniera. Una buona idea, tutto sommato, alla quale non fa riscontro analoga attenzione da parte degli organizzatori, piuttosto carenti nel fare il loro lavoro che è poi anche il nostro. La confusione per óra regna sovrana. Ma il problema vero non sta nella gente, nel 1200 volontari, quasi tutti studenti, che hanno messo a disposizione, per la gloria e non per il denaro, 48 ore del loro tempo, bensì nell'idea che sta alla base di tutto, e cioè che i mondiali di sci devono servire al buon nome di Vali e alle voraci tasche dei suoi abitanti, 1 quali stanno vendendo a caro prezzo anche l'aria, peraltro purissima, che si respira quassù, ai 2400 metri di quota delle Montagne Rocciose. "Vali, 5000 anime, può contare su circa 30.000 posti letto in albergo. La stanza più sciatta, da motel americano di terza categoria, costa 100 dollari a notte, che possono diventare anche 400, colazióne esclusa, per gli hotel migliori. Senza parlare di Beaver Creek, che ha solo 100 abitanti e non può neppure essere definita un paese, in senso stretto, è un'oasi per milionari (in dollari), un paradiso per super ricchi, un posto con sbarre all'ingresso al quale si può accedere soltanto con permesso scritto. Qui abitano Jimmy Connors e Jack Nlcklaus, per fermarsi agli sportivi, e la famiglia Flrestone e Gerald Ford che fu presidente degli Stati Uniti dopo Nixon e possiede una villa proprio sotto l'arrivo della libera: c'è un salto, sulla pista, che si chiama «il portico di Ford» perché chi sbaglia, dicono, finisce dritto a spiaccicarsi nel cortile suo. Ford, in ogni caso, è stato fra i promotori del Mondiale. E' presidente del comitato organizzatore, anche se la carica è di pura rappresentanza dato che il deus ex machina, il personaggio più influente, l'Agnelli di Vail, è Un altro e risponde al nome di George Gillett, petroliere e costruttore, proprietario fra l'altro di 12 catene tv. Questo Gillett, nel 1985 quando le cose a Vali non andavano così bene come adesso, cavò di tasca 140 milioni di dollari, circa 180 miliardi di lire, per acquistare in blocco il paese, comprese le monta¬ gne e quel che ci stava iopra, cioè piste e impianti. Altri 50 milioni di dollari investì in seguito, sicché oggi, prima della pubblicità che deriverà a Vail dai Mondiali, la proprietà di Gillett è valutata attorno ai 400 milioni di dollari, un bel gruzzolo. E questo dà un'idea di quale sia il clima in questo spicchio di grande America. La Vail Valley Fondation, cioè il comitato organizzatore, ha impegnato nell'impresa 10 milioni di dollari, i quali però sono pressoché rientrati grazie alla vendita dei biglietti e al proventi degli sponsor: Lavazza e Subaru, i due principali, gli sponsor di platino, hanno pagato 1 milione di dollari a testa, mentre i tre sponsor d'oro, Us West, Drakkar e Kim Top Line hanno sborsato la metà. Senza contare le numerose altre aziende che in piccolo hanno portato il loro obolo alla causa. I diritti televisivi, invece, sono stati acquistati dalla Abc e dalla Espn, una tv via cavo, che a loro volta hanno ceduto i diritti di trasmis¬ sione all'Ebu, il consorzio delle televisioni europee: 30 reti nazionali sono interessate alle trasmissioni delle gare che si calcola saranno seguite da 300 milioni di persone. Tutto questo per una manifestazione che prende il via oggi (600 fra atleti e tecnici di 42 nazioni, 1000 giornalisti) con la disputa dello speciale femminile valido per la combinata (nessuna italiana, già in pista invece la regina delle nevi, la svizzera Vreni Schneider) e con la cerimonia d'apertura, palloncini e fuochi d'artificio, 800 colpi di cannone, l'inno americano cantato da John Denver e la bandiera italiana portata da Alberti; Tomba. A proposito del quale ha detto Phll Mahre, ex campione statunitense vincitore di 3 Coppe del Mondo e di 2 medaglie d'oro alle Olimpiadi di Sarajevo: 'Dopo gli spaghetti, Tomba è la cosa più famosa che avete in Italia». Ha esagerato un pochino, forse: ma si può anche perdonarlo, dato il clima. Carlo Coscia

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