Laudrup: «Solo un anno di Juve poi altre esperienze in Europa»

Laudrup: «Solo un anno di Juve poi altre esperienze in Europa» Il danese ritrova la Lazio: in azzurro lo accusavano di pensare ai bianconeri Laudrup: «Solo un anno di Juve poi altre esperienze in Europa» «il mio contratto scade a giugno, se vogliono confermarmi discuterò la situazione con Boniperti» ROMA — La faccia di Michael Laudrup sorride nella hall dell'Hotel Quirinale e, da una settimana, anche su un francobollo stampato dalle poste danesi per commemorare i cento anni di vita della Federcalcio locale. Da promessa del Broendby a simbolo del suo Paese: ne ha fatta di strada il nostro Michelino e adesso prova a ripercorrer< la con la memoria, soffermandosi soprattutto sui tratti più accidentati del percorso. L'occasione stimola i ricordi: oggi, nel dissestato teatro dell'Olimpico, rivedrà quelle magliette biancocelesti che furono il suo primo abito italiano quando,- appena diciottenne, lasciò la Scandinavia per tuffarsi in un'avventura che ha rischiato di bruciarlo: «Se potessi rigirare il film della mia vita, la scena "Arrivo in Italia" la sposterei un po' più in là: scenderei lo stesso dalla Danimarca verso Roma, ma mi fermerei a metà strada, per fare una sosta di un paio d'anni in Belgio o in Germania». Il ragazzino Michael si affacciò olla Città Eterna tenendo per mano una fidanzata e nel cuore le ferite ancora fresche di una situazione familiare che i dissapori fra pipa e mamma rendevono difficile da accettare: meglio la fuga, allora, preludio a un avvenire di gloria. Dietro la Lazio, infatti, c'era la lunga mano di Boniperti: il biondino lo sapeva, ma il guaio era che lo sapevano anche i tifosi: "Dopo ogni partita storta, e in quegli anni ce ne furono tante, saltava sempre su qualcuno a dire che io non mi impegnavo, che avevo già in te¬ stala Juve». Fossero stati tutti 11 i problemi: «Wo, il guaio peggiore si chiamava Lorenzo. Arrivò alla Lazio l'anno dopo di me. Finimmo in serie B con lui, vorrei quasi dire: grazie a lui. E' l'unica persona al mondo di cui non mi sentirete mai parlare bene». E fioriscono gli aneddoti: di quando Lorenzo, durante un allenamento, disse a Laudrup: -Lei non è capace nemmeno di fare le rimesse laterali' e lo tenne per ore in mezzo al campo a ripetere l'esercizio. Oppure di quando, alla vigilia di un Sampdoria-Lazio, Lorenzo si accorse che lo stopper Filisetti pesava tre chili in più di Francis, l'avversario che avrebbe dovuto marcare: "Costrinse il mio compagno ad impegnarsi in una dieta allucinante — ricorda Michelino — col risultato che la domenica Filisetti sembrava uno straccio e Francis segnò un gol: La Lazio finì in B e Laudrup in Coppa dei Campioni, ultimo prodotto di quel rapporto amichevole fra la società capitolina e la Juve destinato ad interrompersi proprio allora, con l'addio di Chinaglia allo scranno presidenziale. Adesso la vecchia intesa sembra di nuovo lubrificata e già si parla dell'arrivo a Torino di Di Canio, Rizzolo e Gregucci, soprattutto di quest'ultimo, in cui Brio non fatica a riconoscere il suo erede: «E' da Juve, lo hanno detto anche i nostri dirigenti: Ma torniamo a Michelino, al suo bilancio di un'esperienza italiana forse arrivata al capolinea: "Dopo il primo, favoloso anno di Juve, credevo di poter dare di più. Non è successo, adesso sono disposto a tutto, a restare come ad andarmene. Di sicuro, fra cinque anni mi ritiro dal calcio». "Ma prima di rientrare in Danimarca — anticipa — voglio vivere un'altra esperienza all'estero, per poterla confrontare con quella italiana. Il mio contratto scade a giugno: se la Juve fosse disposta a confermarmi, deciderò se rimanere ancora un anno oppure se fare subito le valigie verso una nuova avventura. Una cosa è certa: prima ne parlerò a viso aperto con Boniperti. Non mi piace agire dietro alle spalle. A qualche mio collega sì, ma non lo invidio. C'è una professione più difficile di quella del calciatore e consiste nell'essere uomini: mg. mentre la prima dopo qualche anno finisce, l'altra devi imparare a svolgerla per tutta la vita». Massimo GrameUini