Tifo e totonero, guai ad abbassare la guardia

Tifo e totonero, guai ad abbassare la guardia Gli intoccabili Tifo e totonero, guai ad abbassare la guardia Conosciamo abbastanza Nizzola per comprendere e giustificare le dichiarazioni rilasciate, l'altro ieri, alla conclusione dell'assemblea di Lega, n presidente dei presidenti ha dato un calcio al sospetti, In un certo senso ha lucidato il campionato spazzando le nebbie dalla stretta dèi tifosi e dalle voci d'un ritorno del caicioscommesse. Un bel discorso, di quelli che piacciono ai perbenisti. Un discorso pericoloso, perché minimizza il problema di quel tifosi che strangolano le società e attenua la tensione sulla lunga e tentacolare mano del totonero che negli Anni 80 ha stravolto più d'un campionato. Dati alla mano sbaglia. La pressione della piazza è sempre enorme e subita. Prendete la Roma che s'è rifugiata a Montecatini dopo la durissima contestazione, sfociata anche in minacce ai giocatori. Oppure il Taranto, costretto nel giro di cinque ore a riprendere un allenatore già licenziato. Oppure il Torino che si ritrova i tifosi sul collo fin dalla vigilia del campionato: a mo' di nemesi storica dopo le esibizioni poco edificanti di alcuni dirigenti granata. Ultimi tre casi d'una lunga serie che non ha niente di casuale. Chiampan a Verona, Pellegrini a Milano, Righetti a Firenze, Viola e Calieri a Roma, e ci limitiamo ad alcuni presidenti di A, hanno battagliato a lungo con le frange più oltranziste delle loro tifoserie per ricondurle su binari di civile comportamento. Guai, allora, ad allentare la guardia su questo tema che trova molti dirigenti (forse troppi) indifesi davanti a richieste che puzzano di ricatto. Ecco la più elementare: Caro presidente, o ci dai 200 biglietti gratuiti per la partila oppure ti ricorderai a lungo dei casini che ti combineremo. Chi ha resistito, come Fraizzoli, Baretti o Chiampan, ha subito angherie di dùbbio gusto. Per l'ex presidente dell'Inter le responsabilità maggiori vanno ai club organizzati, troppo spesso strumento d'una volontà superiore. La riflessione è vecchia, il primo a parlarne fu Franchi: è tempo di discuterne con maggiore profondità per evitare di penalizzare quei tifosi che allo stadio non vanno per menar le mani. E sono la stragrande maggioranza. E' stato II Tempo, quotidiano di Roma, a richiamare l'attenzione su nuove combine, protagonista (incolpevole) la Roma di oggi e di ieri. Sdegnate le repliche di società e squadra che hanno ricevuto immediato conforto dagli uffici federali. Ne abbiamo piacere: ne avremmo di più se, in relazione al guasti d'un recente passato, l'Ufficio Inchieste avviasse un'indagine sui pericoli di combine che incombono sui campionati n totonero è un moloc!), occhio al business: secondo stime ufficiose, le giocate ai bcokmakers clandestini non sarebbero inferiori ai 20 miliardi, cioè al montepremi del Totocalcio. Le ricevitorie clandestine sono assai diffuse, alla faccia dello Stato che fatica a varare la legge contro la frode sportiva e non comprende l'irreversibile necessità di legalizzare le scommesse sulle partite di calcio. Come avviene in Gran Bretagna da anni Sul campionato sventola bandiera ne¬ razzurra. Bergamo è la capitale di giornata. Per PAtalanta di Mondonico la voglia di vittoria sulla capolista è così forte da meritare qualche rischio. Al contrario, per l'Inter, il rischio maggiore è rappresentato dal gusto del pareggio che potrebbe rivelarsi senza sapore. La squadra interista sta dominando questo primo scorcio di campionato a dispetto anche di se stessa: togliete dalla mischia Trapattoni e vi accorgerete che nessuno dei suoi uomini parla apertamente di scudetto. Eppure la concorrenza si è liquefatta all'orizzonte (il Milan) o pecca di continuità (Juve e Samp) o non riesce a vivere in serenità. E' il caso, quest'ultimo, del Napoli che si porta appresso le scorie della ribellione di maggio e della frizione tra Bianchi e Maradona. La squadra partenopea vale più dell'Inter sul piano tecnico, ma è Maradona-dipendente e non fa gruppo: logico, allora, che sia a 4 lunghezze dalla vetta. Al polo opposto della classifica tocca al Torino vivere una giornata delicatissima: contro il Como la formazione di Sala si gioca una fetta di A e, soprattutto, di dignità. La Maratona merita rispetto. Alla squadra il tifo non mancherà, chissà che qualche applauso non tocchi pure a Cerbi, colpevole d'aver lasciato troppo spazio a soci e collaboratori, il Toro ha bisogno d'una sola voce, e può essere solo la sua. Presidente, esca allo scoperto, governi il club da commissario, non si curi di assensi altrui. E De Finis può dare una mano importante lasciando la carica d'amministratore delegato. di Filippo Grassla

Luoghi citati: Bergamo, Firenze, Gran Bretagna, Milano, Montecatini, Roma, Verona