Più pulito il riso senz'acqua di Gianfranco Quaglia
Più pulito il riso senz'acqua A Mortara sta nascendo una linea di cereale ecologico Più pulito il riso senz'acqua Senza sommersione non vengono usati gli alghicidi e gli insetticidi sono molto ridotti - In provincia di Foggia si sta attuando un progetto-pilota della Fao DAL NOSTRO INVIATO MORTARA — Più sano, più reattivo agli attacchi parassitari, forse meno bisognoso d'acqua. Così potrebbe essere in un futuro non lontano un riso «ecologico» ottenuto con il minimo impiego di fitofarmaci. A Mortara, nei laboratori del Centro ricerche dell'Ente nazionale risi, non si fa mistero di essere sulla buona strada. Dicono i ricercatori: «£' utopia credere che il cereale possa essere coltivato su vasti appezzamenti senza diserbanti, ma un utilizzo controllato dei principi attivi è possibile». Ad esempio fa molto discutere, negli ambienti agricoli, la scoperta scientifica del riso in asciutta, che l'equipe del Centro ricerche di Mortara ha collaudato con risultati soddisfacenti: più adattabilità alle zone e ai terreni poveri d'irrigazione (quindi risparmio idrico), forse minor proliferazione di infestanti. n dottor Mario Moletti, fi- topatologo del Centro di Mortara, uno dei «padri» con Giorgio Baldi del «Twt» o «Crma 25/43/1» (con queste sigle è stato battezzato il riso in asciutta) è convinto che la scelta sia felice: «Per il momento non abbiamo dati specifici ma è chiaro che con il riso senza sommersione non è necessario usare insetticidi e alghicidi». L'interesse suscitato ha aperto un ampio confronto fra agricoltori, agronomi e ricercatori. Gli esperimenti non sono condotti soltanto al Nord, sede tradizionale della coltivazione, ma nell'Italia del Sud. Il riso senz'acqua è stato inserito in un progetto della Fao che ha scelto come «test» la provincia di Foggia. Se nella Pianura Padana sono gli studiosi italiani a occuparsi della nuova linea, in Puglia è stato mandato un vietnamita, Trinh Ton That, primo agronomo della Fao per il riso e segretario esecutivo della commissione intemazionale che si occupa di que¬ sto cereale. In questo esperimento il riso «asciutto» è risultato vincente su avversità climatiche e assenza d'acqua: niente sommersione ma soltanto campi aspersi, come per le altre colture. Secondo alcuni agronomi la tecnica in asciutta dovrebbe consentire di superare la fase critica dei primi 30 giorni, che in sommersione trova il riso più esposto alle avversità del clima, a quelle vegetali e animali. Ma c'è anche chi è prudente sull'equazione «riso senz'acqua uguale minor inquinamento». 0 dottor Salvatore Russo, direttore della sezione di risicoltura di Vercelli, che fa capo all'istituto di cerealicoltura: 'Nel periodo di germinazione del riso non dovremo affrontare il problema dell'acqua inquinata; però non bisogna dimenticare che senz'acqua il terreno ha un minor apporto di fertilizzante. Pertanto dovremo intervenire con molti concimi». Il tema di un impiego sempre più razionale dei diserbanti rappresenta la grande sfida dei ricercatori. E al Centro di Mortara sono stati applicati in campo prodotti chimici appartenenti alla famiglie delle «solfolinuree». Dice Moletti: 'Siamo nell'ordine di 60 grammi di principi attivi per ettaro, una dose quasi insignificante». Franco Ardizzone, dell'ispettorato agrario di Vercelli, è uno degli agronomi a cui è stato affidato il progetto «Agritecno '90», iniziativa pilota per la ricerca sui nuovi tipi di riso. Tra gli obiettivi, naturalmente, il minor impiego dì fitofarmaci e la difesa dell'ambiente: 'Possiamo dire di aver raggiunto interessanti tecniche di coltivazione che consentono, ad esempio, l'impiego dosato di fertilizzanti. Si tratta della "concimazione frazionata", ossia l'intervento in campo soltanto quando il riso ne ha veramente bisogno». Gianfranco Quaglia
Persone citate: Franco Ardizzone, Giorgio Baldi, Mario Moletti, Salvatore Russo
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