Elisabetta tradisce Cartier di Enrico Singer

Elisabetta tradisce Cartier Elisabetta tradisce Cartier La grande gioiellerìa perde il marchio di fornitore della Casa reale DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PARIGI — Dopo più di ottant'anni di leale 'Servizio» per Sua Maestà, i dirigenti di Cartier non se l'aspettavano davvero. La grande gioielleria parigina ha perso il marchio di fornitore della casa reale inglese, un appointment di cui si fregiava dal 1004 e che la regina Elisabetta aveva confermato nel 1055. La decisione, presa giovedì dal Lord ciambellano e pubblicata in due righe sulla London Gazette, è arrivata a Parigi quasi come un guanto di sfida. Un affronto che gidrnali e televisione hanno commentato con toni acidi. E che là venerabile «casa» di Place Venderne cerca, invece, di minimizzare. In realtà, l'amministrazione della Corona non ha fatto altro che applicare il suo severo regolamento. Ogni dieci anni la lista delle ditte fornitrici della casa reale — ce ne sono di tutti i tipi, comprese quelle che producono marmellate e sigarette — viene controllata in base agli effettivi acquisti dei membri della famiglia regnante. E non di tutti: soltanto la Regina, il principe consorte, la Regina madre e il principe di Galles (il figlio primogenito) hanno l'autorità di concedere questo particolare riconoscimento. E il «marchio» concesso dalla Regina è il più ambito. Non solo: perché Vappointment resti valido, i reali clienti debbono servirsi dei lorofornitori 'almeno per tre anni consecutivi e con costanza». A quanto pare, la regina Elisabetta non ha acquistato un gioiello di Cartier dall'84. Questo è l'aspetto che più ha imbarazzato e irritato i francesi. Dietro la perdita del «marchio» c'è forse odore di tradimento? La Corona inglese, che nel suo tesoro ha alcuni dei pezzi più belli mai realizzati da Cartier, ha cambiato gusti? A Parigi assicurano di no. La verità sarebbe un'altra. Molto più «economica»: negli ultimi tempi, «la regina Elisabetta ha ridotto i suoi acquisti di oggetti preziosi», ha detto, senza altri commenti, un dirigente della gioielleria. Il negozio londinese di Cartier, comunque, non ha perso il favore della Regina madre. E questa è già una consolazione — e un titolo, sìa pure meno prestigioso — che ieri il direttore della filiale di Londra, Anthony Marangos, ha voluto sottolineare. Ma il negozio di New Bond Street, ormai, non potrà più esporre 11 diploma reale, né lo stemma con i leoni. E dovrà anche far ristampare tutta la sua carta intestata sulla quale spiccava la scritta 'fornitore accreditato di Sua Maestà la Regina». 'Di questo — ha detto Anthony Marangos — siamo molto tristi, tanto più che era stato il re Edoardo VII, stanco di andare a Parigi per comprare gioielli, a'invitarci ad aprire una sede a Londra nel 1904 e a concederci il primo appointment». Anche la regina Elisabetta, almeno fino a qualche anno fa, aveva dimostrato una vera passione per 1 gioielli di Cartier. Anzi, si dice che l'orologio al quale era più affezionata fosse quello che 11 presidente della Repubblica francese, Albert Lebrun, le regalò nel 1038 quando era poco più di una bambina. Un orologio Cartier, naturalmente. Un modello molto piccolo (il quadrante misurava meno di mezzo centimetro), tutto in oro, che Elisabetta portò al polso sia al suo matrimonio che all'incoronazione. E che smarrì nel parco del castello di Sandringham il 13 gennaio 1955. Proprio quando decise di conce .. ' il suo appointment alla gioielleria parigina. Enrico Singer

Luoghi citati: Galles, Londra, Parigi