Cirino Pomicino: mi sento assediato di Eugenio Palmieri
Cirino Pomicino: mi sento assediato Cirino Pomicino: mi sento assediato Intervista al ministro della Funzione Pubblica - L'accordo governo-sindacati ha ristretto i margini per i contratti degli statali - «A questo punto devono trattare De Mita e De Michelis» ROMA — Nel governo si pensa già al dopo fiscal drag e alle nuvole che si addensano sul disavanzo dello Stato. In prima Ola il pubblico impiego: rinnovi del contratti contenuti nei «tetti», niente più scatti di anzianità, una seria mobilità del personale. «Sia ben chiaro: il mio ministero non può essere trasformato in un fortino assediato dai Sioux. La trattativa va fatta a Palazzo Chigi tra governo e sindacati ma con De Mita e De Michelis in testa». Paolo Cirino Pomicino, ministro della Funzione Pubblica, esce allo scoperto con questa intervista e tira in ballo i vertici del governo. Alla vigilia della più importante trattativa contrattuale, avverte: «Le compatibilità vanno rispettate. Per i dipendenti pubblici ci sono pochi soldi che dovranno essere distribuiti premiando la produttività. Come Palazzo Chigi ha trovato un punto di equilibrio per l'equità fiscale, così dovrà spiegare agli stessi sindacati che non sarà possibile ottenere sfondamenti a 360 gradi». Lei ha inviato una lettera a De Mita sui 7 contratti — ministeri, parastato, sanità ecc. — scaduti dallo scorso giugno. E' l'allarme per il pubblico impiego o si teme che dopo l'accordo sul fiscal drag non vi sia più spazio per concessioni salariali ai 2 milioni di dipendenti delio Stato? «La seconda preoccupazione èia più vera nel senso che, come è scritto nel documento siglato l'altra notte dal governo e dal sindacati, l'accordo sul fisco deve essere uno degli elementi di valutazione sul potere d'acquisto dei salari nel pubblico impiego. Le due cose, in parole povere, rispondono al principio dei vasi comunicanti». Nelle piattaforme si chiedono aumenti medi di 450.000 lire al mese, sia pure rateizzate. Pare che lo Stato non possa concedere più di 100.000 lire. Come si intende conciliare una divaricazione così ampia? «Già abbiamo risposto da mesi: tali richieste non sono assolutamente compatibili con il piano di risanamento approvato dal Parlamento. E quello delle compatibilità è un vincolo insuperabile. Ma non è solo questo. La questione va affrontata tenendo conto che i maggiori spazi salariali vanno collegati alla produttività che scaturisce dagli standard di rendimento, ad un parametro misurabile». Quanti fondi sono previsti per i rinnovi nella legge finanziaria? «Ammontano a poco più di 2000 miliardi nell'89 e a 3500 nel '90. E' possibile trovare spazi salariali soltanto se si contiene la nuova occupazione. Non con i licenziamenti, ovviamente, ma con la mobilità da un ministero all'altro per la quale stiamo mettendo a punto un primo plano. Anche se si eliminano gli sprechi: vogliamo uscire dai ritornelli declamatori che finiscono nel documenti da cestinare». Nella sua lettera si parla di regole guida da fissare subito con U sindacato. A che cosa si riferisce? «Alla eliminazione di alcune bombe a orologeria che stavano nel vecchi contratti come quella dei prodi professionali, che hanno rappresentato un ulteriore vantaggio economico realizzato nei mesi scorsi. Mi riferisco anche alla complèta eliminazione degli scatti di anzianità che finiscono per elevare automaticamente la spe¬ sa, ai salari legati agii s, ■mdard di produttività prefissati. Insomma un contratto il più semplice possibile, con un costo certo, e con un incremento del salari legato al miglioramento dei servizi prestati alla collettività». Si preannuncia l'ennesimo scontro tra Amato, guardiano dei conU dello Stato, e i ministri democristiani di manica larga, tra rigoristi e lassisti? «Di ministri democristiani di manica larga ne conosco pochi. In secondo luogo mi sembra che il vicepresidente del Consiglio, De Michelis, abbia pilotato e voluto l'accordo con i sindacati sulla politica fiscale. Un'operazione giusta perché risponde a ragioni di equità ma che ha un contraccolpo sulla finanza pubblica. Mi risulta che Amato abbia scritto anche lui a De Mita in perfetta sintonia con le mie posizioni. Non è possibile raggiungere a Palazzo Chigi equilibri che costano alle casse dello Stato e poi pensare di far la guerra nell'avamposto di Palazzo Vidoni (dove ha sede il mini-, stero della Funzione pubblica, ndr)». Eugenio Palmieri
Persone citate: Cirino Pomicino, De Michelis, De Mita, Paolo Cirino Pomicino
Luoghi citati: Roma
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