Arianna di Strauss: la grande sfida di Leitner

Arianna di Strauss: la grande sfida di Leitner Torino, il direttore principale dell'orchestra Rai ha offerto una esemplare edizione dell'opera in forma di concerto Arianna di Strauss: la grande sfida di Leitner Una partitura di estrema difficoltà per le tremende esigenze imposte agli esecutori - Ma, grazie anche all'ottima compagnia di canto, ogni particolare è stato messo a fuoco e l'esecuzione sprizzava vivide luci teatrali TORINO — Arianna a Nassa è forse l'opera più difficile di Strauss per le tremende esigenze imposti: agli esecutori: tutto è rischiosamente scoperto in quell'orchestra da camera formata da trentasei elementi che devono suonare come prime parti; mentre la compagnia di canto allinea sedici cantantiattori posti, in pratica, sullo stesso piano: non solo 1 protagonisti ma anche i comprimari sono Investiti dalle luci impietose della ribalta, vengono in primo plano, da soli, e basta un niente per incrinare la bellezza musicale e l'efficacia scenica delle loro pagine. Bel paradosso. Ma Arianna a Nasso è l'opera dei paradossi. Pensate: Strauss raduna trentasei strumenti ma, per un prodigio di abilità strumentale, riesce a farli suonare come una grande orchestra sinfo¬ nica; affida al maggiordomo un ruolo parlato che per la sola virtù della musica che gli sta intorno spicca come quello d'un vero personaggio, musicalmente definito (col melologo del Fidelio rappresenta la più riuscita inserzione della recitazione in un melodramma); comprime lo stile wagneriano in dimensioni cameristiche e lo fonde, acrobaticamente, con Mozart (il canto di Najade, Dryade ed Eco è un originalissimo incrocio tra le Figlie del Reno e Così fan tutte); in pieno Novecento ricupera il belcanto acrobatico dalla sua fonte più illustre — Rossini — impiegandolo nel meraviglioso rondò di Zerbinetta come espressione di vitalismo, senza la minima freddezza antiquaria. Tutto ciò fa capire perché Arianna a Nasso non sarà mai un'opera frequentemen¬ te eseguita e cosi apertamente amata come il Cavaliere della rosa che si rivolge ancora al pubblico in modo diretto, con lo slancio d'un melodramma romantico: qui entra in gioco l'intellettualismo di Hofmannsthal, riassorbito, ma non distrutto, nella vi¬ talità musicale di Strauss che fa dell'Arianna un'opera raffinata per persone colte e per palati esigenti. All'altezza del suo arduo compito si è rivelata l'altra sera l'esecuzione guidata dal direttore principale dell'Orchestra Sinfonica della Rai, Ferdinand Leitner. Nella sua classe misurata, nella calma del gesto parsimonioso, Leitner realizza l'aurea raccomandazione di Strauss: che dev'essere il pubblico a scaldarsi, non il direttore. Ogni particolare è messo a fuoco da Leitner nella piena consapevolezza della sua importanza e l'arco dell'opera, preceduto dal bellissimo prologo, viene reso in tutta la sua nitida e snella parabola appena appesantita, alla fine, dal personaggio un po' ingombrante di Bacco. Cosi, l'esecuzione da concerto, sprizzava, in ogni dove, vivide luci teatrali. Merito anche della compagnia di canto che, senza punte vertiginose, ha mostrato di comprendere la grande varietà di personaggi, maschere, tipi caratteristici e evanescenti figure mitologiche che convergono, e miracolosamente convivono, nel minuscolo universo umano e teatrale di Arianna. Giustamente Janet Perry si è presa un lungo applauso dopo l'acrobatico rondò di Zerbinetta cantato con spirito e tenerezza, mentre tutti gli altri, a cominciare da Arianna (Carmen Reppel) Bacco (Ronald Hamilton) il Compositore (Carmen Anhom) il Maestro di musica (il bravissimo Oskar Hillebrand) giù giù sino alle parti minori che minori non sono, come s'è detto, delle quattro maschere (Wolfgang Holzro air, Peter Haage, Axel Wagner, Aldo Baldìn) di Najade, Dryade, Eco, dei vari servi, parrucchieri lacchè che popolano il prologo, hanno portato l'opera, in un crescendo di tensione espressiva, sino alle battute finali salutate dai più vivi applausi del pubblico, p. gai.

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