Niente processo ai censori di «Nove settimane e mezzo»?
Niente processo ai censori di «Nove settimane e mezzo»? Mossa a sorpresa del procuratore capo di Roma, che ha chiesto gli atti al tribunale - Si andrebbe verso il proscioglimento Niente processo ai censori di «Nove settimane e mezzo»? ROMA — Clamoroso colpo di scena nell'inchiesta penale per la proiezione su Canale 5 nell'87 del film Nove settimane e mezzo: forse non saranno più processati i quattro componenti della commissione di censura accusati di concorso in spettacolo osceno e violazione della legge sulla proiezione in pubblico di opere cinematografiche insieme al direttore dei programmi del gruppo Pininvest per aver consentito la trasmissione in tv vietando la visione del film soltanto ai minori di 14 anni, anziché ai non maggiorenni. Ieri, con una mossa a sorpresa, il Procuratore capo della Repubblica di Roma Ugo Oiudiceandrea ha chiesto alla sesta sezione penale del tribunale l'intero incartamento processuale per verificare la correttezza del¬ le imputazioni contestate dal suo sostituto Alfredo Rossini, n dibattimento in aula, già fissato per l'8 marzo prossimo dal presidente Nino Stipo, potrebbe quindi saltare in extremis. L'iniziativa dell'alto magistrato non ha precedenti, ma è consentita dal codice perché, trattandosi di un processo per direttissima (cioè un procedimento per il quale non è stata compiuta una vera istruttoria, ma sono stati compiuti solo atti urgenti), il Procuratore capo può, se lo ritiene opportuno, modificare la decisione di un suo subalterno. In altre parole il dottor Oiudiceandrea potrebbe sconfessare le conclusioni del p.m. Rossini chiedendo al giudice istruttore il proscioglimento di tutti gli imputati oppure il proseguimento delle indagini con l'e¬ ventuale formalizzazione dell'inchiesta. Massimo è il riserbo a palazzo di giustizia sulla mossa del numero uno della Procura. Indubbiamente però le vivaci polemiche seguite alla notizia del rinvio a giudizio di tutti 1 componenti di una commissione di censura hanno avuto un peso determinante per il riesame del «caso». Per protesta erano state anche minacciate le dimissioni in massa da parte di tutti i colleghi «censori» con conseguente paralisi del settore cinematografico. Ed era stato sollecitato l'intervento del ministro Franco Carraro e del Consiglio Superiore della Magistratura. Infatti per la prima volta ai membri di un organo collegiale, come la Commissione di censura del ministero del Turismo e Spettacolo, era stato addebitato di non aver impedito la possibile messa in onda sul piccolo schermo di un film, Nove settimane e mezzo, che molti telespettatori ritennero subito osceno. La discussa pellicola di Adrian Lyne ed interpretata da Kim Basinger e Mlckey Rourke, era stata proiettata alle 20,30 del 16 dicembre '87, cioè nell'ora di massimo ascolto senza averne sconsigliato la visione ai minori di 14 anni. L'8 marzo prossimo potrebbero quindi non comparire più sul banco degli imputati l'ex presidente della quinta sezione penale della Cassazione Mario Marvasl (un alto magistrato ora in pensione), gli altri tre componenti della terza commissione di prima istanza Ugo Tue ci, Massimo Pirri e Anna Paola Ercolani, nonché l'ex responsabile del palinsesto di Canale 5, Giovali! L'inchiesta aveva preso il via da un centinaio di denunce di casalinghe, privati cittadini ed associazioni a tutela della morale e del buon costume. Ai cinque imputati il p.m. Rossini aveva contestato di non aver tenuto conto "delle immagini, dei fotogrammi ed altri oggetti figurati che venivano rappresentati in scene di erotismo, di sensualità violenta e stravagante, tali da offendere il pudore, secondo la particolare sensibilità dei minori e le esigenze della loro tutela'. Tre giorni fa lo stesso pubblico ministero Rossini aveva anche incriminato i membri delia commissione, presieduta dal consigliere di Cassazione Gentile Rapone, che aveva consentito la proiezione tv di Ultimo tango a Parigi, messo in onda sempre su Canale 5 alle 21,30 del 21 settembre scorso. Anche per il film di Bernardo Bertolucci l'accusa era di concorso in spettacolo osceno e violazione della legge sulla proiezione in pubblico di pellicole cinematografiche emanata 27 anni fa quando esisteva solo il monopolio Rai. La trasmissione era stata preceduta da un lungo dibattito al quale avevano partecipato esperti della materia e autorevoli giuristi. Molte scene del film di Bertolucci erano state preventivamente tagliate proprio per evitare contestazioni. Ma ciò non era bastato al giudice Rossini che aveva contestato al dirigente di Canale 5 Roberto Giovani e ai «censori» di aver vietato la visione del film Ultimo tango soltanto ai minori di 14 anni, anziché ai non maggiorenni, e per di più in un'ora di punta, consentendone così la trasmissione in tv. A seguito del colpo di scena di ieri sull'inchiesta relativa a Nove settimane e mezzo non si può però escludere che anche questa indagine per il film di Bertolucci sarà ora seguita direttamente dal Procuratore capo Oiudiceandrea. Gli imputati dovrebbero presentarsi a palazzo di giustizia martedì prossimo. I loro difensori hanno preparato una memoria rilevando, tra l'altro, una disparità di trattamento perché per altri film, come Attrazione fatale e II diavolo in corpo, anch'essi vietati ai minori di 14 anni e proiettati in tv, la Procura non è, invece, mai intervenuta. Pierluigi Franz
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