Rivolta contro il Papa «È troppo autoritario» di Alfredo Venturi

Rivolta contro il Papa «È troppo autoritario» Protesta di 163 teologi di lingua tedesca e olandese Rivolta contro il Papa «È troppo autoritario» Sotto accusa le nomine dei vescovi e l'insegnamento della morale DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BONN — Contro il -nuovo centralismo romano» hanno sferrato un attacco a fondo centosessantatré teologi cattolici di lingua tedesca e olandese. E' un durò documento di protesta, elaborato da quattordici studiosi nella metropoli renana e quindi denominato 'Dichiarazione di Colonia». Lo hanno firmato fra gli altri Norbert Greinacher, teologo a Tubinga, lo specialista di Muenster Johan Baptist Metz, lo studioso olandese di dogmatica Edward Schillebeeckx, e Hans Kueng, il ribelle di Tubinga già da anni incorso nei fulmini vaticani, e numerosi altri specialisti di Austria, Svizzera, Germania e Paesi Bassi. 'Contro la Chiesa sotto tutèla, per un cattolicesimo aperta»: questo 11 titolo del documento, che investe con una critica serrata il pontificato di Giovanni Paolo II. Lo si attacca come autoritario, lo si accusa di contraddire al Concilio. La critica si articola su tre temi. Il primo riguarda la nomina dei vescovi, da sempre un terreno di contrapposizione fra Roma vaticana e le tumultuose periferie della cristianità. Il fatto che il documento abbia visto la luce a Colonia non è certo casuale. E' proprio la nomina di Joachim Meisner a capo di quell'archidionesi, contro i desi¬ deri e i suggerimenti del locale capitolo, l'ultimo episodio di crisi in questa materia esplosiva. Altri episodi simili riguardano grandi diocesi austriache e svizzere. A Colonia, in particolare, l'investitura di Meisner è avvenuta attraverso una modificazione delle procedure elettive che i teologi contestatari non esitano a definire 'scandalosa». I centosessantatré ricordano che il principio della colle* gi alita fra il Papa e i vescovi è uno dei risultati più significativi del Concilio Vaticano Secondo: ma che ad esso l'attuale pontificato Ita sovrapposto un centralismo che in molti punti sostanziali impedisce il processo ecumenico. Viene messo in causa il ruolo delle nunziature, «sempre più ridotte al ruolo di servizi d'informazione». Entrando nel merito teologico della loro argomentazione, i ribelli di Colonia ricordano che il codice di diritto canonico riconosce il principio della 'contraddizione costruttiva». Contro la Chiesa necessariamente unanime i firmatari del documento ricordano come lo stesso Paolo abbia lasciato scritto che sul tema dell'azione missionaria fra i pagani la pensava diversamente da Pietro. I vescovi, sostengono i firmatari della dichiarazione di Colonia, «non sono organi esecutivi del Papa». Venendo al problema delle nomine alle cattedre di teologia, si lamenta che «nei mondo intero teologi e teologhe qualificati si vedono rifiutare in molti casi l'autorizzazione all'insegnamento». Si tratta di 'un'interferenza significativa e pericolosa nella libertà di ricerca e di insegnamento, e in quella struttura dialogica odia conoscenza teologica» che fu in varie circostanze sottolineata dal Concilio. In definitiva: si usa la distribuzione delle cattedre teologiche come uno strumento di disciplina. Il terzo punto dell'attacco alia gestione vaticana è il più delicato. Esso investe la stessa competenza dottrinaria del Papa. «Siamo di fronte al tentativo, teologicamente molto discutibile, di accreditare in modo intollerabile, accanto alla competenza giurisdizionale del Papa, quella magistrale». Si fa un esempio in particolare: le pronunce papali in materia di regolazione delle nascite. Un tema che tradizionalmente divide dall'attuale impostazione vaticana l'opinione di molti cattolici nel mondo germanico. La conclusione del documento è durissima: 'Se il Papa fa quello che non Alfredo Venturi (Continua a pagina 2 In quarta colonna)

Persone citate: Concilio, Edward Schillebeeckx, Giovanni Paolo Ii, Hans Kueng, Joachim Meisner, Meisner, Metz, Norbert Greinacher

Luoghi citati: Austria, Bonn, Colonia, Germania, Paesi Bassi, Roma, Svizzera