Applausi solo per l'arbitro

Applausi solo per l'arbitro Dal comportamento inconsueto del pubblico i palpiti di Lazio-Atalanta Applausi solo per l'arbitro Delusi per la doppietta di Madonna, i tifosi biancocelesti sottolineano con ovazioni ogni decisione ;;di Sguizzato • Alla fine però riesplode la rabbia con un fitto lancio di ortaggi e bottigliette ROMA — Se Lazio-Atalanta ha qualche probabilità di passare alla storia, non è per la partita, finita al 11' con il gol-qualificazione di Madonna, ma in virtù del comportamento, davvero rivoluzionario, dei tifosi biancocelesti nei confronti dell'arbitro, l'onesto Sguizzato da Verona. Le reazioni degli ultras ai colpi di fischietto delle giacchette nere si sono sempre sviluppate secondo un copione ben definito: prima mugolìi di avvertimento, poi, in un crescendo cadenzato e inesorabile, i coretti canzonatori, tendenti a ricordare all'arbitro 11 mestiere esercitato in gioventù dalla madre e le distrazioni extra-coniugali della legittima consorte. Ebbene, ieri, allo stadio Olimpico, il tradizionale costume italico dello sfottò ha conosciuto la giornata memorabile della grande svolta. I sostenitori della Lazio hanno mandato in soffitta fischi, imprecazioni e bestemmie, sostituendoli con applausi, incitamenti, addirittura autentiche ovazioni all'indirizzo del povero Sguizzato, smarrito la sua parte dall'inattesa accoglienza. E' successo questo: a metà ripresa la Lazio stava pareggiando l'incontro e perdendo la qualificazione: partita con due gol da rimontare, la fa nda di Materazzi era riuscita nella non facile impresa di segnarli ma, distratta dallo sforzo, si era stolidamente offerta al cinici contropiede atalantini, che ispiravano la doppietta di Madonna. Dovendo sfogare in qualche modo la loro stizza, e non potendo indirizzarla verso l'ammirevole squadra di casa, i tifosi hanno immediatamente localizzato l'obiettivo: lui, il signore in nero che stava dirigendo in grìgio una partita che aveva ormai i colori della noia. Fino a qui, nulla di strano né di nuovo. Ma ecco il colpo di scena. Sguizzato assegna una rimessa laterale e, dalle curve alle tribune, come obbedendo a un regista invisibile, tutto lo stadio si alza in piedi ed esplode in un'ovazione clamorosa. L'arbitro resta sconcertato e i giocatori con lui. Ma non è che l'inizio: da quel momento, ogni decisione, anche la più innocua, viene salutata da boati, sventolìi di bandiere e applausi a scena aperta, mentre gli ultras inneggiano alle virtù della giacchetta nera e lo implorano, sulle note di «Guantanamera»: «Docce un rigore, Sguizzato docce un rigore... ». L'atteggiamento irriverente svanisce come d'incanto all'f ■", quando Pln, ispirato da Gregucci, infila da due passi la palla del 3-2. Sugli spalti si fanno un po' di conti e si torna a sognare la qualificazione. Quando parò Rizzolo si appisola davanti alla porta con il pallone fra i piedi, diventa chiaro a tutti che il sogno non ha più abbastanza aria per sopravvivere. Ritornare alla realtà può giocare brutti scherzi, e le ammonizioni di Marino e Gregucci (già diffidati e quindi in odor di squalifica fra due domeniche) contribuiscono ad accendere gli animi più semplici, trasformando il simpatico sfottò di qualche minuto prima nella solita reazione violenta e bestiale, che coinvolge arbitro e avversari, accompagnati all'uscita dal campo da un nutrito lancio di ortaggi e bottigliette. Esposito e Serioli, i meno lesti a raggiungere il sotto-passaggio, rimangono bloccati a lungo in mezzo al campo, indecisi sulla tattica di fuga migliore: la curva li aspetta, arance alla mano. Alla fine riescono a raggiungere la porta della salvezza, in tempo per brindare con i compagni al passaggio del turno. Massimo GrameUini

Persone citate: Esposito, Gregucci, Materazzi, Rizzolo, Serioli

Luoghi citati: Lazio, Roma, Verona