Meno soldi Cee per il Mezzogiorno di Fabio Galvano

Meno soldi Cee per il Mezzogiorno La Comunità europea penalizza l'Italia (e considera Torino un'area in declino) Meno soldi Cee per il Mezzogiorno Il nostro Paese ha ricevuto il 24,5 per cento dei fondi per lo sviluppo (ma avrebbero potuto essere di più) - Alla Spagna il 32,6, il 17,5 al Portogallo ed il 16,2 alla Grecia DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BRUXELLES - Un'altra amara pillola europea per l'Italia, che già si era sentita penalizzata dalle attribuzioni di competenze ai suoi due commissari, dalle proposte per i prezzi agricoli, dalla soluzione del «caso Bagnoli-: questa volta irritazione e scontento nascono dalla spartizione dei fondi regionali, i sussidi della Cee volti a ridurre gli squilibri locali nella crescita dei Dodici e destinati quasi a raddoppiare entro il 1993. La commissione europea, riunita ieri, doveva attribuire l'85 per cento dei fondi (il 15 per cento è tenuto in riserva per iniziative particolari): lo ha fatto, ma con criteri contestati dal nostro Paese e che, di fatto, ci hanno marginalmente penalizzati. Non è stata la sola sorpresa: un'altra è venuta dall'inclusione di Torino e della sua regione fra le zone in declino industriale; candidate quindi non solo a una quota del fondo regionale, ma anche all'assisten¬ za del fondo sociale. Torino è affiancata nella lista italiana, da Massa-Carrara, Temi e Fresinone. VI compare d"uffl-: ciò, perchè negli ultimi tre anni ha avuto una disoccupazio-' ne superiore alla media europea ( -'• 1,2 per cento) e perchè, fra le zone in cui l'impiego industriale è superiore alla media Cee, c'è stato un declino di quel settore in un anno qualsiasi dal '75 in poi. Più concreta, invece, la questione dei fondi spartiti. Per l'89 la 'torta» è di 4,5 miliardi di Ecu (diventerà 6,4 nel '93); e l'Italiane assorbirà il 24,5 per cento (circa 1650 miliardi di lire), contro il 32,6 della Spagna, il 17,5 del Portogallo, il 16,2 della Grecia. Ma il criterio usato è legato in uguale misura al prodotto intemo lordo (Pil) della regione in questione e a quello dello Stato, anziché quasi unicamente al primo come suggeriva lo spirito del vertice di Bruxelles del febbraio scorso. La contabilità suggerita dal nostro governo — e per la quale si era battuto il ministro Qaspari venuto la scorsa settimana a Bruxelles, — ci. avrebbe dato un punto in più.' Vana è stata la resistenza, ieri, del commissario Carlo Ripa di Meana, che ha parlato di «accanimento pedagogico» contro l'Italia) e che ha messo a verbale una sua ampia riserva, o di Filippo Maria Pandolfi: alla fine si sono dovuti allineare con gli altri commissari. «In una situazione diventata più diff-xlle e tesa — ha commentato Pandolfi — sì è riusciti a escludere rischi di riduzioni per il Mezzogiorno. Quanto è stato dato all'Italia costituisce una soglia mìnima sotto la quale non si scende». Ma secondo Ripa di Meana il danno maggiore è un altro. La nostra difficoltà nel raccogliere la solidarietà dei partner, egli afferma, nasce da un'immagine dell'Italia che fa torto all'impegno con cui il ministro La Pergola si adopera per mettere il nostro Paese al passo con Bruxelles, una volta per tutte, con la sua 'legge comunitaria». «Su ?t 'sentenze'dèlia Corte di\ Giustizia che àncora atten-l dono di' èsserli applicate —' afferma — almeno trenta sono italiane. E l'Italia ha un ritardo strutturale nell'applicazione delle direttive comunitarie: circa duecento non sono state ancora recepite dalla nostra legislatura». Di qui un «accanimento da parte dei servizi della commissione», di cui la vicenda dei fondi regionali non è che l'ultimo esempio; una 'preoccupante sordità» che a sua volta suscita disamore europeo da parte di alcuni politici italiani. L'80 per cento dei fondi sarà suddiviso fra Grecia, Irlanda, Portogallo, Ulster e alcune regioni d'Italia (il Mezzogiorno), Spagna e Francia, il rimanente 20 per cento servire per la maggior parte alle zone di declino industriale. Fabio Galvano

Persone citate: Carlo Ripa, La Pergola, Maria Pandolfi, Pandolfi, Ripa Di Meana