Baudo alla Rai, torna il guerriero di Simonetta Robiony

Baudo alla Rai, torna il guerriero Raggiunto ieri raccordo dopo lunghe trattative - Intervista al presentatore Baudo alla Rai, torna il guerriero Ad aprile condurrà uno show sulla Seconda rete - «L'ho desiderato a lungo» - Stasera la sua prima apparizione a «Fluff» ospite di Barbato ROMA — La prima apparizione In video Pippo Baudo, nuovamente targato Rai a tutti gli effetti, la fa stasera a «Fluff» il programma di Andrea Barbato (atto per discutere la tv. Annunciato come personaggio misterioso insieme alla Bonaccorti, Costanzo, Bagnasco e Rita Dalla Chiesa, ' Baudo stasera alle 22,25 in di- ' retta sul Raitre, non parlerà però dei programmi che andrà a Care da questa primavera per la Rai ma si limiterà a spiegare la difficile arte del ricevere teleospiti, tema della serata nonché settore in cui è maestro indiscusso. L'accordo con la Rai è stato concluso ieri mattina a viale Mazzini, sede ufficiale dei massimi dirigenti aziendali fino ad oggi preclusa al presentatore che si era dovuto accontentare di incontrare il direttore generale Agnes una volta casualmente in un ristorante e un'altra volta, assai meno casualmente, nella di lui casa. Niente è stato firmato, anche se molto è stato deciso. Baudo tornerà il venerdì sera in aprile su Raidue con un programma da Montecatini provvisoriamente intitolato «Serata d'onore» o anche «Spettacolo di Primavera». Successivamente d'estate farà le due megaserate da Taormina dedicate al cinema e al teatro; in ottobre dovrebbe apparire su Raitre con un talk show; e, forse, nel '90 per Raiuno il sabato sera subito dopo «Fantastico». Raggiunto telefonicamente nel suo studio privato subito dopo l'incontro con il direttore Agnes, 11 presidente Manca e il capo dei palinsesti Emmanuele Milano, Baudo è stato assai avaro di particolari. «Lo spettacolo ù ancora tutto da decidere: con il direttore Locatelli abbiamo solo buttato giù qualche idea. Il tempo c'è ma certamente adesso i miei collaboratori ed io dobbiamo metterci al lavoro^. Ma non avete già cominciato a selezionare i possibili giovani protagonisti del vostro spettacolo? 'Questo è un lavoro che facciamo seni- pre. Da tutte le parti arrivano da noi ragazzi che vorrebbero andare in televisione: noi li guardiamo, registriamo i loro nomi, li teniamo j. resentu. Perché non c'è stata la firma del contratto? 'Perché la trattativa non è conclusa». In che senso? 'Adesso, superato lo scoglio rappresentato dal mio ritorno in Rai, deciso il programma con il quale mi ripresento al pubblico, la parola è passata agli avvocati: l'ufficio legale dell'azienda e il mio avvocato di fiducia». Cos'è che va ancora stabilito? «Va stabilita la durata del contratto: credo che sarà biennale ma ancora non è deciso. E va stabilito il compenso, ovviamin- te tuttora da discutere». Quanto è durato il colloquio? 'Più di un'ora». Che clima c'era? 'Cordiale». Anche con il presidente Manca, che è stato il fattore scatenante del litigio con la Rai? «Certo». L'ha emozionata ripassare dopo tre anni sotto il cavallo di viale Mazzini? 'L'ho desiderato a lungo, lo confesso, esser riammesso ufficialmente nell'azienda per la quale ho lavorato. M'è dispiaciuto solo non rivedere il cavallo: è tutto incartato per dei lavori». E' vero che la data del suo rientro è fissata al 14 aprile? 'No, non è vero. Spero di anticiparla almeno di 7 giorni». Lunga storia questa di Bau¬ do e la Rai, appassionante come sanno esserlo poche vicende dei divi del piccolo schermo, di solito personaggi casalinghi, quieti, mossi soprattutto da piccoli interessi di denaro e di ascolto, mai capaci di grandi sentimenti come lira, l'orgoglio, il senso dell'onore offeso, l'ansia della sfida a viso aperto. Invece la storia di Baudo è proprio fatta di questi sentimenti antichi, tanto lontani dal freddo mezzo telematico di cui per alcuni anni il presentatore, nativo di Catania e stereotipo della sicilianità, è stato per alcuni anni reuccio incontrastato. Tutto è cominciato la sera di una Befana di tre anni anni fa; era l'ul¬ tima puntata di un «Fantastico» trionfale e Pippo Baudo si permise in diretta di accusare 11 presidente Manca, colpevole di aver giudicato i suoi programmi nazional popolari e di parlar troppo con la stampa. I greci, che di sentimenti umani se ne intendevano, per questo peccato avevano coniato il termine di ubris, ovvero tracotanza. L'uomo salito troppo in alto viene accecato dalla invidia degli dei che lo riprecipitano al suo posto. E' quello che è successo a Pippo Baudo, solo che i suoi dei invece che abitar l'Olimpo stanno al settimo piano di viale Mazzini. Il potentissimo direttore generale Biagio Agnes Ih persóna si oc¬ cupò infatti di punire l'audace teledivo lanciandogli contro l'anatema di 'mandarino» e sperando in questo modo di rimetterlo al suo posto. Ma Biagio Agnes non aveva fatto i conti con il carattere di Baudo. Accecato dall'orgoglio, addolorato per esser stato messo nello stesso calderone insieme ad altri teledivi, smarrito di fronte a un attacco che non si attendeva potesse arrivargli da colui che considerava amico personale nonché compagno di fede democristiana, Pippo Baudo voltò le spalle alla Rai e firmò un multimiliardario contratto con il cavaliere Berlusconi che pur di lusingarlo gli offri anche la qualifica di direttore artistico. Baudo sperava nel trionfo ma il trionfo non ci fu. «Festival» andava bene ma la Rai continuava ad andare meglio: tutti parlavano di Celentano a «Fantastico», pochi di Baudo a «Festival». Sopraffatto dagli spot, afflitto dai veti incrociati tra dirigenti berlusconiani, mortificato dagli indici di ascolto, per la seconda volta nella sua vita, sempre a gennaio, nell'ultima puntata di «Festival» in diretta differita Baudo annunciò il suo ritiro per un anno dal video. E il contratto quinquennale tra Baudo e Berlusconi consensualmente fu sciolto: lui ha rinunciato a molti miliardi, si è detto venti o forse più, Berlusconi ha rinunciato a uno dei vagoni di quel treno che è la tv. E adesso dopo i fatidici dodici mesi di interdizione video, Baudo ricomincia senza fanfare, senza tappeti di velluto, senza lustrini e paillett e s. Il clima in Rai in questi anni è cambiato, gli hanno fatto sapere i dirigenti della tv pubblica e infatti nessuno gli ha offerto Raiuno e il Festival di Sanremo, nonostante le pressioni dei discografici, sembra irragiungibile. D teledivo è morto. Baudo però non sembra turbato: il professionismo di cui va fiero sembra ormai metterlo al riparo dal capriccio matt atonale. Simonetta Robiony

Luoghi citati: Catania, Montecatini, Roma, Sanremo, Taormina