Vendeva miracoli a tre milioni
Vendeva miracoli a tre milioni Una santona «curava» 200 malati nei suoi istituti tra Napoli, Roma e Caserta Vendeva miracoli a tre milioni E' la retta che i ricoverati dovevano pagare - In 7 anni «Mamma Rosa» avrebbe guadagnata 5 miliardi - Denunciata con 14 seguaci - La storia di una ragazza morta dopo che la famiglia si era rovinata per far fronte alle richieste della guaritrice NAPOLI — La Invocano con i nomi di «Mamma Rosa-, o «Madre Immacolata». I fedeli che l'hanno vista (pochissimi, perché la misteriosa signora non ama mostrarsi in pubblico), la descrivono come una donna bella e imponente, con una gran massa di capelli fulvi e lunghi, e sempre vestita d'azzurro. -Un giorno ha resuscitato un morto», ha raccontato un vecchietto ospite della sua casa di riposo per anziani, «Villa Patrizia», in via Signorelli, alla periferia di Melito, un paesone dell'hinterland napoletano. Il fedele è uno dei tanti ospiti paganti della santona: la retta mensile per vivere nell'istituto è di tre milioni. Il suo è uno dei tanti racconti verbalizzati dai carabinieri che proprio in questi giorni stanno sollevando il coperchio dal pentolone dei loschi affari di «Madre Immacolata», al secolo Rosa Mandato, 50 anni, «santa capace di miracoli» secondo i fedeli, "affarista priva di scrupoli» secondo gli inquirenti che l'hanno denunciata alla magistratura insieme con quattordici suoi collaboratori per una lunga sfilza di reati. Sottrazione di minori, esercizio abusivo della professione medica, sfruttamento del lavoro minorile, circonvenzione d'incapaci: nell'imponente rapporto giudiziario sono raccontate con dovizia di particolari tutte le imprese di una donna che secondo l'accusa è a capo di un impero finanziario con un capitale di circa cinque miliardi raggiunto in soli sette anni di attività. Dietro la cooperativa che gestisce vi sarebbe una lunga sequenza di violenze psicologiche, di donazioni estorte in cambio di «miracoli», di sistematico sfruttamento di giovani e anziani dalla mente fragile e praticamente ridotti in schiavitù. Ma chi è questa presunta «Mamma Ebe» che pretende di svolgere attività mediche oltre che di possedere doti soprannaturali? Vorrebbero saperlo anche i carabinieri e il giudice, che da mesi la stanno cercando per interro¬ garla. Ma «Mamma Rosa» è sparita dalla circolazione; svanita nel nulla per gli inquirenti, ma presente, sia pure per brevi visite, nelle tre case di riposo che possiede a Melito, a Casaluce, in provincia di Caserta, e a Vermicino, alle porte di Roma. Su di lei, sulle sue affinità e sul suo patrimonio esistono i minuziosi racconti di alcuni ex fedeli e dei loro familiari. Sono loro che hanno consen¬ tito di squarciare almeno in parte il velo di mistero che ancora avvolge le attività di «Madre Immacolata». Si è saputo cosi che ai duecento vecchietti che ospita nei suoi istituti (in 70 vivono a Melito), «Mamma Rosa» si è fatta consegnare con regolari contratti di donazione gioielli e palazzi. In cambio la santona prometteva miracoli, guarigioni improvvise con la somministrazione di misteriosi medicinali, ma soprattutto «conia forza della fede». Nella trappola sarebbero cascati in molti. Vecchi ma anche giovanissimi, come testimoniano alcune dichiarazioni fatte l'estate scorsa al «Telefono azzurro». Fra i tanti c'è Antonio Duracelo, padre di una giovane di 24 anni, Felicetta, affetta da un male incurabile. A luglio «Mamma Rosa» gli promise che sarebbe riuscita là dove i medici più esperti avevano fallito. Felicetta sarebbe guarita con le preghiere; non avrebbe più sofferto, ma in cambio del miracolo tutti i suoi familiari avrebbero dovuto lavorare gratis nella casa di riposo e versare dieci milioni per le cure, oltre alla retta mensile di tre milioni. Si è svenata, la famiglia Duracelo, nel tentativo disperato di salvare la vita della ragazza. Ma Felicetta è morta. «La sua fine — dicono gli inquirenti—ha fatto aprire gli occhi a tanta gente che aveva la mente sconvolta dalle chiacchiere della santona». Certo è che da allora sono fioccate le denunce contro «Madre Immacolata» che come d'incanto ha ridotto all'indispensabile le sue miracolose apparizioni negli istituti di sua proprietà. Tra le mille storie di violenze e di ricatti vi sono anche quelle dei giovani, alcuni dei quali minorenni, costretti a lavorare per un tozzo di pane, segregati, costretti a lunghi distacchi dalle famiglie che in un primo momento erano consenzienti e avevano donato alla cooperativa ogni loro bene, case comprese. Si parla di un ragazzo malato, tenuto tranquillo con i sedativi. Quando fini in ospedale, i medici gii riscontrarono una grave anemia e un'intossicazione da psicofarmaci. -Eravamo costretti a pregare notte e giorno — è il racconto che si ripete ossessivo —. Partecipavamo a riti strani e inquietanti». Per il momento «Madre Immacolata», travolta dalle accuse, preferisce tacere. Ma dovrà parlare, al più presto, dinanzi al magistrato. f.mil.
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