Una carta d'identità e un messaggio i nuovi misteri dell'ex premier rapito di Fabio Galvano

Una carta d'identità e un messaggio i nuovi misteri dell'ex premier rapito Bruxelles, si rifanno vivi dopo 10 giorni i sequestratori di Boeynants Una carta d'identità e un messaggio i nuovi misteri dell'ex premier rapito «E' vivo e sta confessando» • «Lo giudicheremo quando sarà pagato il riscatto» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BRUXELLES — Si riaccende, a dieci giorni dal rapimento, il caso di Paul Vanden Boeynants, l'ex premier belga sequestrato da una sedicente «Brigata socialista rivoluzionaria». Una lettera ricevuta ieri dal quotidiano Le Soir, contenente fra l'altro la carta d'identità del rapito e un suo appunto autografo, ripete che la liberazione avverrà a riscatto pagato: non è considerata dagli inquirenti prova inconfutabile che egli sia ancora in vita, ma indica che lo era nelle giornate successive al sequestro (si scarta così l'ipotesi dell'omicidio camuffato). In ogni caso il documento riapre un dialogo con i rapitori che si credeva interrotto. «E' vivo e confesserà', afferma un breve messaggio scritto a macchina: «Registriamo le sue confessioni. Comparirà libero davanti al popolo quan¬ do le nostre due rivendicazioni saranno soddisfatte». La firma è quella di sempre, Bsr, anche se la polizia insiste che la pista politica è poco credibile e che si tratta, più probabilmente, di delinquenza comune. Le rivendicazioni a cui si fa riferimento sono quelle contenute nella lettera pervenuta il 17 gennaio allo stesso quotidiano e al fiammingo Het Laatste Nieuws, quando V.D.B. — così il home dell'ex premier, che ha 69 anni, è sempre stato abbreviato dalla stampa belga—era stato definito «un demagogo corrotto»: il pagamento di un riscatto diviso in due parti, 10 milioni di franchi belgi (350 milioni di lire) alla Bsr stessa, altri 20 milioni (700 milioni di lire) destinati «ai poveri», cioè a cinque organizzazioni benefiche che i lettori del quotidiano dovrebbero indicare con un referendum. A suscitare il maggiore interesse degli inquirenti sono tuttavia due foglietti scritti a mano da Vanden Boeynants. Entrambi, secondo i familiari, sono autentici. Ed entrambi, stranamente, sembrano rivolti ai rapitori, quasi un impegno scritto a rispettare i patti. «Per le Bsr — si legge nel primo, e colpisce il plurale usato per quella che è una "brigata" al singolare — farei una dichiarazione poco dopo il mio rilascio, affermando di essermi dovuto impegnare a fornire entro 6 settimane consistenti fondi agli istituti più poveri, senza distinzione politica né linguistica né confessionale». Sul riscatto egli afferma: «Non vedo come sia possibile, senza pericolo, trovare una soluzione con mio figlio che, ne sono certo, è sotto una pressione terribile e un controllo continuo». Ciò indicherebbe un preciso ruolo della famiglia, e in particolare del figlio Christian, nella ricerca di una soluzione; e forse un dialogo con i rapitori. Nella seconda delle due paginette, che sembrano slegate l'una dall'altra, Vanden Boeynants afferma: «Ho capito la vostra strategia: non è male, ma la mia immagine mediatica... a 70 anni!» Prosegue: «Evidentemente sono disposto a collaborare, ma occorre sapere come ed è necessario essere pragmatici». Conclude con una frase ermetica, forse un riferimento al processo di tre anni fa, quando il tribunale di Bruxelles lo condannò a tre anni con la condizionale per frode fiscale, o forse legata alle indagini per corruzione di cui era oggetto al momento del rapimento: «Persino il giudice istruttore non ha mai parlato che di 100 M di cui sono stato truffato». Qualcuno capirà. Fabio Galvano

Persone citate: Paul Vanden Boeynants

Luoghi citati: Bruxelles