«Ma è un campionato che parla italiano» di Curzio Maltese

«Ma è un campionato che parla italiano» BASKET il cannoniere della nazionale e il bilancio di un torneo segnato dalla caduta delle stelle americane «Ma è un campionato che parla italiano» Antonello Riva, protagonista oggi di un duello azzurro con Morandotti, accusa: «E' inutile insistere su grandi nomi dell'Nba che non hanno voglia di sudare» - «La gente non si fa prendere in giro e diserta i palazzetti» - Intanto Benson gioca contro l'Ipifìm la sua ultima partita a Cantù DAL NOSTRO INVIATO CANTU' — Continuano a cadere le stelle di questo strano campionato di basket. Oggi tocca alla «gigante bianca» di Kent Benson. Contro l'Ipifim Torino, in uno scenario un po' mesto, il colosso biondo saluta il pubblico di Cantù e si aggiunge ai cinque stranieri già bocciati. A fermarlo sono stati gli infortuni, uno dopo l'altro, una via crucis conclusa in settimana con l'ultima diagnosi (menisco) e la fresca decisione della società di tagliarlo. Il caso Benson è un po' il simbolo di una stagione difficile per Cantù, l'altra faccia della provincia felix (Livorno, Treviso). Gli spettatori calano del 30-35 per cento. «Una vera emorragia di pubblico — ammette il general manager, Gianni Corsolini —. Come del resto accade in tutta la Lombardia». Ma riflette anche l'immagine della grande delusione «americana», il mezzo fiasco di un'ondata di stranièri arrivata in estate a suon di fanfare e miliardi. Vismara-Ipiflm, per esempio, vive di un duello tutto italiano: Riva contro Morandotti. Due che si palleggiano il ruolo di miglior italiano del torneo. Antonello con la sua spettacolare rincorsa a Oscar e alla magica quota settemila (gli mancano 201 punti), Ricki con l'avvincente rincorsa a... se stesso. N" oarliamo con Riva, alla fine di un allenamento che è sempiè più lungo degli altri: «Mi viace curare i particolari — spiega — e poi ne ho bisogno. Io non sono uno "nato per il basket" come altri, Oscar per esempio». A guardarlo, non si direbbe, con quelle spalle che gli hanno procurato il soprannome di Nembo Kid. Soltanto perché «Rombo di tuono» era già stato inventato per un altro Piva 'Eppure è così. In realtà sono "costruito". Per Morandotti è diverso. Lui è un vero "nero bianco". Ha la pallacanestro addosso, riesce a fare cose di solito concesse soltanto i giocatori di colore. Io magari compenso con la grinta, il carattere». —Riva e Morandotti, di voi ogni estate si dice che dobbiate cambiare società. «Che vuole, stando a Cantù o a Torino la prospettiva di vincere lo scudetto e la coppa Campioni è lontana, e forte la tentazione di emigrare a Bologna, Milano o Pesaro. Ma sono le società che ci hanno fatto nascere come atleti, si rimane affezionati, come alla mamma...». — A Cantù sono protagonisti gli italiani. Ma tutta la legione straniera finora ha dato meno del previsto. «E* vero. Il problema è che forse si inseguono troppo i sogni. Non parlo di Benson, che è soltanto sfortunato. Ma altrove hanno fatto là scelta, storicamente perdente, di riciclare vecchi professioniili americani, per poi scoprire che di venire a sudare in Italia a questi proprio non interessa. Bisognerebbe puntare invece su giovani, anche se con l'allargamento dell'Nba il mercato si è impoverito. Ma è l'unica strada. E anche la più economica. Tanto, alla gente ormai non vendi più perline e fondi di bottiglia». — Viene da questo la crisi di spettatori? «Anche la formula andrebbe rivista: meno squadre, play off più lunghi. Ma secondo me non bisogna sottovalutare l'effetto-Seul. Non essere andati alle Olimpiadi è stato un bruttissimo colpo». — A distanza di tanto tempo: perché abbiamo fallito? 'Perché Magnifico e Costa erano logorati dalla stagione scudetto. Con loro due al massimo l'Italia era meglio di Spagna e Grecia». — n futuro azzurro? 'Con il recupero di Brunamonti e Morandotti puntiamo al podio europeo di Zagabria. Non possiamo permetterci di fallire un altro appuntamento. Il meccanismo delle qualificazioni a catena e l'apertura ai prò rischia di escluderci chissà per quanto tempo dal giro di Olimpiadi e Mondiali. E in questo caso servirebbe a poco suonare la grancassa del campionato più bello d'Europa». Torniamo al campionato e alla novità, relativa, dell'Eni chem. 'Mi ha impressionato. E' una squadra compatta, veloce, spettacolare. Ma dubito che riesca ad arrivare in fondo con sei uomini contati. Le favorite restano Philips, Scavolini e Knorr. Anche se devo confessare una predilezione per la Benetton: una squadra quadrata che mi ricorda la nazionale». — E Cantù? 'Finora è stato un cammino in salita. Infondo uno dei pochi colpi fortunati è stata la vittoria di un punto, all'andata, a Torino. Paghiamo l'infortunio di Benson, la maturazione di qualche giovane. E il prezzo di un banchetto, quello della lotta per lo scudetto, che di stagione in stagione, diventa sempre più salato». Curzio Maltese