Un Giro che farà soffrire di Gian Paolo Ormezzano
Un Giro che farà soffrire CICLISMO Uno scherzo di Moser organizzatore agli ex colleghi? Un Giro che farà soffrire Presentato ieri a Milano - Tanta salita - Saronni: «E' troppo duro, va contro il nostro ciclismo attuale» DAL NOSTRO INVIATO MILANO — Beppe Saronni, che invecchiando migliora, ha detto quello che pensa del 72° Giro d'Italia (ma la corsa ha ottanfanni, prima edizione nel 1900) presentato ieri a Milano: -E' azzardato, troppo duro, contro il nostro ciclismo attuale-. L'altro, fra gli addetti ai lavori, che ha detto quello che pensa è stato Alcide Cerato, prossimo vicepresidente delle Lega «prò», alla cui carica massima sta per portare il ministro dell'Ambiente Tognoli, ex sindaco di Milano: -Moser ha collaborato con Torrioni alla definizione del tracciato ed ha fatto uno scherzo da ex, mettendoci tutte le salite che era riuscito a vietare quando correva luì-. Oli altri non hanno mentito, no, osannando il Giro prossimo venturo, ma semplicemente hanno parlato «ufficialmente», sciorinando cioè la loro seconda natura, ormai vera almeno quanto la prima. Così ad esempio i sovietici Konyshev e Sukorucenkov (lui stesso ci ha compitato cosi il suo cognome, dal cirillico), neprofessionìsti con l'Alfa Lum sanmarinese, hanno detto che ci sono molte salite e che dunque la corsa sarà dura, e notarilmente hanno confermato le preoccupazioni dei corridori italiani presenti, attuali ed ex. C'erano Visentin! e Gimondl, Argentin e Bartali; nonché Magni che ha attaccato Saronni, il quale aveva comunque rinviato il giudizio finale a dopo un esame del tracciato eseguito insieme al direttore sportivo: «Ai miei tempi il corridore non aspettava pareri altrui per decidere il suo rapporto con la corsa»). Bella festa, comunque, per un Giro che probabilmente sarà bello. Roco come il solito, Vincenzo Torriani ha presentato i presenti, su tutti Gatta! che è il primo presidente del Coni a farsi vivo In un'occasione simile (meglio tardi che mai, ma perché così tardi?). Un bel vedere quel palco dei capi, grazie anche agli stendardi ai Taormina e Firenze, città di partenza il 21 maggio, una domenica, e di arrivo l'I 1 giugno, pure domenica. Confermate le anticipazioni, almeno a grandi e medie linee. Il Sud, Roma, la partenza di una tappa dal Vaticano, le Dolomiti col tappone, 11 Gavia, fmalone sul duro Appennino ligure-emiliano-toscano. Centocinque chilometri di cronometro individuale (55 l'ultimo giorno), 30 a squadre. Da decidere ancora il criterio di divisione degli abbuoni sul malloppo globale di 30 secondi per tappa. Niente giornata di riposo. Tre circuiti cittadini, a Catania, Mantova, Trento. Disii velli totali 30.230 metri, cioè 2380 più dell'anno scorso, quando pure si disse di Giro duro: «Afa sono distribuiti senza cattiveria, e con un giorno in più di corsa», ha detto Moser. Arrivi in salita o salitlna all'Etna, a Potenza, a Campobasso, al Gran Sasso, alle Tre Cime di Lavaredo e nella cronoscalata svizzera del Monte Generoso, sopra Lugano. Cima Coppi il Gavia, quota 2821, ma altri sei monti sopra i duemila. In tutto 3644 chilometri, per attaversare 16 regioni, 36 province e 450 comuni. Ventidue squadre di nove corridori runa. Dieci italiane, sei straniere, le altre da scegliere fra dieci candidature. Si spera in Delgado e Mottet e magari Roche, ma il tema per ora certo è quello della possibile sopravvivenza degli eroi nostrani schiacciati fra gli statunitensi di Hampsten, che ha vinto il Giro l'anno scorso, e i sovietici di Konyshev, che ha vinto quello del dilettanti. Che dire ancora? Che si insegue il Tour delle grandi fatiche, dell'orrido bello, senza però l'affiato culturale e politicò del Tour, e intanto perdendo, secondo noi, l'occasione di connotare il Giro ecologicamente: invece che al Vaticano, avremmo portato i ciclisti a Marghera, tanto per dare l'idea, a Marghera dove la gente porta le maschere per non respirare porcheria. E avremmo invitato una vettura «verde» per documentare gli scempi d'Italia, tappa dopo tappa, e segnalare anche le cose buone che pure resistono. E anziché convocare ieri la Canins per un evviva asettico, avremmo inventato tappe brevi di un Giro «parallelo» delle donne. Ma ieri niente, Torriani era fiero del bel mostro che chiederà fatiche tremende e spingerà 1 giovani al golf. Gian Paolo Ormezzano
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