Fluff processa il quiz eterno flagello della tv di Ugo Buzzolan

Fluff processa il quiz eterno flagello della tv L'esordio su Raitre del programma di Barbato Fluff processa il quiz eterno flagello della tv Dilagano domande e premi purtroppo anche sullo schermo di Stato Nella nuova trasmissione «Fluff, processo alla tv», pilotata con diplomazia da Andrea Barbato, sono stati forniti dati allucinanti sulla massa attuale di quiz e trasmissioni a premi, e sui torrenti di milioni che vengono elargiti con domande demenziali e vincite paradossali, anche attraverso una semplice telefonata (e c'erano dati che riguardavano la congestione di chiamate urbane e interurbane alla tv, con gente che passa ore attaccata alla cornetta, nella vana attesa di inserirsi). In effetti mai come in questo momento il teleschermo è apparso così traboccante di quiz. L'esempio di Canale 5 del giovedì tocca il culmine: si comincia di mattina con il quiz per famiglie di Toffolo, si prosegue con Mike Bongiorno e Corrado, si va avanti nel primo pomeriggio con la Bonaccorti, e poi con Predolin; breve intervallo e si riprende con un quiz gestito da Tedeschi, cui fa seguito un altro quiz con Smaila, cui è attaccato «O.K. il prezzo è giusto» con la Zanicchi, cui s'aggancia «n gioco del nove» con Vianello, cui s'accoda «Tra moglie e marito» con Columbro. Misura stracolma? No, la giornata di Canale 5 ha ancora un'appendice, anzi una super-appendice, il «Telemike» che occupa l'intera serata e dove Bongiorno, di cui ormai non si parla quasi più ma che è sempre vivo sulla breccia e sempre uguale, si ripropone ogni giovedì per circa tre ore di fila come padre spirituale di tutti i quiz e Grande Piazzista, insuperabile nel reclamizzare i prodotti con tale zelo ed entusiasmo incontrollato che gli stessi sponsor, probabilmente, sentono un po' di imbarazzo. Naturalmente la Rai è più discreta: ma ha le sue cosette pure lei, da «Domenica in» allo show del sabato, dalla roulette di «Fate il vostro gioco» a quel «Sicario» che per una tv pubblica non è nemmeno dignitoso (e tralasciamo rubriche e rubrichette del mezzogiorno e del pomeriggio). Tornando a «Fluff», abbiamo sentito un tentativo di difesa e giustificazione dei quiz: suvvia, non demonizziamo (espressione banale, e assai strumentalizzabile), non facciamo del moralismo nremoderno (al¬ tra espressione comoda) ecc. I più accalorati difensori erano due conduttori convocati in studio, e questo lo si capisce perché si battevano per la pagnotta e per l'indice di ascolto: meno comprensibili le elucubrate argomentazioni di autorevoli ospiti i quali contestavano un sondaggio telefonico in diretta (secondo cui la maggioranza era contro le trasmissioni a premi) tirando fuori che non era l'ora giusta per un'inchiesta, che non aveva risposto il pubblico giusto, e persino che quello era solo il pubblico di Raitre, cioè di una rete di sinistra (!). La questione mi sembra più seria e più semplice. Sarebbe eccessivo dire assolutamente no a quiz e a premi. Pazienza, è la moda, e si vede che è l'epoca dei concorsi, dell'azzardo, delle speranze, delle illusioni. Ma l'importante, credo, è che questa bisca tv non dilaghi grottescamente come sta succedendo adesso, e non coinvolga sempre di più anche la tv pubblica, e non sottragga troppo spazio, energie e denari a trasmissioni meno frastornanti e meno fatte di fumo. Ugo Buzzolan