Per «Argo» inquisiti i vertici dei servizi segreti del '73

Per «Argo» inquisiti i vertici dei servizi segreti del '73 Otto mandati di comparizione del giudice Mastelloni Per «Argo» inquisiti i vertici dei servizi segreti del '73 Nuovi sviluppi nell'inchiesta per l'aereo caduto a Marghera DAL NOSTRO CORRISPONDENTE VENEZIA — Nuovi sviluppi nell'inchiesta sul disastro dell'aereo militare «Argo 16», caduto a Marghera il 23 novembre del 1973. Il giudice istruttore Carlo Mastelloni ha inviato 8 mandati di comparizione ad alti funzionari del Sid e a ufficiali legati ai servizi di sicurezza che erano in carica in quell'anno. Nei mandati di comparizione si parla, a quanto è dato sapere, di soppressione di documenti e favoreggiamento personale. I provvedimenti sono stati inviati al generale Vito Miceli, ex capo del Sid, al generale Ambrogio Viviani, capo di un settore del controspionaggio militare, all'ammiraglio Eugenio Henke, ex capo del Sid, al colonnello Antonio Viezzer, al generale Gianadelio Maletti, all'ammiraglio Giuseppe Castaldo e ad altri due ufficiali, Giorgio Genovesi e Gerardo Capotosto. Gli otto indiziati dovrebbero essere sentiti nelle prossime settimane. I provvedimenti riguardano l'inchiesta sulla sparizione di un fascicolo che sarebbe stato predisposto dai servizi segreti proprio sulla caduta dell'aereo «Argo 16» che causò la morte di quattro membri dell'equipaggio. Si tratta, quindi, di un troncone della più vasta istruttoria sulla caduta del «C-47 Dakota» (era questo il tipo dell'aereo). Nel corso di quell'inchiesta il giudice istruttore Mastelloni si è formato la convinzione che si sia trattato di un attentato, i cui mandanti sarebbero stati l'allora capo del servizio segreto israeliano Mossad e il responsabile dello stesso servizio in Italia. Questi i fatti: l'«Argo 16» precipitò, dopo essersi incendiato in volo, nella zona industriale di Porto Marghera, a poca distanza dai serbatoi del micidiale gas «fosgene». Morirono tutti i membri dell'equipaggio, due ufficiali e due sottufficiali. In un primo momento la spiegazione ufficiale dell'accaduto, che cioè si fosse trattato di un incidente, non ebbe contestazioni. Ma ad un certo punto cominciarono a fioccare le domande imbarazzanti e il fronte del silenzio si incrinò. Un parlamentare missino, onorevole Nicolai, inviò un esposto alla procura della Repubblica di Pisa — poi trasmesso per competenza a Venezia — avanzan¬ do dubbi sulla versione dell'incidente che aveva portato all'archiviazione della prima inchiesta giudiziaria sul disastro aereo. Successivamente il generale Ambrogio Viviani, ex capo del controspionaggio militare italiano, in una intervista rilasciata a Panorama disse che a suo giudizio si trattò di «un avvertimento del Mossad, un consiglio un po' cruento per dirci dì smetterla con Gheddafl e il terrorismo arabo-palestinese». U giudice Mastelloni interrogò Viviani e lo incriminò per reticenza; stessa cosa accadde poco dopo al colonnello Giorgio Genovesi, altro ufficiale dei servizi segreti italiani. Dall'inchiesta aperta da Mastelloni emerse che lo stesso «Argo 16» era stato utilizzato per portare in Libia due terroristi palestinesi che erano stati sorpresi a Ostia con un lanciamissili pronto ad essere usato contro un aereo della «El Al», la compagnia di bandiera israeliana, in partenza da Fiumicino. La liberazione dei due terroristi da parte delle autorità italiane non sarebbe stata gradita agli israeliani. g.b.

Luoghi citati: Italia, Libia, Venezia