Bari, Ia città blindata di Giuseppe Zaccaria
Bari, Ia città blindata Viaggio nelle contraddizioni delle Puglie, ex «isola felice» del Sud Bari, Ia città blindata Nel capoluogo, dopo il decollo industriale, si fanno i conti con la crescita della criminalità e del traffico di droga - Sono i mali della regione, che resta più «ricca» delle vicine, ma si scopre vulnerabile DAL NOSTRO INVIATO BARI — Cosa sta succedendo? I giornali della regione cominciano a chiederselo con toni sempre più allarmati, l'angoscia conquista la prima pagina. Non era mal accaduta in Puglia una simile ondata di violenza, mai era successo che una città, una regione così caparbiamente ancorate alla propria mancanza di modelli, si scoprissero tanto vulnerabili e smarrite. E' come se di colpo la Puglia avesse alzato gli occhi dal registratore di cassa per accorgersi che qualcosa è cambiato. ' ' Forse è davvero il momento di puntare la lente d'ingrandimento su una regione che al Mezzogiorno è sempre parsa appartenere soltanto in parte. Qui non muoiono generali e magistrati, non si perpetuano faide né regnano cosche, da qui non partono grida d'allarme né lamentazioni. La guerra permanente di Reggio Calabria, le lacerazioni di Palermo, le convulsioni napoletane paiono, e ancora restano, lontane anni luce. E pure un meccanismo si sta inceppando: rimasto troppo a lungo sulla pista coi motori pronti al decollo, quel jet che si pensava potesse alzarsi dalle pianure pugliesi adesso sembra aver bisogno di un'urgente revisione. In fondo, da un'ipotetica «Milano del Sud» non è difficile trasformarsi in una Napoli dell'Est o in una Catania un po' più a settentrione. Cosa sta succedendo, allora? Le cronache criminali rendono solo ih parte la complessità della situazione. Una coppia sgozzata in casa alla vigilia di Natale, all'Epifania una «notte dei fuochi» fatta di aggressioni e sparatorie: e poi omicidi a Taranto, bombe a Lecce, a Brindisi rapimenti e traffico di droga. Bari la frenetica, abituata a considerare il futuro al massimo come l'indomani, apre gli occhi al nuovo anno per scoprirsi città blindata. La metropoli più «giovane» e meno definibile del Mezzogiorno, attiva, pragmatica, preoccupata solo di vendere, copiare, produrre, trasformare, reinvestire, sembra emergere solo adesso da una lunga apnea nella «modernità» apparente per imbattersi in altri, modernissimi problemi. Quelli comuni a un Mezzogiorno che, sino a ieri, orgogliosamente la Puglia vedeva come altro da sé. Gli indicatori economici non dicono nulla di buono. Il benessere resta sempre attestato su livelli più alti di quelli del resto del Sud, ma il manifatturiero è in crisi, ansimano le aziende che producono macchine e mezzi di trasporto. Anche le piccole, miracolose realtà come quelle di Barletta (300 calzaturifìci artigiani che l'anno scorso, nelle scarpe sportive, hanno superato persino Taiwan) cominciano a non trovare più spazi di crescita. Ad avvertire la drammatica' mancanza di un progetto complessivo. -Questa è una regione con molte perle, o magari solo coralli: manca però il filo che la trasformi in collana-. L'immagine di Luigi Ferrara Mirenzi, economista e funzionario della Regione, rende benissimo la situazione. Durante il fascismo, quando dalla Basilicata partì un'implorazione perché Roma risolvesse i problemi dell'area, giunse in risposta un telegramma del Duce: «Per la Basilicata si apre un nuovo, luminoso destino: da oggi si chiamerà Lucania". E le Puglie di un tempo, aggiunge Ferrara Mirenzi, restano -Puglie" anche se la denominazione è cambiata. Province lontane, diverse, in perenne competizione; una regione che solo adesso tenta di capire e programmare. In certe fasi, rinunciare a crescere può essere più pericoloso del tornare indietro. Ed ecco i procuratori generali denunciare con toni mai così allarmati l'incredibile escalation della microcriminalità, ecco «La Gazzetta del Mezzogiorno», che a Bari è quasi versione laica del culto di San Nicola, chiedersi: "Fino a quando? Fino a che punto si lascerà che una città e una regione sinora relativamente pulite scivolino sulla china che porta alla delinquenza veramente organizzata, si accomunino a realtà da cui sinora si erano salvate?». Alla vigilia di Natale, nella città più «aperta» e «moderna» del Sud è avvenuto un piccolo fatto straordinario. L'arcivescovo, Mariano Magrassi, ha rivolto alla città un messaggio che in realtà era un appello. Ma attenzione, la tendenza non è quella che negli ultimi anni ha spinto i presuli di Calabria, Campania o Sicilia a intervenire pubblicamente contro la mafia e i guasti dell'amministrazione. Quello di Magrassi è uri messaggio molto più contemporaneo, sofisticato, che tenta di coniugare a un modello di managerialità appreso troppo in fretta le esigenze di un'umanità compressa. "Bari viene spesso presentata come una città che brilla, quasi un'isola felice o una forza trainante all'interno di un Sud che arranca. Ma questo rischia di essere quasi un miraggio da Fata Morgana». La città >non può illudersi di andare avanti da sola, in una splendida solitudine. L'urgenza del suo sviluppo è quella di tutte le città del Sud». E' vero: forse è proprio giunto il momento di rivedere il mito della «Felix Apulia». Sapevate, per esempio, che questa regione è la seconda in Italia quanto a «quoziente criminale»? Francesco Sidoti, 40 anni, allievo di Bobbio e titolare a Bari di una cattedra di sociologia, ha appena concluso uno studio ("Povertà, devianza e criminalità nell'Italia meridionale») che sarà pubblicato tra poche settimane. Ebbene, anche se quanto accade in Calabria o in Sicilia continua a monopolizzare l'attenzione, la Puglia detiene da anni il record di reati nel Mezzogiorno. Qui si ammazza un po' meno ma si ruba, si scippa, si ra¬ pina, si violenta molto di più. Gli ultimi dati Istat collocano la regione, con quasi 80 mila delitti l'anno, al secondo posto nelle classifiche italiane subito dopo il Lazio e molto prima della Campania (quarta), della Sicilia (nona), della Calabria (addirittura diciottesima). Forse è il caso di ribadire che non si parla di gravità, ma di frequenza dei reati. Resta da capire, per usare ancora le parole di Ferrara Mi) enzi, quanto questo enorme serbatoio criminale •sia un fuoco di paglia o il segno di una realtà che non sappiamo bene come possa svilupparsi». Il libro del professor Sidoti contiene anche un raffronto inquietante, quello fra la Bari di oggi e la Catania Anni 70. "Del capoluogo pugliese si potrebbero dire in gran parte le stesse cose che si dicevano di Catania: scippi, rapine, traffico caotico e assordante, qualche attentato, esempi di scempio urbanistico». Una differenza però rimane: «// diverso percorso della criminalità organizzata». A Bari «non si sono sviluppate quelle forme di collusione fra criminalità e potere politico che sono elemento specifico per il radicamento della mafia». I motivi? Molti, tra cui il fatto che Bari, prima durante il fascismo poi nel dopoguerra, è stata rappresentata da un solo, indiscusso, grande leader. Prima Araldo di Crollalanza, poi Aldo Moro. Ma di Crollalanza è morto e anche Moro non c'è più. Giuseppe Zaccaria
Persone citate: Aldo Moro, Araldo Di Crollalanza, Bobbio, Duce, Ferrara Mirenzi, Francesco Sidoti, Luigi Ferrara Mirenzi, Magrassi, Mariano Magrassi, Sidoti
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