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S S dal nostro coi rispondente WASHINGTON — Solo Ronald Reagan, andando-, sene, lascia a Washington un rimpianto maggiore di quello che lascia George Shultz. Ma è un rimpianto diverso: il Presidente mancherà soprattutto all'uomo della strada e al mass media, il capo della diplomazia Usa ai professionisti della politica, governo, Congresso e studiosi. George Shultz è stato «a soldiers soldier» per eccellenza, il soldato più rispettato dagli altri soldati, l'indiscusso termine di paragone di ogni ministro, parlamentare, esperto, per intelligenza, onestà, preparazione. Per sei anni e mezzo una delle più felici battute reaganlane, -let's George do it» lasciate che ci pensi George, ha agito come un calmante sui fragili nervi del Palazzo nei momenti di crisi. 'Poche volte — ha detto Dean Rusk, il decano del segretari di stato Usa, — la nostra politica estera è stata affidata a mani migliori». Quando Ronald Reagan lo convinse a lasciare la California per sostituire l'irascibile generale Haig nell'estate dell'82, George Shultz era già un veterano della politica. Da un'autorevole carriera accademica — preside della prestigiosa facoltà di economia dell'Università di Chicago, fucina di premi Nobel — era passato a una folgorante carriera politica sotto il presidente: Nixon: ministro del Lavoro prima, del Bilancio poi e infine del Tesoro. Si era dimesso nel '74, all'apice dello scandalo Watergate, dopo aver rifiutato di mettere il Fìsco alle calcagna del nemici del presidente, conso- lidando così la sua fama di incorruttibilità. Nel momento In cui lo chiamò, Reagan non era proprio circondato da esperti diplomatici: aveva come consigliere per la sicurezza nazionale il giudice Clark, che non sapeva neppure individuare l'Afghanistan sul mappamondo, e dal Pentagono spadroneggiava il falco Welnberger. Le leggende della politica-spettacolo sostengono che sono stati la first lady Nancy, sussurrando la parola «pace» all'orecchio del duro Gromyko, e Gorbaclov, affascinando l'anziano presidente, a provocare la svolta nella distensione. In realtù; il quadro delle relazioni internazionali cominciò a cambiare quando Shultz assunse la segreteria di Stato. Nei mesi successivi, Israele si ritirò dal Libano, venne risolto 11 contenzioso interalleato sul gasdotto siberiano, decollarono i negoziati sul disarmo. Gli anni di Shultz al timone della diplomazia americana non sono stati senza macchie: fu lui a insistere per l'invio dei marine nel Libano, ha cercato di mettere kp.Gheddafl, e 1q angoscia U fatto di non essere riuscito a promuovere un'Intesa tra Israele e i Paesi arabi. Ma Shultz ha avuto ragione del Reagan prima maniera e di Welnberger sul fronte interno; e delle crisi dell'Afghanistan, del Golfo Persico, della Namibia su quello internazionale. 81 ritira nella sua California tra l'ammirazione di uomini così diversi come Kissinger, il suo unico rivale, e Gorbaciov, che il giorno del commiato a New York il mese scorso volle elogiarlo in pubblico. E' merito suo se sotto Reagan è scoppiata la pace non la guerra e il mondo conosce stabilità e prospettive di progresso senza precedenti. 'Niente male, davvero niente male per un ex marine», ha scherzato sua moglie Barbara. Poco prima di Natale chiedemmo a Shultz che cosa farà In California. Questo polìtico deciso, chiamato con affetto «il mastino», s'illuminò di colpo. "Insegnerò all'università di Stanford» rispose. 'Voglio creare la prima cineteca di politica contemporanea del nostro Paese: ho in mente certe video cassette sugli USA, l'URSS, l'Europa... E naturalmente giocherò molto a tennis, il mio sport preferito». L'addio al governo è definitivo? Shultz rise di nuovo: «A 67 anni non mi sento affatto vecchio, guardate il Presidente... Forse qualcuno sentirà bisogno di me». Ieri abbiamo controllato quale sarà il suo primo impegno In California: 'Tornare a scuola di guida» ci hanno detto. «7n sei anni e mezzo ha disimparato a guidare l'automobile, e non intende spendere i. soldi perl'autista»... e. c. wm George Shultz