Roma, cronaca di un tracollo di Giorgio Viglino

Roma, cronaca di un tracollo Dallo scudetto '83 alFultima spiaggia della delusione, domenica col Milan Roma, cronaca di un tracollo Cadute le ambizioni si è acuita la contestazione dei tifosi - Grave la tensione fra i giocatori e con il tecnico - Una squadra da svecchiare ROMA — n campionato è partito con sei pretendenti allo scudetto. Due si sono perdute per strada, Roma e Milan, che domenica si affronteranno all'Olimpico in una partita che, se proprio non si disputa sulla spiaggia, l'ultima, è perlomeno arrivata alle dune. E paragone regge bene con l'ambiente, viste le condizioni dello stadio, sempre più provvisorio, perché non si s a ancora cosa dovrà essere abbattuto prima che costruito. Questa comunque è un'altra storia, qui proviamo a compiere un'esplorazione all'interno della Roma e del suo recente passato. Martedì, dopo il ko nel derby, i giocatori sono stati contestati dai tifosi. Urla e insulti, due manate sulla macchina di Massaro, striscioni sulle tribunette. Ci saranno state 500 persone, quelle che si agitavano erano 50-60, ma tanto è bastato per leggere su qualche giornale, ieri, «Roma assediata». La violenza fa spettacolo e forse cassetta. La contestazione di martedì a Trigona è stata coreografica più che violenta, certo altra cesa rispetto a quella che una settimana prima era toccata alla Lazio, reduce soltanto da una sconfitta esterna. RISULTATI — Dallo scudetto deU'82-83 la Roma ha avuto alti e bassi di rendiménto, come potete rilevare in tabella. E' rimasta protagonista in quattro stagioni su sei, ha perso per due volte il treno delle coppe, entrambe sotto la gestione Eriksson, ma ha anche ottenuto, prima con Liedholm nell'83-84 e poi con Eriksson neÌl'85-80 il secondo posto. E l'anno scorso è arrivato il terzu, nuovamente con Liedholm. Ha conquistato due Coppe Italia, ha fallito per un soffio la Coppa Campioni nella finale col Liverpool. n bilancio non è negativo, ma la gente vuole sempre il traguardo massimo. Soltanto il fatto di aver perso il derby ha smosso le acque, ma la tifoseria giallorossa resta pigra e allineata dietro a Viola,' considerato, giustamente, insostituibile. IL PRESIDENTE — Dino Viola ha U merito di aver portato la Roma al ruolo di «grande» del calcio. Non si vede chi al momento potrebbe rilevarne il posto, dando garanzie di continuare sulla medesima strada. Detto questo, Viola è certamente criticabile per certi suoi atteggiamenti, per molte decisioni, per la stessa gestione del club. n «caso Vautrot» di Roma-Dundee United del marzo '84 ha avuto ancora là sua influenza sulla recente mano pesante dell'Uefa nei confronti della squadra: squalifiche e risultato omologato a Belgrado. La battaglia per lo stadio, che si rivela giusta di fronte all'incapacità attuale del Coni a gestire la ristrutturazione dell'Olimpico, gli ha messo contro il palazzo calcistico, almeno finché Carrara ha retto la federcalcio. La società è stata in perfetto equilibrio di gestione fino all'inizio della stagione: ora è sotto di oltre 1,4 miliardi negli incassi, prima per l'indisponibilità dello stadio e poi per il cantiere aperto. 'Per questi motivi abbiamo perso, finora tre miliardi e mezzo», ha affermato ieri il presidente al termine del consiglio d'amministrazione, nel corso del quale la dirigenza ha aumentato il capitale sociale da 2.100 a 6.300 milioni. ACQUISTI—I tifosi mettono sotto accusa Viola per le campagne acquisti degli ultimi anni, tutte molto' oculate sul piano finanziario (esattamente quello che i tifosi non vorrebbero) ma coi) parecchi errori tecnici Facendo riferimento alle tabelle vedrete che la bilancia è sempre in buon equilibrio il che testimonia, appunto della capacità di gestire con abilità la società. Meno brillanti sono state alcune operazioni'singole, e lasciamo da parte il caso Falcao. Nell'86 lo scambio indiretto tra Cerezo (lite col presidente) e Berggren è stato a dir poco fallimentare. Baroni e Agostini acquistati quell'ara io sono r ìtrati superqilotati e sono stati svenduti. Idern r'-r Domini è Signorini, romanisti uh anno soltanto. In più sono partiti eleménti giovani e arrivati veterani. E veniamo a quest'anno'quando sono stati acquistati uomini che forse non servivano: Renato e Rizzitelo, (costatò molto, meno di quanto reclamizzato), uno dei due era di troppo; Di Mauro pancliinaro mai utilizzato, al pari di Ferrarlo che resta invece un buon difensore; Massaro è un uomo difficile dà gestire. Infine Andrade sicuramente conveniente, ma preso in odio dal pubblico, complice la stampa ramarla. Per fortuna, con un anno di ritardo,' è esploso Voeller. Ora il problema vero è svecchiare. LA SQUADRA—Non c'è coesione nel clan romanista Giannini con.tutta la buona vo¬ lontà è capitano, non leader. Ci sono elementi come Desideri e Massaro che sono disgregatori per carattere, altri come Tancredi che hanno più legami con la dirigenza che con 1 compagni. Ci sono vecchi e non tutti amici (dopo il derby a battagliarsi negli spogliatoi furono Oddi e Nela), e giovani, italiani e stranieri. Tutti uniti contro Liedholm dietro le spalle, il solo Renato capace di far le proprie critiche a viso aperto: forse proprio per questo tra il tecnico e il brasiliano c'è un feeling particolare. Tutto va bene quando in campo c'è Manfredonia che è il vero trascinatore della squadra, e quando giocano i vecchi. Quando Liedholm cambia, tutto si sfascia. Soltanto ragioni tecniche?. IL FUTURO — Sono cambiati i direttori sportivi., ma alla Roma la campagna acquisti l'hanno fatta al negativo sempre Moggi e il Napoli, legati l'uno all'altro, come tutti sanno, fin dai tempi in cui Moggi era formalmente ds al Torino. Degli stranieri napoletani Careca ed Alemao sono stati trattati dalla Roma, degli italiani Carnevale, Francini, Giuliani, Corredini e per ultimo Crippa. Per la prossima stagione i giochi li conduce Viola, salvo assumere fra breve un ds: sembra favorito il monzese Maratta che porterebbe in dote il giovane Casiraghi. In lista di acquisto Di Francesco (Empoli), Brambati (Torino) e il portiere Oregori di rientro dal Genoa. Acquisto sicuro, e utilissimo, quello di Negrlsolo che toma ad allenare i portieri dopo un anno di esilio a Fil renze. Giorgio Viglino