Nichols, cronista di Roma di Igor Man

Nichols, cronista di Roma Jna cerimonia in ricordo del giornalista del «Times» Nichols, cronista di Roma ROMA—Quella che segue è la cronaca di un accadimento privato ma altresì pubblico: su iniziativa di Valentina Alazraki, presidente dell'Associazione della stampa estera, i giornalisti amici di Peter Nichols si sono riuniti ieri nella sede della «stampa estera» per parlare del loro collega, morto l'iì gennaio a Bracciano. Parlare di lui, a sette giorni dalla scomparsa; quale modo migliore per commemorare un professionista serio, uno scrittore appassionato, un inglese che, durante trent'anni, ha simpaticamente sciacquato i suoi panni severi nelle acque disincantate del Tevere? E hanno parlato di lui, senza enfasi, pianamente pur nel segno della commozione, Giulio Andreotti, Tullia Zevi, presidente dell'unione delle comunità israelitiche, il «numero 2» dell'ambasciata di Gran Bretagna, Terence Wood, Jean Nouvecelle, David Wyley, Bill Pepper, padre Tucci, il senatore Imposimato, Guido Guidi. Andreotti, che aveva accanto David, il figlioletto di Nichols, e la moglie di lui, Paola, ha detto che la professionalità di Nichols s'è affermata nel «riferire» di Roma ai lettori del Times, in un lungo arco di tempo, con intelligenza e chiarezza. "Non è facile fare il corrispondente da Roma e per le difficoltà dell'ambiente politico e non, e perché bisogna capire una realtà variegata, il pluralismo della città eterna». In verità Peter era un corrispondente serio e persino pignolo ma niente affatto noioso, né come giornalista, né come uomo. Aveva un grosso senso dell'umorismo, sapeva soprattutto ironizzare su se stesso. Durante undici anni. ha lavorato nella sede della Stampa, in una stanza accanto alla mia. In quella stanza campeggiava un ritratto della moglie (della quale è sempre stato innamoratissimo), e c'era una vecchia Olivetti sulla quale David, piccino, pestava spesso con impegno. Accanto a un baule di vimini, molto Old England, gonfio di carte, la carrozzina del bambino, un pallore colorato... A Vittorio GorreUo, a me, offriva whisky e allegria: Wood ha detto ieri che Peter apparteneva ai cosiddetti happy few, a quei pochi che riescono a vivere cosi come gli aggrada. Verissimo. Imposimato ha ricordato la fiducia ch'egli dichiarò nell'Italia suDito dopo l'assassinio di Moro. E Tullia Zevi ha felicemente detto che Peter riuscì •a rendere meno oscure le Botteghe Oscure ai suoi col¬ leghi stranieri e meno oscure le nostre "botteghe' ai colleghi italiani». Quando una persona cara ci lascia per sempre è umana curiosità domandarsi come abbia vissuto i suoi ultimi giorni. Peter — ci ha detto sua moglie nel breve, commosso ringraziamento —, dal suo letto d'ospedale, vedeva gli abeti, i pini marittimi, il mare. Lavorava fitto a rivedere le bozze della ristampa di Italia Italia, giuocava a fare mille progetti e una sera, poco prima di addormentarsi, gioì d'un dolcissimo tramonto: «Paola — disse — un tramonto così è veramente italiano, che grande felicità». Sul comodino di questo Uberai non cattolico che «capì» Berlinguer e Papa Giovanni, i libri di due amici e la Bibbia. Che la terra gli sia leggera. Igor Man

Luoghi citati: Bracciano, Gran Bretagna, Italia, Roma