Bruxelles e Strasburgo si dividono iI Parlamento di Fabio Galvano

Bruxelles e Strasburgo si dividono iI Parlamento La Francia perde l'esclusiva dell'Assemblea europea Bruxelles e Strasburgo si dividono iI Parlamento Compromesso in extremis dopo un aspro confronto tra i deputati DAL NOSTRO INVIATO STRASBURGO — Il Parlamento europeo resta, per ora, a Strasburgo; ma alcune sessioni plenarie si svolgeranno a Bruxelles.' Il braccio di ferro fra una Francia schierata a fianco della capitale alsaziana e la crescente schiera di chi favorisce per motivi di costi e di praticità una centralizzazione europea a Bruxelles è sfociato, dopo un anno di intenso dibattito, in una formula di compromesso che gli eurodeputati hanno votato ieri non senza un'ultima rissa parlamentare. Annacquata in fasi successive, e definitivamente snaturata dai 337 emendamenti, la relazione del conservatore britannico Derek Prag non proponeva più la «sede unica» per l'Europarlamento, che oggi divide le sue funzioni fra Strasburgo (le assemblee plenarie, cinque giorni al mese), Lussemburgo (segretariato e attività amministrative) e Bruxelles (riunioni delle commissioni parlamentari e dei gruppi politici); si limitava di fatto, come ha osservato lo stesso Derek Prag, ad 'aprire una finestra su Bruxelles». Quella che gli eurodeputati hanno votato ieri è una risoluzione che, in concreto, si limita a privare Strasburgo della sua esclusività, affiancandole Bruxelles dove è in costruzione un emiciclo di adeguate dimensioni. E" un risultato deludente per entrambe le parti: per gli strasburghiani che, rianimati dall'appello che il presidente Mitterrand aveva lanciato a Capodanno da questa città, volevano vedere rinsaldato il ruolo europeo della città; per i brusselliani, che dall'Europarlamento vedono sancite le conclusione con cui, nell'autunno scorso, la Corte di Giustizia aveva respinto un'azione della Francia volta a bloccare la costruzione dell'emiciclo nella capitale belga. Talune sedute potranno svolgersi a Bruxelles, parallelamente' ai lavori della Commissione;'e inoltre saranno completate, in quella sede, tutte le infrastrutture necessarie. Ma poco è mancato che neppure questo compromesso vedesse la luce del giorno. Con espedienza procedurale Marco Palmella, avversario della mozione Prag e provocatoriamente favorevole a un «distretto europeo» attorno a Strasburgo e Lussemburgo destinato a tutte le istituzioni europee (con esclusione di Bruxelles anche per Commissione e Consiglio), era riuscito con un voto a sorpresa, nel pruno pomeriggio, a far rinviare il dibattito a venerdì, giorno in cui il Parlamento si scioglie e restano pochi deputati. Sarebbe stata la sconfitta per Prag; ma la maggioranza è riuscita, dopo una movimentata sosrvrisione della seduta, a far riprendere il dibattito portandolo al voto. Il costo dell'attuale triplicazione della sede è valutato fra 45 e 60 miliardi di lire l'anno. Su quel totale incidono soprattutto i tre affitti, che le istituzioni europee sono costrette a pagare (una soluzione di proprietà sarebbe molto più economica, ma la impedisce la «provvisorietà» formale delle sedi). Sono somme ingenti: 8,8 milioni di Ecu a Htrasburgo, 8,1 a Bruxelles e 7,9 a Lussemburgo, in tutto circa 38 miliardi di lire. Poi ci sono le spese di missione del personale: altri 13 miliardi di lire. Infine le cosiddette «spese supplementari», dovute proprio alle questioni logistiche: 17 milioni di Ecu, 26 miliardi di lire. «Afe deriva — afferma Prag—che il costo addizionale di un'attività svolta in tre centri supera probabilmente i 30 milioni di Ecu e potrebbe raggiungere i 40». Fra 45 e 60 miliardi di lire. Un anacronistico spreco? Non per la Francia, decisa a proteggere il ruolo europeo di Strasburgo. Ma anche altri sono i costi. Il ruolo storico di Strasburgo, simbolo della riunificazione europea dopo la guerra, poteva essere un elemento determinante negli Anni Cinquanta, ma la posizione geografica della città e i problemi di comunicazione la rendono piuttosto scomoda per l'Europa degli Anni Ottanta. Per soddisfare le sue ambizioni europee, Strasburgo dovrebbe migliorare i collegamenti aerei e ferroviari, ma anche costruire una nuova sede del Parlamento in grado d'accogliere i rappresentanti dell'Europa «allargata» del futuro. Oggi, in effetti, si assiste a scene da ultima spiaggia. La transumanza mensile da Bruxelles fa prendere d'assalto il piccolo Fokker 28 dell'Air France che collega le due «capitali d'Europa»; i più devono affrontare quattro ore d'auto o sei di treno che le delizie gastronomicu- della città non giustificano. Per ogni sessione parlamentare partono da Bruxelles e da Lussemburgo camionate di documenti, mentre furgoni veloci fanno la spola per le necessità dell'ultimo momento. C'è poi il problema degli alberghi. Nella settimana del Parlamento non c'è modo di trovar posto, per chi non abbia prenotato con un mese o due d'anticipo. A centinaia i «forzati dì Strasburgo» sono costretti ad attraversare il Reno per cercare un letto nella vicina Germania. E gli spostamenti non sono facili: i taxi introvabili, i ristoranti strapieni. Bruxelles, che vive tutto l'anno in una dimensione europea, ha già risolto questi problemi. Fabio Galvano

Persone citate: Derek Prag, Mitterrand