Libia: ditta italiana nel mirino degli Usa
Libia: ditta italiana nel mirino degli Usa Vaghi sospetti di forniture chimiche per Gheddafi Libia: ditta italiana nel mirino degli Usa Smentisce la Farnesina - Gli accertamenti dopo una vendita all'Iraq DALLA REDAZIONE WASHINGTON — Una ditta italiana rischia di essere coinvolta nel braccio di ferro tra gli Stati Uniti e gli alleati europei sulle forniture chimiche a Gheddafi, provocato dalla denuncia di Reagan secondo cui rimpianto di Rabta produce armi tossiche. La Farnesina ha fermamente smentito che Washington abbia chiesto Informazioni su qualsiasi azienda del nostro Paese, o che sia in corso un'inchiesta. Secondo indiscrezioni della diplomazia Usa, tuttavia, pur senza avere sospetti precisi, i servizi segreti avrebbero indagato nelle scorse settimane sulla Ausidet, una sussidiaria della Montedison. Un particolare in sè insignificante avrebbe attirato la loro curiosità: l'Iraq, una delle potenze mediorientali dell'Industria (e anche della guerra) chimica avrebbe acquistato dall'azienda italiana fosfati, ossia fertilizzanti, non certo nella lista dei prodotti sospetti. E' stata la rivista Business Week a segnalare che tra le aziende europee tenute d'occhio ve ne era anche una italiana, n Washington Post vi aveva già accennato, una settimana fa. aggiungendo che i servizi segreti americani stanno anche seguendo le transazioni di due ditte francesi. La smentita della Farnesina dimostra però che gli Stati Uniti non sono convinti delle nuove piste: a differenza di quanto fatto col Giap¬ pone a novembre e adesso con la Germania non si sono infatti rivolti nè al governo di Roma nè a quello di Parigi. Nel caso del tedeschi, la pista era molto sicura. I mass media affermano che un computer Usa molto sofisticato venduto dalla Harris alla Imhausen era misteriosamente finito a Rabta. Partendo da quel dato, Cia e Fbi erano riusciti a ricostruire l'iter delle forniture dalla Germania alla Libia. Una notizia sorprendente ha comunque posto In ima luce molto diversa dai giorni scorsi il braccio di ferro tra la superpotenza e l'Europa. Il Presidente Reagan si accinge infatti a revocare alcune delle sanzioni economiche imposte contro la Libia tre anni fa. Vi è costretto, ha fatto sapere la Casa Bianca, dal pericolo che Gheddafi confischi la partecipazione di alcune compagnie Usa all'industria petrochimica libica. Per non recare danno eccessivo alle aziende, la Occidental Petroleum del suo amico Armand Hammer, la Conoco, la Marathon, la Grace e la Amerada Hess, e per non favorire indebitamente Gheddafi, che verrebbe a trovarsi con un capitale enorme tra le mani, Reagan farebbe parziale marcia indietro. Nell'86, queste compagnie hanno concluso un patto con Gheddafi: conservano il 49 per cento della Società petrolifera libica (statale) fino alla prossima estate, purché il Presidente consenta loro di riprendere l'attività.
Persone citate: Armand Hammer, Gheddafi, Gheddafi Libia, Hess, Reagan
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