Anche a Torino (dove ci sono un campione e una palestra) si può imparare il pugilato francese

Andare a scuola di savate Anche a Torino (dove ci sono un campione e una palestra) si può imparare il «pugilato» francese Andare a scuola di savate ADESSO anche Torino ha il suo campione di savate, la boxe francese. Un campione a sorpresa: per Alberto Giustetto partecipare alla Coppa Italia che si è tenuta recentemente al Palazzetto dello Sport di Segrete doveva essere infatti il primo banco di prova «ufficiale». Una gara-scommessa, la verifica della pròpria maturità tecnica. E invece, é arrivata la vittòria. «Davvero, prima c'erano stati solamente alcuni combattimenti di società», ammette il neocampione, 27 anni e una passione di lunga data per le tecniche di combattimento «occidentali». Già vincitore di un campionato italiano di full contact e cintura nera di kiek boxing, un tipo di pugilato che prevede anche l'uso dei piedi, Alberto ha iniziato a praticare la savate agli inizi degli Anni 80 in Francia. Giusto il tempo di diventare «guanto d'argento», uno dei massimi livelli tecnici raggiungibili paragonabile a una cintura nera, e di diplomarsi istruttore. Subito dopo introduce la savate al Challenger's Center di Torino, palestra di cui è titolare. «In Italia questo sport è soltanto agli inizi, anche se esiste già una federazione a livello nazionale, la Uibfs (Unione Italiana Boxe Francese Savate), che ne regola brevetti e gare». A un osservatore profano la boxe d'oltralpe può ap- parire come una specie di balletto. In realtà è una tecnica di difesa persona- le, un combattimento che si serve non soltanto di pugni, ma anche di una scherma raffinata a colpi di piede, n contatto con il compagno c'è, ma il colpo non viene mai «affondato», almeno durante gli allena¬ menti e in certe categorie di gare. Inoltre si tira bardati di caschetto e di altre protezioni. Nata nelle strade malfamate di Marsiglia e diventata poi una disciplina d'elite, la savate in Francia ha superato la soglia dei 30 mila praticanti «ufficiali», 5 mila dei quali sono donne. Per ora in Italia gli appassionati sono poche migliaia. Facile da apprendere, armoniosa ed elegante da vedere, richiede scioltezza e velocità. Ma come rare a vincere la paura dell combattimento e l'inibizione dei guantoni? «L'unico sistema per su perare la titubanza iniziale è provare — spiega Giustetto —. Poi si scopre che con la savate si impara a conoscere ed a dosare le proprie forze, a puntare sull'economia dei movimenti e sull'efficienza fisica. E, non dimentichiamolo: anche se si tratta di una pratica sportiva, resta pur sempre un ottimo sistema difensivo nel caso dovessimo difenderci da malintenzionati». Si può iniziare a praticarla fin dai 12 anni purché ci sia il consenso dei genitori. Quindi serve un certificato di sana e robusta costituzione. Al Chailenger's Center di via Muratori 36 (tel. 636.919) i corsi si tengono il lunedì, mercoledì e venerdì dalle 20 alle 21,30, mentre la tessera di iscrizione mensile è sulle 40 mila lire. Uno sguardo alla didattica. Dopo il saluto la prima cosa da imparare è la guardia, la posizione di inizio e di difesa, con i pugni avvicinati che proteggono il viso e il corpo bilanciato su entrambe le gambe. Poi ci si abitua alla mobilità: gli spostamenti devono essere veloci e fluidi per scansare l'avversario e preparare l'offensiva. Quindi si studiano i colpi di piede. Un buon livello si raggiunge già in otto mesi, massimo in un anno. Le più portate sono le donne per la loro innata scioltezza. Riuscire in questo sport, infatti, non è una questione di forza, ma soprattutto di agilità e destrezza. «E' un modo per divertirsi e inoltre aiuta a mantenersi in forma— conclude Alberto Giustetto —. I miei programmi futuri? Forse la partecipazione al campionato italiano, sicuramente l'organizzazione di un meeting a Torino a livello nazionale, il prossimo maggio». Claudia Ferrerò Un incontro di savaie nel corso dei campionati italiani della specialità svoltisi lo scorso anno a Loano

Persone citate: Alberto Giustetto, Giustetto