Per bijou mettono un sasso all'orecchio

Per bijou mettono un sasso all'orecchio Per bijou mettono un sasso all'orecchio IL bijou è l'unico falso chic concesso da quest'epoca così attenta all'immagine. Si presta a mille invenzioni, funziona da valvola di sfogo per la creatività di giovani designer. E pure con i materiali poveri di sapore tecnologico di cui fa uso (fibre metalliche, filamenti in silicone, plastiche, gomme e resine) è compreso e accettato dal gusto d'elite. La spiegazione sta forse nel fatto che le tendenze più attuali della moda-bijou hanno elevato il finto gioiello al rango di opera d'arte moderna, proponendo affascinanti mediazioni fra la nostra cultura e le grandi civiltà del passato. Uno dei designer che hanno contribuito alla legittimazione artistica del bijou è Giorgio Aniceto Vigna, trentaduenne veronese già allievo dell'Accademia di Brera a Angela Caputi Maddalena «Sassi a spasso» è infatti il titolo di una delle sue recenti collezioni: bizzarra e innovativa. La si potrebbe definire una rassegna di «gioielli geologici», giacché anelli, bracciali e ciondoli sono ricavati dalla pietra, della quale a volte conservano colore e venature, modellata secondo forme asimmetriche morbide e curvilinee. Altro talento della gioielleria non autentica è il madrileno Joaquln Berao, impegnato in ricerche e realizzazioni quasi artistiche che sfiorano la definizione di sculture. Basti pensare, fra l'altro, che sono il frutto di studi su appunti, bozzetti e numerosi esperimenti tecnici. E anche qui, come nel caso di Vigna, il discorso moda inteso in senso stretto sembra assumere un ruolo di importanza secondaria. Ma veniamo alle creazioni Milano e del Dams di Bologna e attivo in molteplici vesti nel mondo dello spettacolo, che da alcuni anni si dedica ai monili. Dalle esperienze in palcoscenico ha ereditato il gusto per l'effetto scenografico, che oggi trasferisce sulle sue creazioni: oggetti-sculture di forte impatto visivo, per lo più di collane e bracciali in metallo attorcigliato che ricordano molle, ragnatele, matasse, manciate di paglia. E richiamano alla memoria i gioielli primitivi. Con l'obbiettivo di «costruire Con mezzi poveri oggetti che abbiano a modo loro una ricchezza». Vigna lavora soprattutto sui materiali. A tutti preferisce l'acciaio, ma gioca ad inventare soluzioni originali anche con plastica, rame, ferro, argento ossidato, persino cartapesta. E con la pietra. Marconi di Berao. Realizzate per la maggior parte in metallo, rappresentano figure armoniche e stilizzate in un gioco discontinuo di curve e spigoli che s'inseguono lungo le maglie dei collier o sulle lamine del bracciali. E il suggestivo contrasto fra ombre e luci che caratterizza i pezzi dello gagnolo non si esaurisce nelle forme, ma nasce soprattutto dai materiali: bronzo «ossidato» (un processo che si rifa ad antiche tecniche di lavorazione del metallo), argento, titanio, onice, marmo, lapislazzuli. Una ricca varietà di riflessi che si presta alle più ardite combinazioni. Parlando di materiali adoperati con spirito anticonformista non si può far a meno di citare Maddalena Marconi, stilista specializzata nella confezione di borse e Cinture dalle fogge estrema- Joaquin Berao Aniceto Vigna mente fantasiose. E come nel settore accessori la Marconi si diverte ad accoppiare pelli stampate e velluti cangianti, cuoio e broccati, fibbie liberty e longobarde, nei bijoux gioca con topazi e acquemarine, perle nere e zaffiri, quarzi e granati. Li compone e li scompone, 11 sparpaglia sul metallo lavorato con forme classiche e importanti che ricordano lo stile delle donne etnische, delle antiche greche o romane. Tanto che, così sbalzati e sontuosi, gli ornamenti fanno pensare davvero a Idoli di un passato remoto che ancora affascina con 11 suo richiamo magico. E ci si dimentica persino che si tratta di oggetti poveri, in realtà. Ma, come dice la stessa Marconi, dove sta scritto che un gioiello deve essere d'oro? Non sono d'oro nemmeno duttili e malleabili quali la tartaruga, il metallo, la plastica, il plexiglass. E si esprime con fiori avveniristici che si trasformano in spille oppure orecchini sferici circondati di sottili orbite di metallo in tutto slmili a pianeti. E' l'avanguardia cheap, divertente da osservare e da indossare. Quasi un gioco. E chiudiamo con le proposte folk già proiettate verso l'estate della stilista torinese Giuseppina Faletti, che per il marchio Dede Bijoux realizza gioielli simili a composizioni, gruppi di elementi dai colorì chiari e caldi (su tutti predominano 11 beige e lo champagne) illuminati da lamine d'oro antichizzato. E anche in questo caso, dove il richiamo alla moda del deserto appare evadente, ecco pronto l'aggancio storico. Anche 11 bijou fa cultura? i gioielli di Angela Caputi. Ci mancherebbe. Come creare altrimenti quelle fantasie di colori e forme che ben si prestano a sdrammatizzare il rigore minimalista di una certa moda attuale? Come giocare a costruire comete di Strass che sembrano orecchini, serpenti luminosi che somigliano a bracciali, corolle intarsiate che hanno l'aria di collane fantasia? No. I modelli della collezione «Giuggiù» della stilista fiorentina non rinunciano al materiali poveri per non rinunciare al lusso sfrontato del gioiello i'also. Meno classici e più spiritosi, meno preziosi e di maggiore Impatto sul pubblico giovane, poi, sono gli oggetti che nascono con il marchio Victoria Studio. Una linea di bijoux che risolve il gusto per le forme più eccentriche con la scelta di materiali Clara Caroli

Luoghi citati: Bologna, Milano