Il più lungo museo di Stoccolma nel tunnel della metropolitana

Il più lungo museo di Stoccolma nel tunnel della metropolitana Il più lungo museo di Stoccolma nel tunnel della metropolitana Dopo i collages di Max Ernst scopri Berna, Thun e l'Eiger operai, non più profeti ispirati, creavano per un pubblico più vasto di un'esperta élite d'intenditori. Anche la «SL» se ne convinse. La condizione era che architetti, ingegneri e artisti collaborassero fin dall'inizio nella realizzazione dei lavori per un risultato armonioso in tutti gli spazi della stazione compresi quelli pubblicitari ridotti al minimo dell'avanzata artistica. L'esito fu positivo. Alcuni scultori e pittori utilizzarono prismi in vetro colorato per rivestire le pareti del tunnel, la nota Sul Derkert, ora quasi ottantenne, si occupò dei pilastri all'entrata, JOrgen Foguelquist dei sotterranei (che conducono ai treni) con mosaici di piastrelle. La piattaforma aggiunta ad un secondo livello della T-Centralen (nel '75) fa parte della più recente linea Jàrva (blu). Scavata nella roccia, è inconfondibile per STOCCOLMA: in una città stretta dal freddo molti mesi all'anno, l'arte scende e vibra sottoterra. Trent'anni di lavoro, 159 artisti, per quasi un milione di visitatoti-passeggeri al giorno che viaggiano nella galleria dell'arte più lunga del mondo: la «Tunnelbana», tre linee metropolitane con 58 stazioni (su 99) nate dalla collaborazione di architetti, artisti e ingegneri il più ambizioso progetto di arte monumentale in Svezia e forse in Europa dal dopoguerra. Design tridimensionale e graffiti, decorazioni a spruzzo o cubismo, impressionismo e «optical» bianco-e-nero, scultura, pittura, mosaici e incisioni, folle technicolor, elementi in sospensione dal soffitto o in emersione sul pavimento, arte classica e post-moderna: tutto questo sotto la città. Non è «kitsch». Facciamo un passo indietro. I lavori della linea più vecchia, segnata in verde sulla mappa, iniziarono nel '45, anche se i piani erano già stati approvati dall'«Ltd», l'Atm svedese, per intenderci, all'inizio degli anni Quaranta. Terminavano nel '71. La seconda linea, la rossa, fu costruita fra il '64 e 11 '78; il primo tratto dell'ulteriore estensione, la linea Jàrva (in blu), si apriva al pubblico nel '75, e le ultime due sezioni nel "77 e nell'ottobre denTO. Oggi l'attuale «SL» (Storstockholms Lokaltraflk), la compagnia che gestisce i trasporti pubblici locali, offre uh sistema metropolitano di 108 chilometri (comprese le stazioni suburbane) che ogni giorno di lavoro trasporta quasi un milione di passeggeri. Le linee si intersecano sotto il centro della città, nella T-Centralen, la prima stazione che ha incorporato opere d'arte. Completata nel '57, è il risultato della competizione fra artisti organizzata l'anno precedente. Nel '56, infatti, l'arte entra ufficialmente nel sottosuolo metropolitano. Fino all'inizio degli Anni 50, era considerata elemento decorativo o aggiunto in un secondo tempo, spesso in contrasto con le strutture esistenti. Già particolare attenzione meritava Kalle Lodén, responsabile delle indicazioni direzionali, del cartelloni pubblicitari e de¬ le superfici della volta e delle pareti lasciate irregolari e arricchite da un gioco incrociato blu e bianco di foglie e rampicanti (dipinti da P. O. Ultvedt) che assomigliano a decorazioni murali in alcune chiese di provincia, i tunnel di collegamento ne ricordano le arcate. Poi scale mobili interminabili salgono all'atrio dove Ultvedt ha stilizzato le silhouettes di artistioperai al lavoro: ogni figuraombra esce dal pennello di un'altra e così via. Dal 1956 all'ottobre deU'85 l'arte è filtrata in 58 stazioni, ciascuna resa particolare e intonata all'area estema in superficie: si passa da fantastiche caverne fiorite di giardini verdi e ruscelli gorgoglianti (Alby) a stagni coperti da gigli in fiore e sculture ispirate al palazzo «Makalos» (Kungstràdgarden). Si incontrano urne, colonne, statue greco-romane (Radhuset) e riproduzioni giganti di poster del giochi olimpici di Stoccolma nel 1912 (Stadion) oppure lezioni sulla scoperta delle leggi naturali (da Platone, Copernico, Einstein) tracciate sul pavimento, mentre dal soffitto pende la mela di Newton nella «Tekniska Hògskolan», cioè la stazione vicino a un Collegio di Tecnologia. Quanto è costato tutto questo? In più l'espressione decorativa ha rubato spazio, conteso fonti di larghi guadagni alla pubblicità. In base a questi dati e riportando le cifre (del '56) a valori attuali, ad esempio, l'extra-costo dell'arte nella T-Centralen, rispetto ai soli lavori di costruzione, è 3 milioni di corone, pari a 660 milioni di lire. Fra il 1956 e il 1985, il «prezzo» dell'arte è stato di 9 milardi e 900 milioni di lire. In rapporto alla spesa complessiva della metropolitana, cioè 1980 miliardi, la parte artistica non supera i 5/1000. La manutenzione costa 3 miliardi e 300 milioni l'anno. Ma il costo non si esprime solo in denaro: sono necessari cure e impegno nella conservazione delle opere dal logorio o da eventuali «graffiti» vandalici. Apprezzati, invece, i graffiti sporadici di artisti di passaggio, che desiderano far parte di questa «galleria» d'arte vivente, in continua trasformazione. signer del primo simbolo della metropolitana a Stoccolma: una grande «T» in un cerchio, posto all'entrata di tutte le stazioni, che stava per «Tunnelbana», l'equivalente svedese del «subway» americano. L'obiettivo è chiaro: l'arte cominciava a vivere nella quotidianità, tutti potevano godersela nelle prime ore del mattino andando al lavoro, durante la giornata o rientrando la sera, gli artisti- AL Kunstmuseum di Berna, un museo di fama intemazionale grazie alla più ampia e completa raccolta del mondo di opere di Paul Klee, si è aperta il 7 dicembre: «Max Ernstli mondo del collage». Un'esposizione realizzata in collaborazione con la Kunsthalle di Tublnga e la Kunstsammlung Norhein-Westfalen di Dusseldorf, che mette in rilievo tutto lo spirito creativo con cui l'artista, appassionato sperimentatore dei più diversi mezzi pittorici e grafici capaci di esprimere la poetica surrealista, ha approfondito questa particolare tecnica. n collage, infatti, in Max Ernst, fin dai primi lavori Dada realizzati a Colonia tra il 1919 ed il 1922, si appropria di tutte le altre tecniche conosciute, dall'acquerello alla gouache, dal disegno a matita alla pittura ad olio, tanto da divenire il suo mezzo di comunicazione per eccellenza. Grazie alle sue visioni cosmiche, ai suoi interventi radicali sulle realtà più banali con cui si incontra la sua fantasia, Ernst riesce a creare un mondo immaginario completamente nuovo, così che i surrealisti parigini troveranno in lui il più grande creatore d'immagini del secolo. In mostra fino al 12 febbraio sono più di duecento opere, spesso dei capolavori, presentate per la prima volta al pubblico. Vanno dalle prime esperienze intomo agli anni Venti ai lavori più tardi; provengono da importanti collezioni di Stati Uniti ed Europa. I collages di Max Ernst sono l'occasione giusta per un viaggio alla scoperta di Berna, fondata nel 1191 su una penisola che si insinua nell'Aare da Cuno von Bubenberg su mandato del duca Bertoldo V von Zàhringer. Felice sintesi tra antico e moderno la capitale della Confederazione Elvetica è infatti una città piacevolissima e pur essendosi notevolmente ampliata negli ultimi cinquant'anni ha saputo conservare dimensioni a misura d'uomo e la caratteristica impronta medievale. Mantenendo infatti il suo cuore antico con i portici lunghi oltre 6 chilometri su cui si affacciano invitanti vetrine, le sue belle fontane, la Torre dell'orologio con uno Metropolitana di Stoccolma, stazione T-Centralen la Compagnia ferroviaria delle Alpi Bernesi BLS (Berna-Loetschberg-Sempione), più nota come Ferrovia del Loetschberg (la lunga galleria è percorsa da veloci treni navetta per il trasporto delle auto), dal tracciato imponente e spettacolare. Intorno a Berna c'è una regione affascinante da esplorare, ricca com'è di laghi, verdi vallate, montagne superbe come l'Eiger, il Moneti e 1? Jungfrau, graziosi paesini con le case perfettamente curate e piene di fiori Dall'Emmental, patria di formaggi famosi, alla pittoresca valle della Gurbe, dalla piccola città medievale di Aarberg e da Frienisberg, da cui si gode una splendida vista sulla regione dei laghi e sulla catena del Giura, ai laghi di Thun e Brienz (dove da aprile ad ottobre è in funzione un servizio di battelli gestito dalla BLS). Compresa tra i laghi di Tum e Brienz, Interlaken, dei più grandi e famosi orologi astronomici del mondo e un carillon del 1530 che si anima esattamente quattro minuti prima dello scoccare di ogni ora, la sua cattedrale tardo gotica e la Fossa degli orsi (emblema della città fin dal 1224) vicino al ponte grande del Nydegg. n viaggio da Milano a Berna via Domodossola, Briga, Thun, è infatti diretto, comodo e panoramico grazie alla linea intemazionale del¬ una cinquantina di minuti di treno da Berna, è un centro vivace, con una chiesa del XII Secolo, grandi alberghi e graziose pensioncine, scintillanti gioiellerie, una «houle» dove tentare la fortuna presso il Kursaal dalla caratteristica architettura e ottimi collegamenti che ne fanno un eccellente punto base d'inverno per chi vuole sciare ogni giorno su piste diverse e d'estate per chi ama le escursioni a piedi, le fermate panoramiche che consentono di ammirare l'imponente ghiacciaio dalle finestre scavate appositamente nella roccia, e poi su fino allo Jungfraujoch, dove una modernissima struttura accoglie i visitatori con il nuovo ristorante Top of Europe, capace di 700 posti a sedere, ed un Palazzo del ghiaccio 'e fantastiche, bianche sculture. Zweilùtschinen e Kleine sono i due punti di congiunzione di un anello che consente di raggiungere la Jungfrau con un percorso circolare attraverso una delle zone più suggestive delle Alpi. Si può salire passando da Grindehvald (1034 mt.), celebre stazione sciistica con un'eccezionale vista sulla parete nord dell'Eiger, e ridiscendere dall'altra parte su Wengen, un paesino soleggiato e tranquillo a 1300 metri d'altitudine, vietato alle macchine e raggiungibile con il trenino della Jungfrau. Stazione turistica di grande tradizione sia in estate che d'inverno, Wengen è conosciuta in tutto il mondo grazie alla famosa discesa del Lauberhorn su cui si svolge una delle appassionanti gare della Coppa del mondo di sci. Da Wengen con una veloce teleferica (solo 8 minuti) si sale fino a Mànnlichen (2345 mt.), spettacolare belvedere sulla regione della Jungfrau tra la valle di Lauterbrunnen e la valle di Lùtschen, e da qui si può scendere direttamente su Grindelwald con una funivia a quattro posti che in mezz'ora porta a Grindelwald Grund. L'orario della mostra di Max Ernst è: 10-17 dal mercoledì alla domenica; 10-21 il martedì. Chiuso il lunedì. Ingresso 8 Frs. La mostra è aperta sino al 12 febbraio. Il biglietto ferroviario di andata e ritomo da Torino a Berna costa 140 Frs. in 1* classe e 92 Frs. in 2* classe. Tutte le informazioni per quanto riguarda il viaggio, gli alberghi, gli skipass si possono ottenere presso la sede di Milano dell'Ufficio Nazionale Svizzero del Turismo — P.zza Cavour 4 — tel. 02/791921, che dispone di esaurienti pieghevoli. Max Ernst, «La puberté prochez... les pleiade», collage. 1921 gite in battello o in barca a vela sui laghi. La sua più grande attrattiva è senza dubbio la splendida vista sulla Jungfrau che nelle giornate di sole si gode della Hóhenpromenade. Se l'escursione con la funivia dello Schilthorn fino a Mùrren e allo spettacolare ristorante girevole del Piz Gloria (2970 m.) è d'obbligo, non si può lasciare Interlaken senza essere saliti sulla Jungfrau. Dalla stazione di Interlaken Ost parte il treno diretto a Zweilùtschinen e allo Jungfraujoch (3454 mt.), la più alta stazione ferroviaria d'Europa circondata da un suggestivo, ovattato mondo di neve e di ghiaccio. Il trenino della Jungfrau vero e proprio, quello a cremagliera, parte da Kleine Scheldegg (2061 mt.) e scompare nel famoso tunnel della parete nord dell'Eiger, arrampicandosi via via fino allo stazioni di Eigerwand e Eis me e r, due Laura Bacca