A New Delhi come al cinema
A New Delhi come al cinema A New Delhi come al cinema sta alle graduatorie mondiali per il numero di titoli). n cinema indiano d'autore, l'unico capace di suscitare l'interesse dell'Occidente e di penetrarne i mercati, riflette, attraverso le sue tematiche neorealiste ed esistenziali, il caleidoscopio culturale e linguistico che compone l'Unione Indiana. Un festival con aspetti simili alla città che lo ospita. L'uno attraverso immagini filmate, l'altra con l'inquietante varietà dei suoi volti, appaiono come il ritratto dell'India, dei suoi travagli, dei non facili mutamenti in corso. La città sembra rappresentare, più di ogni altra, il sogno frustrato del Mahatma Gandhi di una grande India multiconfessionale che andasse dal Pakistan al Bangladesh coinvolgendo tutti gli aspetti religiosi e culturali (qui la frontiera fra questi due termini diventa quanto mal labile) del sub¬ continente. talvolta il letto di legno e corda. Un giaciglio ma spesso non un tetto, un portico piuttosto o un marciapiede, l'angolo di una via o il riparo di un balcone cadente. Tutte le attività, tutti i commerci si svolgono a cielo aperto, fra vicoli e piazzette. I venditori di «chai» mescolano tè, latte e zucchero con spettacolari travasi mentre i fornai cuociono i pani in scantinati neri come la notte, profondi come pozzi, illuminati dal fuoco come l'inferno. In Chandni Chowk, l'arteria principale, fra l'ondeggiare della folla, il traffico congestionato e animato dalle grida dei conduttori di rìcksciò a pedali, vagabondano le vacche sacre. Pigre si adagiano sull'asfalto bloccando il traffico, affamate si servono dai banchi di venditori di verdura che armati di canne di bambù tentano di cacciarle senza troppa convinzione. Mucche erratiche ovunque, tra i vicoli, nell'atrio della stazione, nei quartieri islamici, fin davanti a Jani Masjid, la grande moschea, la più vasta dell'India. Degrado umano e lotta per la sopravvivenza, in queste vie e probabilmente anche fra i soggetti dei film proiettati in questi giorni al festival. Temi comuni soprattutto al cinema Bengali (Calcutta), il più impegnato socialmente. Il primo film indiano giunto in Europa, «Patherpanciali» (La canzone della strada, 1955) di Satyajit Ray, considerato il grande maestro di questa cinematografia, narrava la battaglia quotidiana di questa gente, mediante la cronaca delle esperienze di un individuo, dalla nascita alla maturità, attraverso i conflitti dell'India che da poco aveva riconquistato l'indipendenza Se la vecchia città racchiude un passato millena¬ Nell'intrigante dedalo di vicoli che compongono la Delhi vecchia, l'utopia sembra avverarsi al di là della storia, quando nella viuzza, fangosa durante il Monsone e polverosa altrimenti, una donna musulmana intabarrata fra impenetrabili panni neri cammina a fianco a fianco di una indù avvolta nei suoi incerti veli che lasciano trasparire, senza ombra di peccato, le forme del corpo e narrano diverse concezioni del senso del pudore. Nella Delhi vecchia i resti del passato sembrano intrecciarsi con il dramma del presente. Red Fort, l'estesa fortificazione del XVII secolo in mattoni rossi, domina la città fra il fiume Yamuna e ibazaar. Fra le vie dell'infinito bazaar, la massa dei diseredati. L'arte d'arrangiarsi di gente che non possiede nulla oltre ai propri cenci, la scodella in cui pone il cibo, Marco Moretti
Persone citate: Jani Masjid, Mahatma Gandhi, Marco Moretti, Red Fort, Satyajit Ray
Luoghi citati: Bangladesh, Calcutta, Europa, India, Indiana, Pakistan
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