Storia di un uomo senza radici che dipinse le fughe esotiche

Si apre il 14 gennaio al Gran Palais la grande antologica di Paul Gauguin Si apre il 14 gennaio al Gran Palais la grande antologica di Paul Gauguin Storia di un uomo senza radici che dipinse le fughe esotiche IN primissimo piano tra coloro che hanno contribuito a creare il moderno mito dell'esotico, del viaggio-fuga in un sognato quanto introvabile mondo primi-tivo, c'è un curioso personaggio del secolo scorso, prima agente di cambio a Parigi, poi selvaggio fra i selvaggi a Tahiti e Hiva Hoa: il suo nome è Paul Gauguin. Al Grand Palais di Parigi si inaugura domani 13 gennaio per la stampa e il «tout Paris», dopodomani per il pubblico, la più grande mostra di dipinti, diseghi, cera- ' miche, sculture'in légno, incisioni che sia mai stata dedicata a quest'uomo strano, dal carattere difficile, contraddittorio e oscuro anche a se stesso. E' l'anno della «gloria a Gauguin» (l'anno prossimo, centenario della morte, sarà quello della «gloria a Van Gogh» con la colossale mostra ad Amsterdam di tut'e le opere): perché la critica unanime attribuisce oggi a Paul Gauguin la qualifica di padre della pittura moderna, accanto a Cézanne, Van Gogh e Seurat. Al Gran Palais saranno esposte fino al 24 aprile circa 280 opere; il catalogo generale dei dipinti «maturi» dell'artista, dal 1886, ne annovera poco più di 400. A Parigi vedremo quindi un Gauguin eccezionalmente vasto, si può dire la metà della sua produzione importante: potremo cosi valutare fino a che punto gli spetta la terribile e gloriosa qualifica di iniziatore di una nuova era dell'arte, di un modo diverso e originalissimo di guardare la natura, le cose, gli uomini e gli animali. La mostra parigina, nel suo nucleo principale, è partita l'anno scorso da Wash¬ UN uomo con i baffi guida una lambretta in un traffico fatto di biciclette, carri trainati da animali e automobili di vecchia foggia; una donna seduta sul sellino posteriore si regge alla vita del guidatore con un braccio e con l'altro tiene un bambino seduto nel mezzo, mentre appoggia ambedue le gambe su di uh predellino a lato dello scooter. Non è un'immagine di casa nostra nel dopoguerra, né una scena pescata a caso da un film del neorealismo italiano ma uno spaccato di vita quotidiana nell'India di oggi, una ripresa probabile in un film indiano d'autore. In questi giorni, dal 10 al 24 gennaio, è in corso a New Delhi la dodicesima edizione dell'International Film Festival of India. la manifestazione vede a fianco di una rassegna dei maggiori successi internazionali, un «Indian Panorama» che presenta una curata selezione di film d'autore del sub-continente. Una selezione particolarmente attenta se si pensa che solo 21 film sono ammessi al festival contro le centinaia prodotti (806 nel 1987, l'India è in t e - ington e Chicago: confluivano in essa i preziosi Gauguin custoditi nei grandi musei americani e nelle collezioni private. A questo nucleo si aggiungono ora, per il grandisoso finale parigino, molte altre opere provenienti dalle collezioni francesi, che hanno potenziato specialmente il periodo iniziale, impressionista, e quello bretone. La vicenda artistica di Paul Gauguin, giudicata romanzesca ai limiti della follia, lo è in realtà soltanto per questa mania dell'esotismo,^ dei Paesi lontani e delle culture primitive. Oggi questa passione sarebbe giudicata normale e potrebbe trovare facile accontentamento nelle proposte di una buona agenzia di viaggio: Francorosso o la Alpitour risolverebbero tutti i problemi di Paul Gauguin. Non voglio essere irriverente, ma un po' smitizzante si, sulla scia degli studi più recenti (come ad esempio il bellissimo, equilibrato testo di Francoise Cachin, fra i curatori della mostra, edito anche in Italia da Mondadori). Questa figura di Gauguin «selvaggio», «primitivo», «matto», quella che letterati e amici hanno contribuito a creare spinti da lui stesso (ricordo il romanzo di Maugham, «La luna e sei soldi») va smantellata e sostituita più realisticamente con quella di un uomo accorto, calcolatore, egocentrico, raffinato (con tendenza al decadente) ma facile vittima delle peggiori tendenze e delle più fumose mode dell'epoca. CIO' detto, va subito aggiunto che, mentre oggi la figura umana di Gauguin perde un po' dello smalto, quella artistica resi¬ Visita alla metro Gauguin viaggia come allievo pilota fino a Rio de Janeiro, presta servizio militare nella flotta ed è smobilitato a 23 anni, nel 1871. Poi, con l'impiego, arriva anche il matrimonio con Mette, una danese di buona famiglia. Si accende il suo amore per l'arte, prima come collezionista degli Impressionisti, poi con la loro frequentazione (specialmente di Pissarro, che lo inizia alla pittura). Nel 1883 il licenziamento, la decisione di darsi tutto all'arte, i primi durissimi scori- i tri conia realtà e le difficoltà economiche. Nascono progetti di viaggio, sogni di abbandonare la corrotta società europea per ritrovare la purezza delle comunità primitive, ie misteriose religioni pagane che affondano le radici nel Mito, una vita libera da ogni impegno e sforzo materiale nel caldo clima dei Tropici dove basta alzare una mano per nutrirsi e stendersi sulla sabbia per dormire. Primi assaggi di esotismo nel 1887: il 10 aprile Gauguin s'imbarca per Panama e finisce come manovale tra gli operai del canale in costruzione. A giugno fugge in Martinica dove è costretto a Xgndjere .l'orologio all'asta In novembre ripara in Francia, ospite di Schuffenecker, uno dei tanti bistrattati e fedelissimi suoi ammiratori. di agente di cambio, soltanto nel 1883 (però non volontariamente: fu licenziato in seguito alla crisi finanziaria che investi tutta la Francia), a 35 anni, quindi: ma quanti artisti non hanno avuto un analogo curriculum? n destino di viaggiatore si rivelò per Gauguin fin dal primo anno di vita: la famiglia si trasferì in Perù, a Lima, n padre Clovis era morto di aneurisma durante il viaggio. Ma pochi anni dopo, ritorno in patria: nel 1859 11 piccolo .Paul: è studente a Orléans. Cattivo' studente, e subito tentato dal mare e dai viaggi. Prima di impiegarsi come agente di cambio da Bertin, ste a qualsiasi attacco: siamo veramente di fronte a un grande della pittura, all'inventore di un'armonizzazione di colori sempre più stregante, magica; a un compositore di gusto sicuro e altissimo; a volte perfino a un esploratore geniale della natura e del paesaggio; a un rivoluzionario audace, anche se non il solo di quel momento storico, ma che ha aperto le porte più degli altri alle correnti moderne e.attuali dell'arte, a quelle storicamente più importanti, in particolare all'astrattismo. E' Véro che Gauguin, nato a Parigi nel 1848, si dedicò interamente alla pittura, abbandonando la professione ED ecco infine il 1888 e l'attuarsi di un nuovo progetto: il soggiorno in Bretagna, che allora, nei confini dell'Europa, era considerata un mondo separato da tutto, con i suoi costumi legati ad antichissime tradizioni, le sue rozze ma suggestive vestigia d'arte, come i «Calvari» in pietra scolpita, i Crocefissi dipinti su tavola nelle chiese. Legato alla Bretagna è uno dei periodi di più intensa produzione di Gauguin: a Pont-Aven egli tiene banco, è il maestro di un folto manipolo di pittori. Si può dire che è proprio in questo paesino bretone che nasce l'arte moderna, come qualcosa che pur traendo ispirazione della realtà si sente e si dichiara svincolato da qualsiasi realismo. Libera, sintetica, simbolistica: un quadro è innanzitutto una superficie colorata che tutto deve suggerire, come la musica e come la poesia. L'estetica della scuola di Pont-Aven è un curioso miscuglio di istanze letterarie prese a prestito da autori come Pierre Loti e Huysmans, propositi rivoluzionari di affrancamento dalla società proto-industriale e mercificante, predilezione per l'elemento «decorativo», per la «cifra stilistica» dell'arte di ogni tempo e luogo, e in particolare per le cultu¬