Gas velenosi da Sparta alla Libia di Gheddafi

Gas velenosi da Sparta alla Libia di Gheddafi Gas velenosi da Sparta alla Libia di Gheddafi LE armi chimiche sono ritornate prepotentemente di attualità con il duro confronto tra gli Stati Uniti e la Libia, dove, non lontano da Tripoli, sta sorgendo una fabbrica di aggressivi chimici considerata da Washington la più grande del Terzo Mondo, e quindi un potenziale pericolo per la pace planetaria (mentre Gheddafi insiste nel dire che si tratta semplicemente di una fabbrica di prodotti chmici al servizio dell'agricoltura). Il ricorso a mezzi d'offesa diversi dalle comuni armi da taglio o da fuoco è molto antico: l'uso di frecce avvelenate risale alla preistoria. Tucidide riferisce un episodio della ■ guerra del Peloponneso, nel quale può essere visto un effetto militare chimico, per quanto verificatosi al di là delle intenzioni di chi Io provocò. Quidati da Archidamo, rè di Sparta, i Peloponnesiaci nel 429 a. C. assediavano Platea, città della Beozia, fedele alleata d'Atene. Oli assalitori pensarono di servirsi del fuoco ottenuto bruciando legna insieme con pece e zolfo, perché le fiamme divampassero meglio. L'azione ebbe successo poiché gli assediati non riuscivano ad avvicinarsi al luogo dell'incendio, e quindi a spegnere il fuoco, probabilmente respinti dall'anidride solforosa, gas irritante che si sprigionava dallo zolfo bruciato. Secondo alcuni storici, il primo impiego militare di sostanze tossiche fu fatto dai francesi durante le ultime campagne napoleoniche, sebbene, almeno in precedenza, il Bonaparte si fosse rifiutato di far sparare (granate all'acido cianidrico. |Nel 1865 anche Napoleone ■ (III,- ' inorridito,"-bloccò gli esperimenti analoghi che i suoi generali stavano facendo. Tuttavia furono proprio i francesi a innescare la tragica escalation chimica della prima guerra mondiale: nell'agosto del 1914 essi bom- ' bardarono i nemici col bromo-acetato d'etile (lacrimogeno). Dall'inizio della guerra. ' nel servizio chimico militare tedesco lavorò Fritz Haber, che nel 1916 ne divenne direttore. Il 22 aprile del 1915, presso Ypresi nel Belgio, i tedeschi, che quel giorno erano sopravvento alle linee francesi, aprirono i rubinetti di migliaia di bombole di cloro: il gas fortemente irritante, portato dal vento, raggiunse circa quindicimila francesi, e cinquemila di essi morirono. In seguito, il cloro fu sostituito dal fosgène, che poteva anche riempire granate e quindi essere lanciato indipendentemente dalle condizioni atmosferiche. Gli austriaci, tuttavia, impiegarono la tecnica primitiva, quando alle 5,30 del ventisei giugno 1916, affidarono al vento una nube di 150 tonnellate di cloro e fosgene che colse nel sonno i nostri soldati tra S. Michele e S. martino del Carso: la Terza Armata italiana ebbe inoltre quattromila morti e quasi altrettanti uomini bisognosi di ricovero. ANCHE, gl'inglesi riuscirono ad attrezzare un arsenale chimico, e anzi misero a punto il proiettore Livens che riusciva a lanciare con notevole precisione bombe al gas contro i tedeschi. Avendo perso l'esclusiva, questi ultimi escogitarono un'arma nuova. Il 22 luglio 1917, di nuovo presso Ypres, essi usarono per la prima volta il bis (2-cloro-etil) solfuro, detto gas di mostarda, per l'odore del prodotto impuro, o anche iprite, dal luogo del suo primo impiego. Il nuovo aggressivo, che debuttò mettendo fuori com' battimento circa tremila uomini, fu poi molto usato da entrambe le parti nel corso della guerra: vennero lanciati, in tutto, più.di nove milioni di proiettili all'iprite, che fecero circa quattrocer.tomila vìttime. Sommando ^ì.ìlttOs ^ì.ìlttOs semi/e QUGStccollagene, di Maria L tutte le armi chimiche impiegate, esse- provocarono oltre un milione di vittime, fra le quali novanta mila morti. Il 17 giugno del 1925 la Società delle Nazioni, riunita a Ginevra, con un protocollo bandi i gas asfissianti e tossici e le armi batteriologiche. Il protocollo raccolse molte firme, ma non quelle degli Stati Uniti (che hanno aderito solo nel 1974) e del Giappone. Inoltre alcune potenze lo firmarono sotto condizioni più o meno restrittive: l'Unione Sovietica, ad esempio, si riservò il diritto d'usare armi chimiche contro nazioni non firmatarie e loro alleate. Fra le due guerre mondiali le armi chimiche furono usate in due conflitti. Come ha scritto Mauro Cifani sulla Rivista Aeronautica del giugno 1981, dalla fine del 1935 alla metà del 1936, in Etiopia, i bombardieri italiani lanciarono iprite sulle truppe del negus HaiUé Selassié; all'inizio l'aggressivo era contenuto in bombe o semplicemente in fusti ma poi fvrono introdotti degli irroratori. Anche i giapponesi usarono armi chimiche: lo fecero contro i cinesi a partire dal 1937. LA Germania doveva diventare, nel frattempo, la culla d'una classe di sostanze chimiche militarmente importanti. Nel 1934 i dottor Gerard Schrader, specialista in antiparassitari agricoli, ricevette dalla direzione della Bayer l'incarico di studiare sostituti sintetici della polvere di piretro, che la Germania riusciva ad importare sempre più difficilmente. . ;Schrader:scopri che alcu-, ni derivati organici.dell'acido fosforico avevano una garono, oltre a sostarne aii- ti-sommossa, anche fosgene e iprite contro i guerriglieri fedeli al deposto imam. Il 14 marzo 1968 il vento si levò improvvisamente sul poligono di Dugway, nell'U- • tah, dove gli americani stavano sperimentando un aggressivo nervino. La nube tossica si spostò in una zona dove pascolavano grandi greggi di pecore: seimila capi furono uccisi. DUE anni dopo gli Stati Uniti si ritrovarono a fronteggiare un altro dei problemi che gli arsenali chimici possono creare anche in tempo di pace. Avevano dei missili pieni di -sarin, che stavano correttiW'tt ri' senio d'esplodereoisp*nt« neametìtè" a causa dell'invecchiamento delle cariche deflagranti. Per sbarazzarsene, li misero in cassoni metallici in cui versarono cemento e che stivarono su un nave: questa venne poi colata a picco sopra un fondale di cinquemila metri (18 agosto 1970). Nel settembre del 1981 il segretario di Stato americano Alexander Haig accusò i russi di fornire armi chimiche ai loro alleati vietnamiti per l'impiego nel Laos e in Cambogia. L'accusa venne, ripetuta e circostanziata, it\ un rapporto preseHfcattfjàl' congresso il 22 malfzé 1988, nel quale si riferivano anurie' testimonianze di'" àtta^M;'' chimici portati dai soviètici contro i guerriglieri afghani. Il rapporto cita, fra gli altri, il servizio pubblicalo dal giornalista olandese Bemd De Bruin (Niewsnet. 2.8.1980) che si trovò spettatore (e vittima) di due attacchi con sostanze tossiche nella zona di Jalalabad (Afghanistan) il 15 e il 21 giugno del 1980. In Cambogia e nel Laos, i vietnamiti fecero un ampio ricorso, sepondo Haig, alle micotossine del gruppo dei tricotecèni! L'Iraq è stata l'ultirha nazione a servirsi di aggressivi chimici, cominciando alla fine del febbraio '84 quando fermò con l'iprite un'avanzata iraniana a sud-est di Baghdad (vedi rapporto d'una commissione d'indagine dell'Orni, 26 marzo '84). Su «La Stampa» del 1° aprile '88 si è scritto che l'Iraq è probabilmente in possesso, oltre che dell'Iprite, anche di un altro vescicante, la lewisite (2-cIoro-vmil-dicloroarsina), e dei nervini tabun e satin. Gli attacchi chimici più recenti sono avvenuti nel Kurdistan iracheno, nel marzo dell'anno scorso contro Halabja, città di settantamila abitanti allora occupata dagl'iraniani (secondo questi ultimi, ci furono quattromila morti), e in agosto, cioè dopo la fine della guerra contro l'Iran, di nuovo nella stessa regione ma stavolta contro i nazionalisti curdi. Reich cadde prima ehe la produzione potesse incominciare. Ugualmente non potè essere prodotto il terzo e più potente composto della serie: il sornàn. Ad ogni modo, alla fine della guerra i vincitori catturarono in Germania notevoli sétìrtè di agenti nervini, che i tedeschi avevano per fortuna rinunciato a usare, probabilmente nel timore di rappresaglie (sapevano che anche gl'inglesi stavano studiando composti fosforati come aggressivi bellici). Nel dopoguerra sono stati preparati nervini più efficaci dei precedenti: gli agenti V. • Oggi si spera che^entro un paio: d'anni si ; arrivi a .'un t?à'ttato^c(tìtro le armi-chi- La parabola umana di Fritz Haber