Quando i libri non avevano la carta di Carlo Carena

Quando i libri non avevano la carta «Manoscritti e miniature» di Giulia Bologna: la storia della scrittura su papiri e pergamene Quando i libri non avevano la carta MANOSCRITTI e miniature di Giulia Bologna, direttrice della Biblioteca Trivulziana di Milano e docente universitaria della materia, cela sotto la sua veste per una volta tanto necessariamente e piacevolmente suntuosa una densa storia del libro, con annessi e connessi, prima che il libro diventasse l'oggetto che tutti conosciamo e consumiamo facilmente: per quei secoli ardui e stentati in cui possedere un volume era una rara fortuna come mangiare e bere regolarmente: fortune da principi o da frali. La biblioteca di Alessandria d'Egitto col suo mezzo milione di rotoli era davvero faraonica; quando Niccolò V sali al trono pontificio, nel 1447, la Biblioteca Vaticana era la maggiore del mondo coi suoi 340 volumi, portati da quell'umanista negli otto anni del suo pontificato a 1160, una modesta libreria privata dei nostri giorni. Anche il libro, come tutti i prodotti civili dell'uomo, ha avuto una storia lunga. Dall'invenzione della scrittura dovevano passare, almeno in Occidente, alcuni millenni prima che si potesse parlare di veri e propri libri, o almeno di ampi rotoli su cui sia scritto un testo letterario di qualche consistenza. Fu la diffusione del papiro egiziano in luogo della troppo ingombrante e parcellare tavoletta di creta mesopotamica a far compiere un salto alla produzione libraria e, direbbe un positivista, alla letteratura. Nelle paludi rivierasche del Nilo nasceva quella che con nome di oscura origine fu chiamata appunto papyrus, una cìperacea alta fino a cinque metri, di quelle piante che, come altre simili benedizioni della natura, sono interamente utilizzabili: la base da cibo e medicamento, la chioma per corone, il fusto e le radici come legname, la corteccia per tessitura, il fusto per cordame, i rami per vimini e finalmente le pellicole dello stelo per la costruzione di supporti scrittori, in strisce verticali accostate e collegate da altre trasversali più brevi. La larghezza del foglio papiraceo variava fra i 12 e i 32 centimetri, la lunghezza fra i22eì 33; più fogli incollati formavano poi un rotolo: il più lungo conosciuto raggiunge i 20 metri di lunghezza, ma l'ingombro allora è tale da renderlo scomodissimo alla lettu¬ ra, come certi exploits dell'editoria contemporanea, il mega biblion mega kakon di Callimaco -gran libro gran guaio») può ben essere l'osservazione di un lettore spazientito dai troppo lunghi rotoli anziché una dichiarazione di poetica alessandrina. Al papiro quasi solo fu affidata nel mondo grecoromano la trasmissione dei poemi, delle liriche, delle tragedie, delle storie, dei dialoghi filosofici, dei bigliettini d'amore. Finché l'arrivo degli Arabi nella zona di produzione (un'appendice è solo a Siracusa), i loro lavori di bonifica e d'irrigazione con le acque del grande fiume, inaridì le fonti del papiro e fece salire in auge quell'altro mezzo ch'era, soprat¬ tutto dal li secolo avanti Cristo, la pergamena, pelle d'ovino o di bovino opportunamente trattata e levigata e promossa dai sovrani dì Pergamo per la propria biblioteca, rivale di Alessandria. Tagliata in fogli ripiegati, la pergamena fornirà ì primi codici, i veri antenati del nostro libro. Sarà il veicolo letterario e lo strumento culturale del Medioevo fino all'uso della stampa. La carta, a parte la favolosa antichità della Cina, viene timidamente introdotta solo nel XII secolo, mediante una lavorazione di stracci macerati che rimane immutata sino a cento anni fa. A questa storia appassionante l'autrice ne fa seguire un'altra per la scrittura, anche qui dalla capi¬ tale romana alla minuscola corsiva alla carolina alla gotica all'umanistica; e un'altra ancora per la miniatura, che domina sovrana nella parte patinata del volume con i suoi capolavori, spesso degni non di una biblioteca, ma di una pinacoteca, e con i suoi maestri, talora non estranei alla storia stessa della pittura, da Lorenzo Monaco al Beato Angelico. Qui non c'è che da sfogliare il libro, e rimpiangere di non essere, anziché acquirenti di tascabili, l'imperatore Carlo il Calvo o il duca di Berry. Carlo Carena Giulia Bologna, «Manoscritti e miniature. Il libro prima di Gutenberg», Giorgio Mondadori, 198 pagine, 70.000 lire.

Persone citate: Giorgio Mondadori, Giulia Bologna, Gutenberg, Lorenzo Monaco, Pergamo

Luoghi citati: Alessandria, Cina, Egitto, Milano, Siracusa