La mente è una sfilata di modelli

La mente è una sfilata di modelli La teoria di Johnson-Laird, punto di riferimento per gli studi sull'intelligenza artificiale La mente è una sfilata di modelli CHE nella nostra mente scorrano in continuazione entità simboliche di cui siamo, in molti casi, perfettamente coscienti, è un'esperienza di cui nessuno può dubitare. Ognuno di noi ricorda o costruisce tra sé sequenze di parole fornite di senso, che poi può scrivere, dire a voce o «tenere a. mente» per farne uso più tardi. Collegandole o meno a delle parole, si forma immagini vivide e dettagliate di luoghi e di volti, di oggetti e di animali. Inoltre utilizza sovente strutture più complesse, sottintese in asserzioni del tipo "gli europei hanno un'idea convenzionale dei giapponesi», o "Luigi non era ancora riuscito a farsi un quadro della situazione». I problemi nascono quando ci si pongono dei perché intorno a tali entità mentali, e si chiedono delle risposte precise e comprovate. Perché nella coscienza compaiono poche parole alla volta, come se fossero scritte su un nastro lungo e sottile, anche se abbiamo mandato a memoria un intero libro? Perché far ruotare su se stesso un oggetto nella mente richiede sempre un minuto circa, sia l'oggetto piccolo o grande, semplice o complicato? Perché dopo aver guardato una mappa, che non assomiglia per niente a un luogo abitato, riusciamo a muoverci con sicurezza in una città sconosciuta, mentre una sua fotografia, benché realistica, non ci aiuta per niente? Sono di tal genere gli interrogativi da cui è partito lo psicologo inglese Johnson-Laird per costruire la sua teoria dei modelli mentali. In pochi anni — l'originale risale solo all'83 — essa è divenuta un punto di riferimento obbligato per chiunque si interessi alla teoria della mente, nonché alle ricerche volte a simulare alcuni dei suoi processi ancor oggi misteriosi, come la comprensione del linguaggio, mediante tecniche di intelligenza artificiale. Un modello mentale è una struttura cognitiva, disposta su diversi livelli del sistema cervello/mente, che sta in un rapporto di corrispondenza analogica con un determinato stato di cose nel mondo. In gran parte è incoscia: anche dopo decenni uno è capace di ritrovare un particolare luogo in una città dove è vissuto da giovane, ma non è affatto in condizione di descrivere i processi mentali che lo guidano. Le altre classi di entità o processi mentali di base, quali le rappresentazioni proposizionali e le immagini, sono definite ambedue da Johnson-Laird in rapporto ai modelli. Qualunque proposizione viene interpretata in riferimento a modelli mentali, tanto che la maggior parte dei casi di ambiguità o di fraintendimento nei processi comunicativi sono dovute al fatto che l'ascoltatore interpreta una proposizione del parlante alla luce di un modello diverso da quello cui questi si riferiva. Quanto alle immagini, l'autore le definisce vedute di modelli, cioè rappresentazioni percepibili di oggetti de! mondo reale cui un dato modello rinvia. Così l'avere in mente il modello di un libro ci permette di formarci un numero virtualmente infinito di immagini di libri o di parti di essi. Questo importante lavoro si inserisce in quel settore delle scienze cognitive, esse stesse un vero e proprio carrefour di una mezza dozzina di discipline, dalla psicologia sperimentale all'antropologia, dalla linguistica all'intelligenza artificiale, che in tema di teoria della mente segue una concezione funzionallsta. Secondo tale concezione, il funzionamento di un sistema come la mente non dipende dalla costituzione materiale degli elementi che 10 compongono — i quali sono in ultimo, nel caso dell'uomo, cellule nervose — bensì dal disegno delle connessioni tra gli elementi. In via di principio, nulla osta che lo stesso disegno sia riprodotto con materiali completamente diversi da quelli impiegati dalla biologia-umana. E' tale principio che si ritrova oggi alla base dell'intelligenza artificiale «forte»; quella, cioè, a cui non interessa tanto costruire computers più efficienti, quanto utilizzare il computer sia come modello sorgente, sia cpme banco di prova per programmi che mirano a simulare processi mentali. Del funzionalismo, e in genere della corrente maggioritaria dell'intelligenza artificiale, il lavoro di JohnsonLaird condivide anche taluni limiti. Da vedersi, in specie, nel posto minimo o inesistente lasciato ai processi sociali di costruzione della niente. Affermare che il ragionamento si fonda sull'uso inconscio di modelli coglie un punto essenziale, ma non basta: bisogna spiegare anche perché i membri di un gruppo sociale utilizzano quasi tutti gli stessi modelli, diversi dai modelli di un altro gruppo. E quegli insiemi di proposizioni chiamati comunicazione, conversazione o discorso non nascono mai in solitudine, fuoriuscendo dall'interno di una singola mente come fossero nastri che si dipanano da un rocchetto; bensì vengono costruiti pezzo per pezzo col contributo di molti individui. La mente insomma, è trans-personale non meno che personale; 11 suo studio non può quindi poggiare solamente sulla psicologia cognitiva,-mari' ' chiede anche una sociologia cognitiva.1"1 (Poscritto editoriale. Per contribuire a tutelare la tradizione italiana del libro ben fatto, si potrebbe provare a dare un voto alle diverse operazioni da cui un libro nasce: redazione, traduzione, correzione. Nel caso della versione italiana dell'opera di Johnson-Laird, non si può perdonare alla redazione di avere omesso l'indice dei nomi e l'indice degli argomenti, entrambi presenti nell'originale. In un libro di questo peso, tali strumenti di lettura sono indispensabili. Quindi, voto non alto: 6,5. Il traduttore ha fatto in complesso un buon lavoro, oltre che grosso, anche se ha ecceduto un po' nel rendere con giri di frase singoli termini che forse riteneva ancora poco familiari ài lettore italiano. Ma «teoria del calcolo» per -r.omputational tbeory», «intelligente programmazione» per «intelligent software» — in luogo di «programmi intelligenti», o «programmi per l'intelligenza artificiale.» — e «buchi» per «bugs» in luogo del popolarissimo «bachi» (per designare gli errori di programmazione particolarmente maligni, o invisibili a un primo esame), gridano vendetta. Anche qui non andrei al di là del 6,5. Quanto al lavoro di correzione, bisogna dire che il tasso di errori è eccezionalmente basso per lo standard italiano di oggi, ma il filosofo D. C. Dennett, il noto autore di "Braìnstorms», sarà spiaciuto di trovare il proprio nome ripetutamente orbato di una delle due t. Diciamo allora 7 per la correzione. Luciano Gallino Philip N. Johnson-Laird, «Modelli mentali. Verso una scienza cognitiva del linguaggio, dell'inferenza e della coscienza», introduzione di Paolo Legrenzi, il Mulino, pagine 744,65.000 lire. Disegno di Escher

Persone citate: Dennett, Johnson, Johnson-laird, Laird, Luciano Gallino Philip, Paolo Legrenzi

Luoghi citati: Escher