Anche la libraia ha scritto la «sua Africa»

Anche la libraia ha scrìtto la «sua Africa» Incontro con Erminia Dell'Oro autrice di «Asmara addio» Anche la libraia ha scrìtto la «sua Africa» MILANO — Nella pace postnatalizia, il piano rialzato della prestigiosa libreria Einaudi in' Galleria Manzoni è vuoto. C'è solo Erminia Dell'Oro, responsabile del negozio; una donna magra, bruna e di mezza età. Le chiediamo a chi consiglierebbe un romanzo appena uscito e intitolato Asmara addio. ' «A quanti cercano un libro sull'Africa, scritto in modo scorrevole e che non . annoi-. Parere competente e doppiamente interessato, perché, prima di venderlo, questo romanzo Erminia Dell'Oro l'ha scritto. E' la sua opera prima, pubblicata dalle Edizioni dello Zibaldone - Studio Tesi (pagg.320, lire 23.000). E' il caso, estremamente raro, di chi, oltre a passare le proprie ore tra banconi carichi di volumi, si mette anche a scriverne. E' successo al triestino Saba. Prima di tarlo, la Dell'Oro ci ha pensato quattordici anni, in questi locali, carissimi ai milanesi divoratori di libri per il lungo lavoro di Waldo Aldrovandi, morto lo scorso febbraio. Con tutti i titoli pubblicati per poi scomparire immediatamente, cosa l'ha spinta ad aggiungerne un altro? 'E' stato ti piacére di scrìvere. Da ragazza volevo diventare scrittrice o giornalista. Ci ho anche provato. Ma soltanto ora sono riuscita a raccontare unastoria che era in me da sempre. La storia è questa. Erminia Dull'Oro rievoca i primi vent'anni della sua vita, passati ad Asmara, Eritrea, dove il nonno paterno si era avventurosamente trasferito alla fine del secolo scorso. E' là saga di una famiglia in cui non mancano personaggi straordinari come Erìch, il.nonno materno, che a undici anni fugge di casa per seguire una carovana di mercanti di cavalli diretti in Spagna; è soprattutto la descrizione accurata e partecipe della vita coloniale italiana. Le vicende familiari s'intrecciano con cent'anni di storia dell'Eritrea: a partire dall'arrivo dei primi occidentali, attraverso l'Invasione italiana del 1936, gli inglesi, la forzata annessione dell'Eritrea all'Etiopia da parte di Hailè Selassiè. La nascita dei movimenti indipendentisti eritrei (ancora in lotta), fino al colpo di Stato che destituì il Negus. Sullo sfondo, il favoloso altopiano battuto dal vento del deserto, il caldo kamsin; le isole del Mar Rosso davanti a Massaua, come la mitica Modok, bianca, abbagliante perché ricoperta dalle uova di milioni di uccelli. Come ha fatto a capire che era arrivato il momento di riscoprire questo mondo? -Forse sono stati i lunghi viaggi in metropolitana, dalla periferia al centro di Milano. Mi sono ritrovala a scrivere su una agenda, giorno dopo giorno, nell'ora di punta. E la domenica battevo a macchina. Così per un anno». Il fatto di dirigere una importante libreria come ha influito? •Mi è servito per capire che non si può scrivere tanto per scrivere. Ci sono troppi libri inutili. Ho scoperto che la sola cosa di cui poteva parlare era la mia esperienza africana. Anche perché in Italia mancano romanzi sulle excolonie e soprattutto romanzi in sui prevalga il putito di vista femminile-. Che impressione fa trovarsi nella stessa collana con Una vetta del Darien di Freya Stark? 'E' meraviglioso. Lei, insieme a Karen Blixen e a Forster, in particolare Passaggio in India, sono i miei riferimenti fissi». E' scomoda la posizione di libraia-scrittrice? -Occorre molta autoironia. Altrimenti sarebbero guai. Capisco finalmente perché gli autori sono costantemente preoccupati di sapere se il loro titolo è in vetrina e arrivano a telefonare con voce contraffatta per chiedere se abbiamo ancora delle copie in libreria. -Un libro costa sempre fatica, anche se è brutto. E sapesse che impressione fa vedere quanti sono i romanzi che dopo venti giorni ritornano nei cartoni, pronti per essere rispediti alla casa editrice...». Ha esposto il suo libro in vetrina? -No, l'ho tenuto in secondo piano, ma nei giorni prima di Natale ne ho venduto 250 copie". Asmara addio s'interrompe sul suo viaggio verso l'Italia. Cosa succède dopo? 'Tomai nella Milano da cui eratio partiti i miei nonni. Erano i primi Anni Sessanta. La città fredda, dura, grigia. Tentai la strada del giornalismo, ma ero troppo ingenua: una vera ragazzina di provincia. Mi sposai e piantai lì. Nel 75 incontrai per caso Aldrovandi e cominciai a lavorare nella sua libreria. Da zero: un anno di estratti conto, confinata in questa stanza. Ma alla fine riuscii a scendere. Mentre tutti prima o poi se ne sono andati, io sono rimasta: la mia avventura è tra questi libri». Dopo aver vissuto i primi vent'anni in orizzonti magicamente illimitati, ora si trova in una città, chiusa per ore tra pareti di carta. Non tornerebbe indietro? •No, non provo nostalgia. Vado ancora in Eritrea, perché.mi piace e poi ci vivono i miei genitori. Mi è rimasto attaccato un grande interesse per qutsto popolo meraviglioso e che ora vive in condizioni tremende, tra guerra e povertà. Sono in contatto con la vasta comunità eritrea di Milano. Questo libro è dedicato a loro. E se ce ne sarà un secondo sarà sempre per loro». Erminia Dell'Oro tocca con esperta soddisfazione il suo libro. Dice: 'Che bella carta». Poi scende tra ì banchi per vendere Eco, Biagi. Marchi, Sciascia... Michele Neri a Erminia Dell'Oro