Napoli: la festa e la forca per Masaniello di Felice Piemontese

Napoli: la festa e la forca per Masaniello Con «La danza degli Ardenti» il francese Schifano dipinge un affresco barocco del nostro Sud Napoli: la festa e la forca per Masaniello UNA delle Chronlques napolitaines, che, due anni fa, hanno rivelato l'estro barocco e la napoletanità elettiva di Jean-Noel Schifano evocava la concitata sequenza del trionfo, della morte e dell'apoteosi di Masaniello. Adesso quelle stesse pagine forniscono l'epilogo di un secondo libro dello scrittore francese che da quel nucleo, per lievitazione e inarrestabile accrescimento naturale, è tematicamente e stilisticamente derivato. Anche La danza degli Ardenti ha infatti per tema la vita e le avventure di Masaniello: non quelle pubbliche però che alla fine della sua breve esistenza lo avrebbero inopinatamente promosso a eroe popolare, ma quelle private dei.suoi primi vent'anni, se privali possono considerarsi a Napoli il concepimento, la nascita, le beffe, le truffe, i vizi, gli amori, la morte. E anche qui, sul nudo canovaccio della cronaca, l'autore ricama un variopinto, animatissimo arazzo. Come e più che nelle Chroniques (ma di più soltanto perché la forza evocatrice che là si prodigava lungo un arco di quattro secoli qui si concentra nello spazio di vent'anni), protagonista è Napoli, i suoi colori, le sue passioni eccessive, i suoi strepiti, le sue oscenità, la sua corporalità, le sue risa e il miracoloso equilibrio che compone in sempre precaria e splendida armonia i suoi immedicabili contrasti. Non che Masaniello sia soltanto un pretesto, perché di questi contrasti è egli stesso emblema e sintesi: è piuttosto ilpropiziatore di una rievocazione corale di un resurrezione di luci, di voci, dì atmosfere, di eventi minimi ed esemplari che non sono suoi più di quanto non appartengano a tutte le migliaia di anonimi lazzaroni che hanno condiviso il suo tempo e accompagnato il suo destino. Il romanzo del pescivendolo che diventerà capopolo (ma questa trasformazione è qui appena adombrata) si traduce dunque nella rappresentazione di una città di alabardieri spagnoli che stuprano le ragazze rimaste sole nei bassi, di frati voraci e ridanciani, di mammane che al neonato asfittico insufflano il respiro di pollastri sacrificali, di mariti che crepano d'indigestione le prima notte di nozze, di santi che fanno liquefare il loro sangue nelle ampolle e, nello stesso istante, congelare il fiume minaccioso della lava, di bambini che affrontano come un gioco la scuola quotidiana dell'esistenza, di tutta una folla che inventa ogni giorno un modo nuovo per convivere con la miseria e per destreggiarsi tra le tre F, la Festa, la Farina, e la Forca che il capriccio dei potenti le dispensa. In questa rappresentazione della festosa, barbarica epopea del cibo, del sesso, degli escrementi, del sangue, Schifano si getta con una sorta di ebbrezza, non trascurando un solo, infimo dettaglio dell'affre¬ sco, non attenuando il minimo contrasto, non smorzando neanche un colore. In patria l'hanno chiamato «il più napoletano degli scrittori francesi», ed è un riconoscimento che anche in Italia — dove ha trovalo in Felice Piemontese un traduttore straordinariamente congeniale — gli si può confermare. Si può fare anzi di più, dargli diritto di cittadinanza, almeno onoraria, nella letteratura meridionale e, sfruttando una situazione che egli stesso ha fatto tra scrittori-Giona, «che sono intrappolati nella realtà meridionale, ne descrivono in maniera realistica gli aspetti economici e sociali, denunciano accusano, lottano» e scrittorì-Achab, che invece «nella realtà meridionale trovano un trampolino barocco per rinnovare i miti, per tuffarsi nel cuore della loro infanzia o addirittura nei nimbi placentali», ascriverlo senza esitazioni a questa seconda famiglia. Giovanni Bogliolo Jean-Noèl Schifano, «La danza degli Ardenti», trad. di Felice Piemontese, ed. Pironti, 310 pagine, 22.000 lire. La rivolta dì Masaniello in un quadro di Domenico Gargiulo

Persone citate: Felice Piemontese, Gargiulo, Giovanni Bogliolo Jean, Pironti, Schifano

Luoghi citati: Italia, Napoli