Come sono pochi in America i lettori seri di Furio Colombo

Come sono pochi in America i lettori seri Il pubblico e la fabbrica dei best-seller: autori in corsa per scrivere su fatti di cronaca Come sono pochi in America i lettori seri NEW YORK — Forse il New York Times era a corto di storie, il primo giorno dell'anno. Ma ha dedicato la prima pagina a questa inchiesta: «A chi si ispirano i nuovi autori per i loro libri?' La risposta è stata: ai grandi processi. Per esempio quello della bambina Lisa Steinberg, adottata in una buona casa borghese e uccisa a botte dal padre (forse con la complicità della madre) poco prima che compisse i sei anni. Oppure quello della signora Meyerson, già Miss America, già amica del sindaco di New York, già assessore alla Cultura, poi caduta in disgrazia e processata per tentata corruzione di un giudice. L'inchiesta dimostra che almeno otto autori di un certo rilievo si stanno concentrando sulla prima storia, e sei o sette stanno lavorando sulla seconda. E ci fa sapere che non tutti sono stati colti dall'ispirazione furente di quei processi, rivelatori di una New York fra Zola e Boizac. In metà dei casi sono stati gli editori che hanno alzato il telefono, hanno raggiunto lo scrittore di fiducia nell'isolamento del Connecticut o del Vermont e hanno buttato lì la proposta: 'Che ne diresti di leggerti gli atti di questo processo,. cinquantamila di anticipo?'. Oli 'editorS' hanno le loro ragioni. Due veri omici¬ di, uno a New York, uno in Texas, una volta impaccali nei loro bravi libri di ricostruzione dettagliata, sono diventati importanti best sellers negli ultimi anni. In un altro articolo di riflessioni intorno ai libri, lo stesso giorno, sullo stesso giornale, Christopher Lehman Haupt, capo delle recensioni letterarie del Times, racconta di avere rivolto questa domanda a Jack Shoemaker redattore capo della casa editrice North Point di Berkeley, reputata da lui una delle 'Colle': 'Secondo te quanti lettori seri ci sono in America? Intendo dire gente pronta a nuovi libri, avida di nuovi percorsi, disposta a seguire un nuovo autore di talento?' 'Direi 15-16 mila in tutto il paese', ha risposto Jack Shoemaker, l'intervistato. E non dimentichiamo di aggiungere i 500-600 -lettori seri» che seguono anche i nuovi volumi di poesia. 'Cosi pochi?» — ha chiesto stupito il critico del Times, ricordando ai lettori che gli americani sono 236 milioni — 'Non tanto pochi», ha obbiettato il redat¬ tore capo di North Point, ■se pensi che in quasi tutte le università i corsi di poesia sono scomparsi, e che nei corsi di "scrittura creativa" in cui sono nati molti autori americani, da James Agee a Kurt Vonnegut, si insegna quasi solo a scrivere libri sui processi, i delitti e gli scandali politici...-. L'informale e non scientifica analisi di Jack Shoemaker ha aggiunto questi due dati: i quindicimila diventano ogni anno più vecchi, segno che non si aggiungono nuove reclute. E i lettori di poesia sono tutti profughi degli Anni Sessanta, tutti ultraquarantenni. Eppure, si domanda Christopher Lehman Haupt ad alta voce, i lettori non sono diminuiti, le case editrici sono aziende rampanti. Dove sono finiti i lettori 'Seri-, che cosa e successo? Per puro caso domanda e risposta si sono inseguite fra le pagine dello stesso giornale. Bisogna tornare in prima pagina, all'articolo sui "libri da grandi processi, con grandi anticipi e grandi spese di produzione-. La risposta che il critico cercava gli viene dalle notizie, e non tanto dal puro e semplice fatto che la scrittura d'attualità si insegue dall'università, che vuole preparare professionisti adatti, alla casa editrice, che vuole ormai solo il best seller ed è in cerca di regole per la produzione sicura di quel tipo di libro. Ora il problema non può stare soltanto nel produrre libri che vendono bene. — Questo è un dovere d'impresa. — Dov'è allora? Non esistono studi che ce lo dicano, ma si può fare qualche supposizione. In parte, direi, una ragione di crisi, è nell'errore delle università che insistono nel farsi ufficio di collocamento «a breve?, invece che indirizzare i -consumatori- verso gli orizzonti di cultura più vasti possibili. Un'altra ragione è la politica di vendita spinta del libro ad alto costo ed alto "ritorno-. Se lo si fa a scapito della paziente coltivazione del ■giardinetto dei quindicimila fedeli e seri lettori, una intera industria finirà per perdere la sua base. Si tratterà di un mercato senza eredi, senza futuri frequentatori, una politica simile alla distruzione delle foreste brasiliane. Una vol¬ ta abbattuto l'albero, il frutto sarà un terreno che rende per pochi raccolti, ma è troppo poco profondo per restare fertile. Tornerà polvere e resteremo tutti senza l'albero abbattuto e senza il raccolto promesso. Ma la cosa che impressiona di più è questo sbattere contro la realtà — tanti frammenti di realtà cosi come ci arrivano dalla cronaca — rinunciando a vedere più in grande, più in là, in prospettive diverse da quelle già offerte dalla cronaca dei giornali e della televisione. Impressiona che già tre romanzi si siano ispirati alla morte della piccola Liza Steinberg, mostrando una rete a piccole maglie che cattura anche gli scrittori di immaginazione, prima che si possa sapere se sarebbero stati o no -nuovi-, -grandio almeno diversi. Se questo è un messaggio sullo -stato dell'unionedegli scrittori, all'inizio di un anno nuovo, il suo senso mi sembra chiaro. La strada è in discesa, e se non ci sarà qualche sussulto o qualche rivelazione, alla fine della strada c'è il terreno spianato e senza alberi, che produce solo la polvere della cronaca. O almeno questo accade o sta per accadere in America, fra università a percorsi stretti e case editrici un po anfetaminiche che stanno cambiando, quasi senza saperlo, la loro ragione sociale. Furio Colombo

Persone citate: Christopher Lehman Haupt, Jack Shoemaker, James Agee, Kurt Vonnegut, Lisa Steinberg, Liza Steinberg