Alberto: «Ho commesso un errore ma d'ora in poi vincerò sempre»

Alberto: «Ho commesso un errore ma d'ora in poi vincerò sempre» Alberto: «Ho commesso un errore ma d'ora in poi vincerò sempre» Il bolognese ammette di avere accusato dei freni psicologici DAL NOSTRO INVIATO KITZBUEHEL — Agitando le bandiere, la folla premeva contro le transenne per vedere 11 campione secondo sul podio ma primo nel cuore. Kitzbuehel era un trionfo di neve e di sole, una grande festa dello sci, come a Madonna di Campiglio quando le armate dei tifosi di Tomba andarono in delirio per l'impresa vincente dell'eroe. Un gruppo dì cacciatori d'autografi, aggressivo e compatto, cingeva d'assedio il capanno della tivù dove 'Alberto spiegava al popolo, giù in Italia, i motivi di una vittoria mancata, o di un secondo posto prezioso, dipende dai punti di vista, dalla disposizione d'animo di chi osserva lo sci e i suoi campioni. E Tomba rideva e gioiva: 'Ogni volta che vado sul podio sono contento perché significa che ho fatto una grande gara. Stavolta ho commesso anche qualche errore, ma chi non sbaglia mai alzi una mano: L'errore, ammesso poi che si possa chiamarlo così, stavolta non è stato tecnico. Sui pali Alberto non ha avuto incertezze, non ha rischiato di saltare una porta o cadere. Il calcolo ha frenato la corsa dell'eroe, e la paura di non condurre alla fine una gara che l'aveva visto dominatore nella prima manche. «Nella discesa d'apertura ho sciato benissimo. Pietrogiovanna aveva tracciato molto bene, ed io sono sceso tranquillo, girando sui pali e non correndo rischi. Il ritmo era buono, però, e credo che se avessi tirato un po' di più, chissà, magari potevo guadagnare qualche decimo. Nella seconda, invece, ho avuto molto tempo per pensare, mentre aspettavo il mio turno al cancello: vedevo gli altri scendere, capivo che il tracciato era difficile, che andava affrontato con cautela. Poi hanno cominciato a saltare ed io mi sono preoccupato, e la preoccupazione è aumentata quando è uscito Gstrein. Qui, mi sono detto, è meglio/renare che finire fuori pista: e così sono arrivato secondo. Ma sono contento, ripeto, perché per la seconda volta di seguito sono salito sul podio-. In verità, per via dei tifosi che reclamavano la loro parte di autografi, e della gente che si stringeva attorno a lui per complimenti e interviste, Alberto Tomba ha rallentato, anzi stravolto la cerimonia di premiazione. E' stato chiamato sul podio una volta, poi una seconda e una terza, e lui non c'era, ma non era colpa sua. Quando finalmente sono riusciti ad acchiapparlo, Bittner e Nierlich avevano già lasciato il traguardo e qualche fischio di disapprovazione ha accompagnato il saluto di Alberto al pubblico austriaco che pure In gara non era stato avaro di applausi. «Quando sono in pista non possiedo più la tranquillità e la libertà dello scorso anno. Non sono cioè nelle condizioni psicologiche di Bittner, ad esempio, che ogni volta scende sema aver nulla da perdere. Per me le cose sono cambiate, ora sento maggior responsabilità ed è logico che prima di partire mi assalgano pensieri nuovi, su quel che devo fare in pista. Tuttavia so che queste cose le proverò per sempre, dopo le imprese della passata stagione: sono diventato di colpo un campione e perciò devo affrontare anche i problemi e i fastìdi che toccano ai campioni, la popolarità, l'attesa, ed il fatto che ormai la gente si aspetta da me soprattutto vittorie. Io però credo ai numeri: terso a Kirchberg, secondo a Kitzbuehel e primo ad Adelboden. Poi, dal momento che non si può tornare indietro, vincerò anche a Wengel e a Vail, vincerò sempre: Gli era già tornato il buonumore, dopo un attimo, ma solo un attimo, di dispetto per il successo mancato. Appena giunto al traguardo, Alberto ha stretto la mano ad Armin Bittner, il nemico, il quale stava facendo una dichiarazione alla televisione tedesca. Diceva: «Non mi interessa aver battuto Tomba, in verità mi sto abituando a superarlo sul traguardo. A me interessa vincere, e non mi importa chi sale sul podio dopo di me-. Alberto ha ascoltato paziente, poi ha fatto finta di sgridare l'avversario: «Ah, allora è così che la pensi? Stai calmo perchè a Wengen ti dò una batosta che non te la dimentichi più». c. co.

Persone citate: Alberto Tomba, Armin Bittner, Bittner, Gstrein, Nierlich, Pietrogiovanna, Tomba

Luoghi citati: Adelboden, Campiglio, Italia