Materazzi è felice, Liedholm fa l'acchiappafantasmi

Materazzi è felice, Liedholm fa l'acchiappafantasmi Materazzi è felice, Liedholm fa l'acchiappafantasmi L'allenatore laziale: «Oggi siamo discreti, il prossimo anno saremo fortissimi» -1 giocatori continuano il silenzio stampa di MASSIMO GRAMEILINI ROMA — «Giorgio, il vero derby vincilo tu». Lo striscione è appoggiato a un gradone della Tribuna Tevere e i tifosi laziali diretti verso l'uscita si fermano a guardarlo, mentre la commozione invade per un attimo le loro facce piene di felicità. Giorgio è fratèllo e «vice» del presidente Calieri. Ieri mattina era atteso da un intervento chirurgico dagli esiti incerti: c'era il rischio che perdesse per sempre la voce. Invece, per fortuna, a perderla sono stati soltanto i giocatori, che continuano a cucirsi la bocca, Giorgio Calieri è fuori pericolo e a darne la notizia è proprio Gianmarco, il fratello presidente: «Una giornata doppiamente eccezionale: la squadra ha vinto e l'operazione di Giorgio è andata bene. In tre anni, questa è la prima volta che mio fratello si perde una partita. Ma, in compenso, ne ha vinta una ancora più importante». Contestazioni dei tifosi e preoccupazioni familiari, disagi pubblici e drammi privati: Calieri esce vincente da una settimana difficile, i cui segni sono rimasti sul suo viso, che fatica a distendersi in un sorriso liberatorio. Pino a ieri mattina era lo zimbello dei romanisti, che lo accusavano di aver presuntuosamente dichiarato, mesi fa, che la Lazio era più forte dei giallorossi. E' il momento della rivincita: «Dopo aver visto le due squadre in campo, una contro l'altra, non posso che restare della mia vecchia opinione: siamo più bravi dei nostri cugini». E se ne va elogiando il mattatore del derby Paolo Di Canio: «E' un campione. Adesso finalmente la gente capirà perché l'estate scorsa, pur di non cederlo, rinunciammo a tanti altri giocatori». Di Canio lascia il teatro del suo trionfo pizzicandosi la lingua. La consegna è quella del silenzio e lui è troppo corretto per infrangerla, anche se Dio solo sa quanta voglia avrebbe di raccontarsi e di raccontare il suo primo gol nella Lazio e in serie A e il duello a distanza (stravinto) con Giannini. «Poco serio e troppo facile interrompere il silenziostampa dopo una vittoria. E poi ci ha portato fortuna...». Parole di Pin, uno dei due giocatori (l'altro è Piscedda) cui i compagni hanno affidato il compito di portavoce. L'ex juventino, a nome della squadra, dedica la vittoria al fratello del presidente e spiega: «Prima di entrare in campo avevo più paura di noi che della Roma. Poi ho guardato gli occhi dei miei compagni e vi ho visto la luce della determinazione. Allora ho capito che ce l'avremmo fatta. «Eravamo cocentrati come non mai — aggiunge Piscedda —. / nostri avversari hanno commesso un solo errore: quello di sottovalutarci». E Pin, esperto di derby torinesi, confessa che «la nostra partita mi ha ricordato quelle che anni fa giocava il Toro contro la Juve». Materazzi sembra uscito da un incubo. Usando la bocca come una mitraglietta, scarica sui taccuini frasi che parlano di tattiche azzeccate, di serenità mai persa e, in ogni caso, ritrovata, di misteriosi 'voti» da sciogliere, per grazia ricevuta: «Ma non chiedetemi i particolari. E' una cosa troppo personale. Accontentatevi di raccontare questa Lazio, che adesso è discreta, ma fra un anno sarà fortissima». • Dieci feriti non gravi, una ventina di contusi, un autobus distrutto: è il bilancio de! derby dei teppisti. Fra i feriti ci sono tre accoltellati. Il Barone: «La Roma non c'era» - Tancredi: «Che vergogna, siamo stati dominati» di MARCO MAZZOCCHI ROMA — Nello spogliatoio giallorosso non si sa se ridere o piangere. Non si sa se sdrammatizzare una sconfitta che in un derby ci può sempre stare, o analizzare anche spietatamente una partita che la Roma non ha mai disputato. Nils Liedholm abbozza un sorrìso, ma la prestazione dei suoi lo ha francamente annichilito. «Non so se è stata la più brutta Roma di stagione—esordisce a bassa voce —. Ma sicuramente nel primo tempo non siamo esistiti. Non siamo riusciti a mettere insieme nemmeno due passaggi di fila. Durante l'intervallo i ragazzi si sono guardati in faccia e hanno capito che stavano facendo una brutta figura, così nella ripresa siamo un pochino migliorati. Ho fatto giocare Renato perché ha ormai recuperato l'infortunio; la staffetta con Conti era prevista. La Lazio ha vinto meritatamente perché ha giocato con la squadra, al contrario della Roma». Risposte imbarazzate, teste basse, sorrisi di circostanza. Questo l'immediato dopo-derby dei giocatori giallorossi. Perdere con i cugini biancazzurrì proprio non ci voleva. «Sicuramente, ma soprattutto non ci voleva per la maniera in cui ciò è avvenuto — dice il 'veterano' Franco Tancredi —. Non abbiamo fatto nulla per giocare questo derby, siamo stati dominati dal primo all'ultimo minuto. Perdere sì, ma nel modo giusto. Se la Roma è questa, il Milan domenica prossima ci può sommergere dì gol». L'emblema della sconfitta è capitan Giannini, deluso come mai nella sua carriera. «Nel tunnel che ci riportava negli spogliatoi ho ripensato alla sconfitta con la Spagna nella finale del campionato europeo Under 21. Oggi la delusione è stata ancora maggiore. ' Per Daniele Massaro, la prima sconfitta in una stracittadina. Con la maglia milanista non aveva mai perso. «Non mi aspettavo questo risultato, ma per come abbiamo giocato è sicuramente giusto. Di questo possiamo incolpare forse la tensione. E' mancata un po' la spinta sulla fascia destra, perché Renato è un ottimo giocoliere, ma spinge meno, ha caratteristiche diverse dalle mie. Ora bisogna darsi una registrata, dopo i quattro successi consecutivi abbiamo pensato che tutto fosse più facile. Adesso siamo tornati nella realtà».

Luoghi citati: Lazio, Roma, Spagna