Anche l'Italia a Rabta
Anche l'Italia a Rabta Anche l'Italia a Rabta Con altri Paesi avrebbe concorso alla costruzione della fabbrica chimica in Libia NEW YORK — Non solo i tedeschi ma anche gli italiani e industrie di un'altra decina di Paesi hanno concorso alla costruzione della fabbrica di Rabta in Libia, fornendo materiale, tecnologia o finanziamenti. Qualche società s'è trovata coinvolta nell'affare senza rendersi conto che, come sostengono gli americani, quello stabilimento sarebbe stata destinata à costruire armi chimiche, ma altre si sono ingegnate in tutti i modi per nascondere e camuffare la loro attività, ricorrendo a compagnie ombra o imboccando i canali tortuosi e segreti delle operazioni svizzere. E' questo il succo di una lunga inchiesta condotta su scala internazionale dai giornalisti di -Business Wee/c-, la rivista d'affari americana che ne pubblica i risultati nel suo ultimo numero che porta la data del 23 gennaio. L'auto¬ revole rivista afferma di avere ottenuto molte informazioni da fonti dei servizi segreti americano e israeliano, e pur dicendo che in tutto le società coinvolte nell'affare appartengono a dodici Paesi, nomina solo alcuni di questi (Germania, Italia, Francia, Belgio, Gran Bretagna, Svizzera e Giappone) e solo alcune società. L'uqmo che ha reso possibile1 la costruzione dell'impianto chimico libico di Rabta, l'architetto iracheno Ihsan Barbouti, era stato incaricato nel làati dalle autorità libiche di costruire un impianto per la produzione di acqua pesante che avrebbe permesso alla Libia di costruire un reattore per Vestrazione del plutonio che avrebbe potuto utilizzare per produrre una sua bomba atomica. Lo scrive l'inglese •Observer».
Persone citate: Ihsan
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