Il paradiso dei «pataccari»

Il paradiso dei «pataccari» In Paraguay si scatena la lotta per la successione di Stroessner Il paradiso dei «pataccari» Senza industrie, il Paese prospera sul contrabbando e sul piccolo commercio di «falsi» - Un'altra specialità nazionale: riciclare automobili rubate in Brasile - L'agonia del dittatore ridotto a «bamboccio» ASUNCION (Paraguay) Dopo trentacinque anni anni anche in Paraguay c'è una novità. Alfredo Stroessner, «pa, dre della patria» e in ogni caso dittatore supremo e incontrastato (da ben 35 anni, appunto) sta morendo. Da parecchi mesi è ridotto ad un «bamboccio», in mano a medici e cortigiani, n «presidente» ha 79 anni ed è vittima di una forila di rirr.v,amj3iment0 senjie tale e quale a quella che, a suo tempo, afflisse Mao. Ad Asunción nessuno lo ammette o osa parlarne, ma «quelli che contano», ovvero le creature dello stesso Stroessner, si svegliano al mattino e telefonano a «palazzo». Tutti vogliono avere notizie, dai rispettivi uomini di fiducia, sulle condizioni di salute del «presidente». Stroessner da quest'estate sta peggiorando a vista d'occhio e tra ì fedelissimi del suo partito — il «Colorado», da sempre alla guida del Paese — si è scatenata la lotta alla successione. Per quanto possa sembrare incredibile, l'«imminente» morte di Stroessner è la prima vera novità in Paraguay da 35 anni a questa parte. Asunción non sembra una capitale di Stato, ma una sonnolenta città di provincia, n centro commerciale non supera i cinque o sei isolati e più che una «city» fa venir in mente un mercatone di periferia. Ci sono alcuni magazzini e boutiques, ma quel che colpisce di più sono i negozi e le centinaia di venditori ambulanti di «patacche». Si offre ai turisti, soprattutto argentini e brasiliani, tutto quel che è imitabile. Dagli orologi (per i Rolex e i Cartier, perfette copie «made in Japan», la prima richiesta è di 50 dollari, poi si scende a 20) alle grandi Orme della moda europea fabbricate senza licenza dilettamente in Paraguay. Asunción e il Paraguay vivono da decenni sul contrabbando, anche della cocaina boliviana, con i Paesi limitrofi. E funziona. Tutto è relativo, ma in Paraguay non si sta affatto male. Nel senso che i '.acini, Brasile e Argentina in primo luogo, stanno ben peggio. Alla dittatura del generale Alfredo Stroessner va riconosciuta una cosa: è stata la più duttile e intelligente mai esercitata in Sud America. Il Paese ha poca inflazione, il 38 per cento all'anno contro il mille dell'Argentina; poco debito estero, 23 miliardi di dollari contro le centinaia di migliaia del Brasile; persino servizi (i telefoni, ad esempio) che funzionano. Non c'è un'industria degna di questo nome, ma alla sera i ristoranti all'aperto (fa freddo solo a luglio) sulla quinta, sesta e septìma — le principali àvenide —- sono sempre pieni. C'è gente che viene persino dal Perù, In completa rovina, per tentar di ottenere la residenza (che viene venduta, a mercato nero anch'essa, per 500 dollari) in Paraguay. Pensare che appena venti anni fa Asunción non aveva nemmeno l'acquedotto. C'erano carri tirati dai cavalli che giravano per le strade a vender l'acqua. Anche le fogne sono una «conquista» degli ultimi dieci anni. La gente sa che il Paese non ha materie prime e risorse naturali. Stroessner nell'opinione comune è generalmente benvoluto, c'è la radicata convinzione che abbia fatto più lui di chiunque altro per una nazione sperduta e dimenticata da Dio nel cuore del Sud America. Per capire veramente cosa è il Paraguay e come la popolazione «sbarca il lunario» basta parlare di automobili e di quel che vi ruota attorno. Cinque mesi fa il governo brasiliano ha persino chiuso le frontiere con il Paese per protesta. E' stata l'ultima, draconiana, misura messa in campo per tentar di arginare un fenomeno che da qualche decennio almeno è la barzelletta del Sud America. In Paraguay quasi tutte le macchine in circolazione sono rubate in Brasile e poi «blancheade» (imbiancate, ovvero con la «verginità» rifatta), mentre altre centinaia di migliaia di veicoli girano in Argentina, Bolivia, e nello stesso Brasile, dopo esser transitati in una delle tante officine che ad Asunción eseguono radicali «trattamenti di bellezza». La fama del Paraguay è tale che si parte dal Cile con un vecchio maggiolino Volkswagen, ormai ridotto a rottame, per ritornare indietro tre giorni dopo con una macchina che sembra nuova di zecca. E in realtà lo è, nuova: del vecchio «carro» (cosi si chiamano le auto in Sud America) sono ri-nasti solo il libretto di circolazione, le targhe e ì numeri di matricola falsifi¬ cati su telaio e su motore. Ad Asunción ci sono intere àvenide (soprattutto Vavcnida Lopez) dove per chilometri si alternano carrozzerie a negozi di ricambi. Una delle insegne pubblicitarie più frequenti dice: «Si comprano auto vecchie o Incidentate purché munite di documenti e libretti di circolazione». Come si fa a «imbiancare» un «carro» in Paraguay? E' la cosa più facile di questo mondo. Un cittadino paraguayano ritorna dal Brasile e alla frontiera si presenta alla sua dogana annunciando: "Voglio importare questa macchina nel Paese». Segue una breve procedura burocratica che culmina nel pagamento di una tassa d'importazione. Fine della storia. I poliziotti paraguayani mica si chiedono se quel veicolo è stato rubato in Brasile. E per girare in Paraguay basta esibire la ricevuta di pagamento delle imposte doganali. Ma gli agenti di frontiera brasiliani? Non si accorgono di nulla? Intanto la corruzione esiste anche in Brasile (Paese con l'inflazione al 980 per cento e salari statali da fame), poi, per ben capire, bisogna vederla la frontiera tra Paraguay e Brasile. Molte città di confine (Pedro Juan Caballero, ad esempio) sono state proclamate zone franche. Sono aree depresse sperdute nella pampa, non c'è nemmeno la frontiera. Si va e viene liberamente. Il contrabbando è la tegola, infrangere la legge è così facile che gli automobilisti brasiliani sono arrivati al punto di vendere, a meta prezzo, la macchina ai paraguayani. Poi denunciano il furto all'assicurazione e prendono i soldi una seconda volta. Il governo brasiliano ha chiuso le frontiere dopo anni di pressioni delle dissanguatissime compagnie di assicurazione, arcistufe di subire danno e beffe. Marco Vaglietti Asunción. Uno dei numerosi venditori di orologi contraffatti