E ora nel mirino del fisco entrano i redditi da fabbricati

E ora nel mirino del fisco entrano i redditi da fabbricati Fra le categorie da accertare nel 1989 stabilite dal ministero delle Finanze E ora nel mirino del fisco entrano i redditi da fabbricati Dichiarazioni Iva '86: su 5 milioni 170 mila contribuenti, oltre il 42,55% ha denunciato meno di 18 milioni Ogni anno puntualmente, nel mese di gennaio, il ministero per le Finanze definisce i programmi degli accertamenti fiscali e quindi le categorie di contribuenti che saranno oggetto di verifica; due di queste nel 1989 interessano i redditi da fabbricati e desideriamo segnalarle Essi riguardano: coloro che. nel 1984 hanno dato in locazione un fabbricato e nell'anno successivo non hanno dichiarato il relativo reddito nonché coloro che, nel 1985, hanno dichiarato redditi di fabbricato per più di 25 milioni, con un'incidenza sul reddito complessivo superiore al 50 per cento. Per chi non ha dichiarato un reddito da locazione di fabbricati si tratta di un'evasione che potrebbe essere rilevata d'ufficio; al contrario, non è chiara la pericolosità fiscale della seconda ipotesi, ben potendosi verificare senza evasione il fatto di un reddito immobiliare di 30 milioni con contemporaneo godimento per il contribuente anche di una pensione di lire 25 milioni. Il programma di controllo fiscale è stato pubblicato dal ministero quasi contemporaneamente all'uscita di tre fascicoli dell'anagrafe tributaria, contenenti i dati delle dichiarazioni Iva per il 1986; essi hanno provocato scalpore. E', invero, sconcertante il fatto che, su 5 milioni 170 mila contribuenti, ben 2 milioni e 200 mila (e cioè oltre il 42,55 per cento) abbiano dichiarato un incasso lordo inferiore a lire 18 milioni. Per i commercianti, coloro che hanno dichiarato un giro d'affari inferiore a 18 milioni sono circa il 25 per cento, mentre un altro 25 per cento ha dichiarato meno di lire 50 milioni. S.e pensiamo che la redditività del dettagliante si attesta in media sul 20 per cento (per il grossista è minore), peri 251 mila commercianti dovremmo pensare ad un reddito netto massimo annuo di lire 3 milioni 600 mila e mensile di lire 300 mila. La Confesercenti ha subito reagito parlando di dati parziali, di impossibilità di «dedurre informazioni sui livelli di reddito dalla media delle dichiarazioni Iva» e di condizioni operative che limitano il giro d'affari. Noi crediamo che il fenomeno, proprio anche di altre categorie delle quali ci occuperemo, vada approfondito con alcune considerazioni non solo fiscali: 1) tra i commercianti che dichiarano mene di 18 milioni occorre sottrarre all'accusa di evasione quelli che hanno appena iniziato l'attività e coloro che la stanno finendo, spesso travolti dalla grande cUstribu^ione che non lascia grande spazio ai piccoli. 2) n regime forfettario in questo settore ha giocato il suo ruolo: essendo inutile documentare le spese si è tentata la non fatturazione. Ri¬ durre il giro d'affari è stato l'unico mezzo (sia pure 'Ilegale) per pagare quanto si sarebbe dovuto ammettendo le spese effettuate. 3) Da molti dettaglianti si sente dire che questa evasione era indispensabile per sopravvivere. Non bisogna chiudere gli occhi alla realtà e, se ciò è vero, il problema cessa di essere solo fiscale e diviene politico. Se l'evasione è l'unico mezzo per pagare le imposte sul reddito reale le alternative sono solo due: o a questo fenomeno non si è pensato in sede di riforma oppure si tende politicamente a far sparire il piccolo negoziante a favore dei grandi magazzini. Obbligare una categoria a scegliere il regime forfettario per l'onerosità di quello ordinario vuol già dire buttare fuori mercato molti piccoli contribuenti la cui attività è ridotta dalla istituzione di sempre nuovi supermercati. Gianfranco Gallo-Orsi

Persone citate: Gianfranco Gallo-orsi