Perché Mariano Rigillo si fa in tre?

Perché Mariano Rigillo si fa in tre? L'attore napoletano in scena per «Trilogia del teatro nel teatro» di Pirandello Perché Mariano Rigillo si fa in tre? Dice: «Oggi si coltivano miti inutili. M'indigna l'attenzione eccessiva per una pessima televisione e la musica rock» Prima di arrivare in teatro, verso sera, per la messa a punto di alcuni dettagli di una nuova rappresentazione dei Sei personaggi in cerca d'autore, Mariano Rigillo si ferma a curiosare fra le bancarelle di libri, sotto i portici del centro. Sceglie un volume di racconti di Edgar AUan Poe e un grosso tomo sull'arte borbonica. Li porta con sé in camerino: forse li leggerà durante il soggiorno torinese che coincide con la messa in scena della «Trilogìa del teatro nel teatro» di Pirandello. Estroverso, signorile e colto come i più affascinanti uomini del Sud. Possiede stile e compostezza. Qualcuno sostiene appartenga alla categoria dei bravi attori poco popolari. 'Può darsi» — replica con una punta di scetticismo nascosta dietro il sorriso cordiale — "se vogliamo definire popolari quei personaggi di cui i giornalisti si servono per riempire le colonne. Credo di essere conosciuto e stimato da chi frequenta ì teatri. Certamente, non sono il tipo che viene fermato per strada. E questo probabilmente è un vantaggio. Anche perché bisogna tener conto della qualità della fama. Mi viene in mente un aneddoto: se non ricordo male, a Luigi Almirante, attore del passato di grande esperienza e bravura eppure poco conosciuto, capitò dì esser chiamato a far parte.della giuriainun concorso di bellezza In seguito, in motti gli chiesero autografi pur continuando ad ignorare chi fosse. Ora accade lo stesso: si coltivano miti inutili». E non è forse la legge che governa da sempre il mondo dello spettacolo? 'lo per spettacolo intendo un intrattenimento portatore di cultura. Quel che mi indigna è che oggi l'attenzione della stampa sia concentrata su un certo tipo, pessimo, di televisione e sulla musica rock. Di teatro si parla poco. Si parla, che so, di un Carmelo Bene. Il resto quasi si ignora, oppure si tratta con malcelati intenti pubblicitari, il che volentieri coincide con la mentalità degli impresari. Il risultato è che scendiamo ogni volta di un gradino nella qualità delle proposte». Ha citato Carmelo Bene, un personaggio eccentrico. Quasi l'opposto di Mariano Rigillo, attore che non ha mai ceduto alla tentazione di diventare, come è stato scritto, un «uomo-faccia». «/I nostro lavoro è bèllo perché ci permette di essere differenti con la consapevolezza di riuscire a cambiare ogni volta, di far credere di esser qualcun altro nello spazio di una recita. Ciò che mi affascina della trilogia, ad esempio, è che il pubblico vede più di una interpretazione. Ho sempre fatto di tutto per appagare questa esigenza di diversità. Con il tempo, però, ho capito che il mio modo di intendere il mestiere, e di goderne, non paga. Neppure dal punto di vista professionale, poiché pure la critica sembra gradire poco l'interprete. Preferisce l'attore-personaggio all'attoreruolo. Tornassi indietro, cercherei di far comprendere meglio il mio punto di vista. Il fatto è che ho sempre creduto che tutti la pensassero come me». * Lei ritiene che la bravura e il divertimento di un attore consistano nell'essere interprete e spettatore allo stesso tempo. Eppure c'è chi afferma che con Pirandello ciò non è possibile, perché i personaggi di Pirandello soffo¬ cano, incatenano. 'Rifuggo dal credere autentici questi modi di sentire. E poi il nostro non è un pirandellismo di maniera. Non ho mai pensato di recitare Pirandello alla Pirandello. I personaggi della trilogia sono proposti in chiave moderna, con una lettura che mette in moto la fantasia e. concede allo spettatore una spiegazione più che un inutile fardello di drammi e sofferenze, che piacciono molto agli attori ma non aiutano alla comprensione né al gradimento di un'opera. Credo che una delle ragioni del successo della trilogia sia l'aver proposto in chiave gioiosa testi che hanno sempre suscitato nel pubblico il terrore di dover pensare». Non teme, Rigillo, dopo questa esperienza che l'ha vista affrontare, primo e unico, la trilogia del teatro nel teatro, di venir etichettato come l'attore più pirandelliano d'Italia? «Non credo di correre il pericolo. E, comunque, l'ipotesi non ini spaventa. Per anni sono stato il napoletano che faceva Viviani e come vede sopravvivo». Clara Caroli Mariano Rigillo

Luoghi citati: Italia