L'anima della Fiorentina si chiama Dunga

L'anima della Fiorentina si chiama Dunga Il brasiliano'dà una.mano ai -gigliati (e al tecnico Eriksson) per battere la Lazio e superare la crisi L'anima della Fiorentina si chiama Dunga Il successo viola firmato da Borgonovo, Salvatori e Baggio - Punteggio severo per l'incompleta squadra romana che ha colpito una traversa (Muro) e sciupato una facile occasione (Acerbis) di ALESSANDRO RIALTI FIRENZE — La Fiorentina ha ritrovato un'anima. E' brasiliana, cattiva, irruenta, anche se si nasconde nel cuore di un cucciolo. E' l'anima di Dunga, quella che ha aiutato Eriksson e che è tanto mancata a Materazzi. In una partita nella quale avrebbe vinto 11 più determinato, è stato proprio lui, Dunga, a fare la differenza. Con una spalla in disordine, con 1 medici atterriti per 11 rischio di un nuovo infortunio, è sceso in campo. Ha urlato, gesticolato, minacciato tutti 1 suoi compagni; compreso il compassato Hysen. Ha ordinato il gioco, si è lamentato, ha sbuffato, ma anche sospinto e costruito per raggiungere la vittoria. Gli altri giocatori viola prima sono rimasti atterriti dagli urli del brasiliano, poi si sono messi a correre, a combattere, come non facevano da oltre un mese. Sembrava avessero paura di quel tracagnotto tutto nervi in torsio¬ ne. Dunga prima ha terrorizzato la Fiorentina e poi la Lazio, n brasiliano non ha segnato ma ha costruito le condizioni psicologiche affinché la Fiorentina reagisse e la Lazio subisse. Ha fatto quasi un miracolo, anche se la Fiorentina è riuscita a ripetere alcuni errori clamorosi. Ma la Lazio era dimezzata. Le assenze di Sclosa, Gutierrez, Gregucci, Martina e Dezotti non sono scherzi. A un certo punto della partita Materazzi si è trovato costretto a far debuttare due under 20: prima Fiori, poi Greco. Handicap importante in una Lazio che, comunque, appare in difficoltà di gioco. Eppure questa Lazio dimezzata ha avuto a disposizione due occasioni che avrebbero potuto modificare la stesura definitiva della partita. La traversa colpita da Muro nei primi minuti e, nel finale del primo tempo, il gol clamorosamente mancato da Acerbis (errore incredibile e infantile di Hysen), avrebbero potuto riportare nella Fiorentina i fantasmi della crisi. Ha segnato Borgonovo, febbricitante ma formidabUe ouando riesce a giocare negli ultimi 20 metri Una sua zuccata (17') ha aperto la strada al successo. Corner teso di Baggio sul primo palo. Fiori non ha neppure abbozzato l'uscita, i difensori laziali sembravano pietrificati, e lui, l'attaccante recuperato, è stato svelto e furbo neUo schiacciare la palla in rete. Eppure dopo quel gol la Fiorentina ha giocato senza incantare, ma ha tenuto. In altre occasioni aveva smesso di remare facendosi portare daUa corrente (sconfitte di Como e Verona) ina questa volta Dunga le ha impedito di mollare. L'errore di Hysen (43') avrebbe potuto permettere U pareggio: gran fuga di Ruben Sosa, lo svedese in apnea, cross, tocco di Pin e incredibile la conclusione di Acerbis praticamente a porta vuota. Palla alle steUe. NeUa ripresa (49') una trattenuta di Battistini ai danni di Rizzolo avrebbe potuto cambiare ancora U risultato, era successo in area, ma poi la Lazio è scoppiata. Un quasi debuttante, Salvatori, ha infilato di rabbia il 2-0, dopo una lunga azione in area laziale. E la partita è finita. In extremis U colpo di classe di Baggio (17 gol fra campionato e Coppa Italia), su punizione, nel sette. Tre gol per una Lazio che quasi non c'era, ma anche tre gol per Eriksson. Sapevano tutti che in questa partita si giocava la credibilità del tecnico svedese. I PonteUo lo avevano difeso con determinazione, ma senza Dunga, senza la rabbia che in modo contagioso ha distribuito a tutta la squadra, i sospetti di una frattura fra allenatore e giocatori avrebbero messo in seria discussione la sua panchina. Eriksson ha vinto e la Fiorentina ha vinto per lui. Adesso Eriksson avrà a disposizione cinque giorni di tranquillità prima di affrontare la Juve. E la Lazio? Il caso, melemente, vuole che per Materazzi sia tempo di derby. In una partita può risòlvere tutti i problemi, oppure infilarsi in un pericoloso tunnel. Se batte la Roma diventerà un trionfatore, se perderà lo accuseranno di trascinare' la Lazio in B. E' l'altalena del calcio in Italia,