Brutta Inter, ma Serena non lo sa

Brutta Inter, ma Serena non lo sa Con il gol del bomber, i nerazzurri superano il Bologna tra mille sofferenze Brutta Inter, ma Serena non lo sa L'assenza di Matteoli, l'abulia di Diaz e la scarsa vena di Berti mandano in crisi gli schemi di Trapattoni - Espulso Alessio dai nostro inviato GIORGIO QANDOLFI MILANO — Trapattoni come Carver, Serena come... John Hansen anche se, forse, non sa neppure chi sia l'illustre antenato del calcio Juventino. Eh sì, perché ieri pur giocando male l'Inter ha eguagliato il primato della Juventus che nel '49-50 dominò e vinse il campionato e che ebbe proprio nel danese il suo ariete: 22 punti ottennero i bianconeri di Carver nelle 12 partite iniziali, altrettanti ne hanno conquistati i nerazzurri. L'antipasto adatto per pranzare alla grande al tavolo dello scudetto. Trapattoni non rischia sicuramente la fine di Carver che venne licenziato per un'intervista alla Gazzetta dello Sport: alla sua terza stagione in sella all'Inter, ha sotto controllo la situazione a costo di tirare fuori dalla mischia un pezzo da novanta come Berti, troppo nervoso e col quale l'arbitro aspettava soltanto di iniziare la rissa, e di concludere la gara con un doppio libero pur di contenere la disperata reazione del Bologna. Un'Inter da primato ma molto brutta. Senza la prodezza di Serena (inseritosi con maestria nella difesa del Bologna per appoggiare di testa in rete l'ottimo traversone di Bianchi quando mancavano 18' alla» conclusione) sicuramente i rossoblu avrebbero portato a casa un pari per niente demeritato. L'assenza di Matteoli, la scarsa vena di Berti, la puntuale allergia di Diaz alle aree troppo presidiate, avevano contribuito ad impoverire il gioco della capolista vanamente supportata da un grande Brehme nel primo tempo e da un grandissimo Matthaeus nell'arco complessivo dell'incontro. Il tedesco, ora più avanti, ora più indietro, ha fatto in parte quello che avrebbe dovuto fare Matteoli e soprattutto quello che gli si chiedeva da tempo, cioè arginare e impostare. Si è lanciato anche in dribbling avventurosi riuscendo a saltare quattro avversari di seguito finché il quinto non lo atterrava come se fosse una gara di bowling. Proprio in uno degli ultimi scontri, cioè a 8' dalla fine quando la tensione era al massimo, Matthaeus e Alessio andavano fuori misura e l'arbitro li richiamava entrambi col cartellino giallo. Era il secondo per il bolognese: inevitabile l'espulsione. Ad un'Inter brutta ma vincente, ad un Bologna coria¬ ceo ma perdente corrispon. deva un arbitro che è meglio non incontrare troppo spesso: uno che inverte spesso le' punizioni, che si dimentica di fischiare mani nettissimi un metro fuori dall'area ed ignora, a causa del guardalinee, fuorigioco nettissimi, capaci di mandare in bestia Zenga (puntualmente ammonito dopo avere rischiato un palo di gol, specie quello di Villa alt'80' proprio per le distrazioni di chi doveva sbandierare). La spinta dei tedeschi ha dato stimoli ad un'Inter che doveva vincere e c'è riuscita sebbene col fiatone: ora potrà andare nel covo del Napoli ed affrontarlo come piace a lei, il vantaggio permette questo ed altro. Un'Inter che si era presentata con Panna in campo e Bianchi in panchina quando semmai poteva starci bene Diaz: l'argentino non ha un cuor di leone, preferisce uscire dall'area intasata dove volano calci e gomitate, proprio il contrarlo di Serena puntualmente pre- sente dove soffia il vento della battaglia. Non è un caso che il cannoniere nerazzurro, alla sua ottava prodezza, si sia trovato nella posizione in cui teoricamente doveva aggirarsi Diaz. Buon per l'Inter perché Ramon non avrebbe avuto la lucidità del compagno che si è inserito nella barriera bolognese tagliandola come se fosse di burro per piazzare poi il pallone sul palo basso sulla sinistra dove Sorrentino non sarebbe mai arrivato. Qualcuno, dopo il primo tempo ironizzava: l'Inter, diceva, sta mostrando i propri limiti, Se impatta col Bologna, significa che qualcosa non va. Lo sapeva benissimo anche Trapattoni che alla vigilia aveva messo in guardia i suoi ragazzi: 'Questa è una gara piena dì rìschi». Alessio, Marronaro e Monza ce l'hanno messa tutta per dargli ragione. Certo, se Marronaro, dopo appena 6', dopo che Fanna aveva maldestramente passato indietro il pallone a Zenga permettendo a Monza di inserirsi e di smistare la palla in area, avesse concluso di piede e non di testa, sicuramente Mandorlini non ci avrebbe messo una pezza sulla linea e così il Bologna sarebbe andato in vantaggio con conseguenze abbastanza intuibili. E' evidente che anche l'89 è l'anno dell'Inter: vince pur giocando male. Gli attributi dei suoi tedeschi e quelli di Serena bastano per tenere in piedi una squadra che necessita sia di Bianchi che di Berti. Milano. Diaz, in acrobazia, impegna la difesa bolognese. Nel riquadro in alto: Mandorlini sulla linea di porta salva il risultato respingendo di testa un tiro di Marronaro (Telefoto)

Luoghi citati: Bologna, Fanna, Milano, Monza