Sui mitici Campi Flegrei cola il cemento

Sui mitici Campi Flegrei cola il cemento Incuria e mancanza di fondi stanno distruggendo uno dei più suggestivi insediamenti campani Sui mitici Campi Flegrei cola il cemento Quasi tutti sommersi dal mare i palazzi dove dimoravano Domiziano e Nerone - Caccia indiscriminata al reperto - Soltanto una sparuta pattuglia di archeologi sub cataloga l'immenso materiale - Non si trovano tre milioni per riparare una scala NAPOLI — Nella sala per la prima colazione del grande albergo sul Lungomare alcuni giovani inglesi — storici dell'arte e archeologi—sono chini, su una antica cartina dei Campi FlegreL I tratti frastagliati della costa e i segni che punteggiano fittamente il retroterra rivelano lo stupore e l'emozione da cui—per secoli — furono assaliti gli uomini davanti a questo straordinario laboratorio della natura. Ecco, disegnati sulla cartina, il cratere ribollente della Solfatara, la plumbea pesantezza delle acque del lago d'Averno, le fumarole con le caldissime emanazioni gassose.i vulcani spenti e i laghi scaturiti dalle voragini dei crateri inabissati, le boscaglie attraversate da animali allo stato brado, le caverne e le spelonche sacre al culto dell'invisibile e alle voci del mistero. Come i visitatori dei secoli scorsi, anche i giovani studiosi inglesi si preparano con cura al viaggio in una terra in cui i sussulti del suolo e i prodigi della natura — per un fenomeno iniziato due milioni di anni fa — si.mescolano a storia, arte, archeologia, avventura. Nella luce liquida che lo splendore del mare riflette all'interno della sala per la prima colazione, gli ultimi dettagli del tour vengono messi a punto. Ma i giovani non sanno verso quali delusioni stanno andando incontro. Ovvio che la natura non è più quella di un tempo, che al posto di boschi selvaggi sono sorte case e strade. Meno ovvia, però, la smodata alacrità con cui proprio negli ultimi anni si è costruito nonostante i vincoli che dovevano tutelare questi centri di cultura etnisca, greca, orientale, romana, i luoghi di culto, le lussuose stazioni idrotermali, le basi militari con diramazioni a Roma e in tutto il Mediterraneo, il porto di Pozzuoli che era stato il grande porto commerciale di Roma, il porto di Miseno che era stato la base della potenza navale dell'impero. —E sono forse incomprensibili le porte sbarrate che accolgono 1 visitatori. Non si possono vedere a Bàcoli le Cento Camerette, coi resti di una delle più celebrate ville dell'antichità, luogo di licenze e stravaganze (qui Antonia, moglie di Druso, aveva adomato una murena con orecchini d'oro; e Vespasiano aveva una tale dimestichezza coi pesci dei suoi vivai che—racconta Marziale — questi accorrevano quando lui li chiamava). Adesso c'è una scala pericolante e l'accesso è proibito: basterebbero 3 milioni per la riparazione ma la Soprintendenza non li tira fuori e al Comune, che vorrebbe assumersene l'onere, non viene dato il permesso d'intervenire. Sia l'Anfiteatro di Pozzuoli sia il Tempio di Mercurio a Baia soffrono per i danni del terremoto dell'80 e sono in parte inaccessibili. Anche il Castello aragonese di Baia è chiuso. E cosi non si possono vedere le statue che raffigurano personaggi delia famiglia imperiale, portate a riva negli ultimi anni da archeologi e subacquei: ornavano il ninfeo del Palazzo Imperiale, ammirate sia dai commensali che sedevano tra quei marmi policromi, tra i mosaici e le nicchie nelle pareti, sia dagli schiavi che — durante i banchetti — arrivavano su piccole imbarcazioni per mescere i vini e servire i cibi. n Museo Archeologico Flegreo, che nel castello doveva aprirsi, non è mai nato. Chiuse nelle sue sale si trovano le statue, le lanterne, i frammenti di sedili, di cippi, colonne, scranni, rinvenuti negli ultimi scavi. La città scivolata via via nel mare è ancora sott'acqua, sepolta a 4 -16 metri di profondità. La visitano i pesci, i predatori, 1 sub. La cono¬ scono da sempre i bambini e i pescatori del luogo. Questi ultimi, heIT80, parlarono di due statue intraviste nel fondo a Punta Epitaffio. Non si facevano scavi da vent'anni. Intervennero i soldi di una fondazione tedesca, fu allestito un cantiere galleggiante (la nave-appoggio Lysetta era quella usata negli Anni Cinquanta peri film kolossal girati a Baia) e presero il via le quattro campagne del prof. Bernard Andreae. Fu un'avventura di cui parlò tutto il mondo. Li sotto — s'era scoperto —c'era il mitico Palazzo dei Cesari, di cui gli storici avevano tramandato mirabi¬ lia e nefandezze: li sono morti Tiberio è Adriano, li Domiziano si faceva baciare la mano dai pésci ammaestrati, 11 Nerone preparò il tranello per far morire la madre (Agrippina scampò una prima volta all'agguato, ma il giorno dopo fu uccisa a randellate dai kiilers del figlio, nella sua villa sul Lago di Lucrino). Adesso del Palazzo Imperiale — il cuore dell'antica e mondanissima città termale — conosciamo l'ubicazione, la planimetria, le enormi dimensioni. E diventano meno lontane tutte le vicende legate a Baia, famosa per gli effetti miracolosi delle sue acque, per le solenni sbronze dei villeggianti, le proteste dei personaggi austeri — come Seneca — indignati dagli schiamazzi degli ubriachi, le ville a terrazza sul mare e circondate da porticati, le ville costruite anche sull'acqua «per contendere agli altri uno sprazzo di quell'azzurro e di quell'aria imbalsamata di mirto e di salsedine», le ostriche e le murene che trionfavano nei festini non solo gastronomici di quelle lontane estati. I poeti chiamavano quei luòghi 'Mora castis inimica puéUis-, nemici delle caste fanciulle. Properzio — tormentato dalla gelosia — supplicava la sua amata Cynthia di abbandonare le corrotte acque di Baia e le malediceva. Sui Campi Flegrei, su quanto è stato fatto e sulle prospettive future, s'è svolto nei giorni scorsi a Bàcoli un bellissimo convegno cui hanno partecipato, fra gli altri, il direttore dell'Osservatorio Vesuviano Giuseppe Luongo e 11 prof. Georges Vallet della Sorbona di Parigi, il prof. Fausto Ze vi, che come Soprintendente sostenne le ultime famose campagne di scavo, ha riconosciuto gli errori all'inizio commessi, quando si lavorava senza che esistessero precedenti cui fare riferimento. Non furono prese misure abbastanza accurate, non ci si posero domande a cui oggi non si sa più dare una risposta. Ha detto: «Ci fu frettolosilà. Poi vennero a mancare i soldi. Ma abbiamo trovato un metodo per procedere nella rilevazione subacquea*. Anche fi mondo e la mentalità dei subacquei sta migliorando. Ha raccontato Piero Gianfrotta. archeologo subacqueo di fama mondiale: 'Un tempo erano pescecani: quello che trovavano, prendevano. Hanno fatto guasti terribili. E non parlo solo dei predatori. Di quelli, ad esempio, che in una decina di anni hanno letteralmente vuotato una nave olearia affondata davanti a questa costo. D padre dell'archeologia subacquea mediterranea, Nino LambogUa, predicava: 'Dovete imparare a guardare e a non toccare'. E insegnava che un archeologo, prima di spostare un oggetto, disegna, fotografa, documenta. Ma la passione del reperto da afferrare e via per anni è stata incontenibile. Adesso anche Gianfrotta ha i suoi allievi. Sub del Centro Mare Poseidon di Baia e della Lega Attività Subacquee Ulsp hanno trovato un palazzo contiguo al Palazzo Imperiale, e stanno lavorando a misurare e trascrivere centimetro per centimetro. •Centinaia di ore di immersione. Risultati mol: lo meno gratificanti che trovare un pezzo e portarlo su. Ma un lavoro prezioso'. Sono i giovani, i volontari, i pescatori, i sub della Guardia di finanza che scandagliano i fondali e danno preziose segnalazioni. Quest'estate hanno trovato i contrafforti di una grande torre, una statua, un cippo marmoreo, moli e banchine del porto di Miseno (facendo capire che era molto più grande di quanto finora si era creduto), due peschiere e i canali per irrigarle, il perimetro di una grande villa e di un grande complesso termale a Bàcoli. n territorio sommerso era fittamente costruito, esteso per decine di ettari. Ma uno scavo sistematico non è mai stato varato. 'Lavoriamo quando ci è consentito, quando arrivano i .soldi- ha affermato Gianfrotta. «Ci siamo immersi fino ai primi giorni

Luoghi citati: Napoli, Parigi, Pozzuoli, Roma