A Modena sanità nel caos protestano gli infermieri di Daniela Daniele

A Modena sanità nel caos protestano gli infermieri A Modena sanità nel caos protestano gli infermieri Occupata, simbolicamente, la direzione sanitaria - «Non riusciamo a garantire l'assistenza» MODENA — n mondo della sanità è ormai un campo di battaglia sul quale, ogni tanto, s'accendono fuochi. Succede a Modena, al Policlinico (milleduecento posti-letto) dove da ventun giorni la direzione sanitaria è simbolicamente occupata per protesta dai rappresentanti dei lavoratori. I sindacalisti vi hanno passato anche Natale, Capodanno ed Epifania, decisi a -fare qualcosa» per rimettere in piedi l'edificio dell'assistenza, sempre più traballante e sgretolato. I turni dì lavoro sono diventati pesantissimi. E, malgrado ciò, invece di riuscire a provvedere ai 120 minuti di assistenza per ogni malato, come è stabilito dalla legge, si riesce a stento a garantirne solo 62. «La nostra situazione — commenta Ermanno Radighieri, segretario provinciale della Uil Sanità — è sotto gli occhi di tutti- gli infermieri sono diventati, ormai, veri e propri prigionieri della struttura. Non si riescono a fare i riposi, le ferie saltano. Non siamo più padroni del nostro tempo libero. A questo punto è lecito chiedersi: com'è l'assistenza? La conseguenza è logica. Se non si ha la possibilità di un recupero fisico e psichico dopo il lavoro, diventa difficile mantenere quei livelli dì sensibilità e di dolcezza che sono requisiti indispensabili per chi deve stare al capezzale del malato. Bisogna mettersi bene in testa che non lavoriamo ad una catena di montaggio, attorno a bulloni, ma che ci occupiamo di "carne umana". E abbiamo il diritta di essere messi nella condizione di poter fare, come si deve, il nostro lavoro. La nostra attività è frale più delicate ed ha bisogno di un'attenzione tutta particolare». Francesco Scotece, membro della segreteria provinciale della Cisl, aggiunge: 'Anche i ricoverati si rendono conto di questo stato di cose, ci mostrano piena solidarietà e questa nostra protesta non ha di certo aggravato le condizioni dell'assistenza. La dimostrazione che la gente capisce il nostro disagio è datadalfatto che, giù all'ingresso, abbiamo messo un libro per la raccolta di firme a sostegno della nostra vertenza. Ebbene, è già pieno di nomi di semplici cittadini». La Ussl di Modena comprende, oltre il Policlinico, altre tre ospedali: l'Estense, il Civile e il Castelfranco Emilia. Per un totale di 4 mila dipendenti. Secondo i sindacati mancano almeno 180 infermieri e il comitato di gestione invece di risolvere una volta per tutte questa carenza •rinvia continuamente la soluzione del problema». 'Inoltre—spiega Reggiani, rappresentante del sindacato autonomo — nei tempi passati ci sono stati in ospedale numerosi ampliamenti dì strutture e servizi, senza peraltro che si sia provveduto all'aumento del personale. Ma i problemi, tutt'altro che trascurabili, sono anche legati ad una serie di amministratori troppo spesso incapaci». A spezzare una lancia a favore del comitato di gestione è il professor Carlo Saccani, responsabile del servizio di assistenza ospedaliera delru&sl: «I concorsi li facciamo, eccome. Quattro nell'88e altrettanti ne sono previsti nei prossimi dodici mesi. Inoltre, mi risulta che nell'87 non ci siano stati accumuli di ore di riposo e simili. E non dispongo ancora dei dati precisi per quanto concerne l'88, ma, da una prima sommaria analisi, ho l'impressione che la stessa cosa sia successa nell 'anno passato». Allora perché 1 lavoratori protestano? «Perché sono pochi. Siamo giunti al punto di essere disposti ad assumere, subito, tutti gli infermieri che sì presentino in ospedale. Facciamo un'ordinanza e li mettiamo subito in paga». Così diventano precari... «Preferiamo chiamarli "incaricati". Poi si fanno ì concorsi e si regolarizza lutto. Ma il punto è che gli infermieri non ci sono». Perché? «Le scuote non bastano a sfornare tutto il per¬ sonale che serve negli ospedali. Eppoi, indubbiamente, stiamo parlando dì una figura professionale che non ha una valutazione sociale adeguata». Che significa essere infermiere? Poche, ma fondamentali, cose: stipendi bassi; lavoro a turni che richiede un continuo adattamento a ritmi biologici diversi; quasi nessuna prospettiva di carriera. Su questo terreno possono nascere e crescere situazioni abnormi Le cronache dagli ospedali ce ne forniscono esempi con allarmante frequenza. Dietro tutto ciò che cosa si nasconde? Spesso la frustrazione di chi si guarda attorno e poi si dice: «Ma chi me lo fa fare?». Daniela Daniele

Persone citate: Carlo Saccani, Epifania, Ermanno Radighieri, Reggiani

Luoghi citati: Castelfranco Emilia, Modena