L'intramontabile barone è sulla palla di cannone

L'intramontabile barone è sulla palla di cannone Da Mùnchhausen a Cinecittà, non passa mai di moda L'intramontabile barone è sulla palla di cannone Il regista Terry Gilliam ha terminato un kolossal sul grande bugiardo Alcuni nomi della favolistica non passano mai di moda. Di tanto in tanto, nelle giuste condizioni sociali, il loro ricordo si materializza imponendosi nuovamente a milioni di persone insieme fiduciose e fantasiose. Se oggi la pratica della frottola vanta la dignità d'un culto e la forza d'una politica, perché non riprendere in mano il barone di Mùnchhausen ? Ed ecco che nelle librerie appaiono contemporaneamente un'edizione per fanciulli del capolavoro di Rudolph Erich Raspe illustrata da Giannini e un'edizione integrale della Fabbri corredata dalle aggiunte del Bùrger e dagl'inserimenti di anonimi che dimostrano la fortuna del personaggio fin dalla metà del Settecento. Da Cinecittà il più maligno dei Monty Pythor.s, Terry Gilliam regista di II senso della vita e di Brazil, annuncia la fine del montaggio d'un kolossal intitolato a II barone di Mùnchhausen. E qui il discorso si allarga a riabbracciare 11 passato, perché la libertà di linguaggio del cinema ha in continuità esaltato i momenti più belli delle famose avventure. Si parla di Méliès, dei cartoons dei primitivi, di alcuni muti pretenziosi ma soprattutto dello storico film a colori tedesco che uscì in tempo di guerra. Si era nel '43 e lo stanco regime nazista volle non tanto festeggiare i 35 armi della possente casa di produzione UFA quanto passare un colpo di strofinaccio sulle declinanti sorti della guerra d'invasione, che conosceva sul fronte russo e con l'entrata in guerra degli americani le prime avvisaglie della disfatta. .... Il film fu diretto con Immaginosltà da Joseph Von Baky e interpretato con eleganza da Hans Albers. Non costituì né un'esaltazione del nazionalsocialismo né del pangermanesimo. Rappresentò il canto del cigno di un'industria che il ministro della propaganda Goebbels aveva amato alla follia per il distacco dei maggiori artisti democratici, da Lang a Murnau, da Peter Lorre a Marlene Dietrich, i quali dall'esilio parlavano di un'altra Germania. Quando arrivò in Italia tra il '44 e il '45, nel pieno della guerra civile e con l'occupazione militare tedesca, anche noi ragazzi avevamo imparato a prendere le distanze dalle «SS». Eppure la diffidenza andò in frantumi di fronte al colore inciso dell Agfa (si era visto soltanto qualche esperimento hollywoodiano) e di fronte alla peripezie dei Barone (11 volo sulla palla di cannone, il viaggio sulla luna, davvero indimenticabili). Questo film cosiddetto nazista ha avuto una proiezione di gala al Festival di Cannes per il varo dell'edizione restaurata e risulta tra 1 più richiesti nel catalogo del classici per le videocassette. Hans Albers non assomigliava né di fronte né di profilo a Hitler come pure, su un altro versante, l'Ivan di Cerkassov per la regìa dì EJzensteln non coincideva con Stalin. Perciò Terry Gilliam durante la lavorazione ha tenuto conto d'un slmile precedente non meno che della bella versione cecoslovacca firmata nel '61 da Karel Zeman con tecnica mista di recitazione e animazione, della vita nella gola della balena accennata meravigliosamente da Fellinl nel Casanova, del senso narrativo dimostrato nel genere «fantasy» da un altro tedesco (11 Petersen de La storia infinita). Gilliam è un americano diverso, che ha saputo emergere con lo humor britannico dei Monty Pythons e che non tiene conto dei piani di lavorazione. Abbandonato dal grande.produttore di Mission, l'inglese David Puttnam che non ha resistito a lungo sulla scrivania di boss della Columbia, come regista non sì è peritato di provocare dimissioni e crisi durante le riprese. Mentre il costo passava da 25 a 40 milioni circa di dollari, cioè 50 miliardi in lire, sorrideva come 11 Barone di Mùnchhausen alle, frottole più nelle. Se negli stadi Ben Johnson è riuscito a spacciarsi per l'uomo più veloce del mondo con una serie di trucchi; perché non prestare fede allo scattista di Mùnchhausen che andava da Vienna a Costantinopoli in un'ora gravandosi i piedi d'una cinquantina di libbre ognuno per non arrivare troppo in fretta? E non credere che le macchie del sole sono i geloni patiti in un'inverno rigidissimo? E che — quando il Barone dà la mantella a un povero rinnovando il gesto di San Martino — si sente una voce dall'alto che dice: «C/te il diavolo mi porti, figliolo, se prima o poi non ti ricompenserò per la tua buòna azione!: Piero Perona Una scena tratta dal «Mùnchhausen» di Gilliam

Luoghi citati: Cannes, Columbia, Costantinopoli, Germania, Italia, Vienna