Da studio di scultore a centro per tossicomani

Da studio di scultore a centro per tossicomani In una villetta liberty di via Balbo da un anno e mezzo funziona una comunità pubblica semiresidenziale Da studio di scultore a centro per tossicomani Via Balbo 1, una villetta liberty che fu lo studio di uno scultore, poi scuola elementare, adesso centro semiresidenziale per il recupero del tossicodipendenti. Guglielmo, 27 armi, origini lombarde di montagna, da dieci in strada «a vivere di droga», ha varcato quella soglia per quattro mesi. Il suo recupero per il momento è fallito e nella sua storia, emblematica, c'è tutta la fatica sua, dei genitori, degli operatori del servizio, ma anche il segno di una speranza: 'Che quei quattro mesi abbiano un futuro: dice Marina Malocco, l'educatrice che l'ha seguito. Anche la storia di quel centro nell'accogliente villetta di via Balbo è significativa: i primi operatori furono assunti nel marzo 1084 e soltanto più di tre armi dopo, a fine maggio '87, la struttura ha accolto 1 primi ragazzi. Nel frattempo si spesero fior di quattrini (centinaia di milioni per l'affitto dei locali, gli stipendi di 10 operatori) e polemiche sulla polvere che si accumulava in quelle stanze. Il progetto dell'Usi 7, ma per ragazzi di tutta la città, è diventato realtà in punta di piedi: 18 ragazzi accolti nel 1987,51 l'anno scorso, chi per pochi mesi, chi per molto di più, gli uni per un breve periodo di osservazione e orientamento in attesa dell'ingresso in una comunità o della maturazione delle condizioni di un diverso rapporto con la stessa équipe, gli altri per progettare e cominciare insieme ai tecnici la loro vita senza la droga. 'Quel percorso è sempre individuale, diverso per ciascun ragazzo, come pure è diversa la storia di ciascuno da tossicodipendente.— dice 11 dott. Augusto Consoli, lo psichiatra che dirige 11 centro e l'equipe dì sette educatori e un'assistente Melale —: tre quarti di loro sono stati indirizzati a noi dai servizi per le tossicodipendenze, il resto è arrivato pervie più informali: 'Viviamo insieme dalle 9 alle 17, tranne il sabato e la domenica. Ogni giornata è diversa, pur avendo in comune momenti rituali come quelli del pranzo e del dopopranzo, ma consumati in maniera il meno possibile rituale perché su quegli spazi confidiamo per vedere crescere l'affiatamento del gruppo e la determinazione dei singoli nell'affrontare le diverse attività previste dal programma settimanale: sport, espressione corporea, l'atelier d'arte, i laboratori di bricolage e di fotografia, l'uscita del giovedì pomeriggio. Per noi è un risultato che i ragazzi abbiano indicato l'esigenza di formare una squadra di pallavolo. La nostra palestra, nella villa, sta diventando piccola». Accanto alla funzione rieducativa della pratica sportiva, cui si arriva gradualmente partendo da semplici esercizi motori, molto spazio hanno le attività creative dei laboratori «come scoperta di sé» e trampolino per la progettazione del futuro. E naturalmente tutto è oggetto di confronto: con gli altri, nel gruppo, con lo psicologo nei colloqui individuali, con lb stesso educatore che segueciascuno. Si lavora anche con le famiglie per affrontare vecchi problemi e impostare nuove soluzioni. Per ognuno, poi, man mano che il progetto individuale si sviluppa e si arricchisce di impegni, aumentano anche le verifiche nell'apparente ripetitività setti: manale. Giovanni, 23 anni, dopo dieci mesi al centro, sta per entrare in un laboratorio del Gruppo Abele: imparerà un mestiere ritrovandosi in un altro ambiente, a contatto con nuovi problemi. «Aveva finito per vivere chiuso in casa e con una sola cultura iti riferimento, quella della droga — racconta l'educatrice Daniela Ruffino —. Adesso farà un altro po' di strada, con là consapevolezza che qualcosa è cambiato iti positivo nella sua vita». Il centro per l'assistenza ai tossicomani in via Balbo idl di iti di l t

Persone citate: Augusto Consoli, Daniela Ruffino, Marina Malocco