Collovati: «Carnevale, chi è costui?»

Collovati: «Carnevale, chi è costui?» Una polemica a distanza avvelena i rapporti già tesi fra i due giocatori Collovati: «Carnevale, chi è costui?» Il centravanti napoletano aveva detto: «E' troppo lento» - E il romanista, con moglie a fianco: «Ho marcato gente come Boninsegna e Bettega» - Intanto Viola rivela: «Liedholm voleva dimettersi» - Quattro vittorie dopo la pace di 'Frigoria di MASSIMO GRAMEUJNI • ROMA — A Natale si è tutti più buoni, ma a San Silvestro evidentemente un po' meno, a giudicare dai pensierini di fine anno inviati dalla famìglia Collovati ad Andrea Carnevale, reo di aver detto alla vigilia di Roma-Napoli la seguente frase: «Il punto debole dei giallorossi? 12 difensori centrali: troppo lenti». Sentitosi chiamato in causa, Fulvio Collovati ha perso un pizzico del suo tradizionale aplomb, regalando ai taccuini alcune osservazioni sul quoziente intellettuale del centravanti napoletano: «Nel nostro ambiente Carnevale non passa certo per uno dei più perspicaci. Lento io? In ogni caso sempre troppo veloce per lui. Ho marcato gente come Bettega e Boninsegna, figuriamoci se posso preoccuparmi di un Carnevale qualsiasi». Fulvio ha finito, ma la sua grintosa metà deve ancora cominciare. Eccola, la bionda Caterina, elargire pareri sul bel tenebroso del Napoli, con il quale i coniugi Collovati non devono aver molto simpatizzato ai tempi della comune avventura in terra udinese: «Carnevale deve smet¬ terla di rompere le scatole a mio marito, che ha marcato fior di campioni e non solo gente come lui». Pardon, madame. Forse, ■però, è doveroso avvertirla che il povero Andrea aveva già fatto ampiamente ammenda alla sua terribile affermazione della vigilia, profondendosi in mille scuse: «Quando parlavo di difensori lenti non intendevo affatto riferirmi a Collovati e Tempestilli, come invece ho poi letto su qualche giornale». Tempestilli, pur prendendo per buona la precisazione, non si esime da una cortese stoccata: «Non solo io e Collovati non siamo stati lenti, ma abbiamo addirittura bloccato 2 grandi attaccanti come Careca e Maradona». Ha sottolineato con forza quel «due»: non si sa mai che qualcuno capisca male e inserisca fra i grandi attaccanti anche Carnevale... La polemica ha messo in secondo piano il tradizionale copione delle interviste post- trionfo, con giocatori cinguettanti di gioia, allenatore e presidente affratellati da dichiarazioni di reciproca stima e imperituro amor. Voeller si informa cautamente sul numero dei re di Roma: gli spiegano che Falcao è stato l'ottavo e lui si prenota per la successione: «Sono felice perché sento attorno a me il calore della gente. Di solito gioco meglio. Ma stavolta ho fatto gol: e questo, invece, è assolutamente insolito: in casa non segnavo più da gennaio». Per Liedholm, Rudi è «l'erede di Manfredini e Pruzzo: il nuovo attaccante-simbolo della Roma», mentre Giannini ricorda che il segreto del magico dicembre romanista (4 partite, 8 punti, zero gol subiti) sta tutto nella lunga chiacchierata a porte chiuse fra Viola, Liedholm e 1 giocatori consumatasi a fine novembre, dopo la disfatta casalinga con il Torino. Entrerà nella storia come la «pace di Trigona»; a.svelarcene i retroscena è proprio l'artefice, l'ingegner Dino Viola: «Quel pomerìggio Liedholm mi offrì le dimissioni: le critiche lo avevano distrutto, trattandolo come si era fatto, un tempo, con Vittorio Pozzo. Io confermai a Nils la fiducia, poi dissi a tutta la squadra di raggiungerci. Cominciò così una discussione aperta, libera e liberatoria. I giocatori dissero a Liedholm quel che avevano sul gozzo, il Barone ne prese atto. E alla fine, risolti i problemi, tutti lanciarono in aria un formidabile urrà». Un urrà che, forse, adesso resterebbe in gola a qualcuno. Per esempio a Renato, finalmente guarito, ma destinato a una panchina infinita.

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