Zoff non ride, Sala non piange

Zoff non ride, Sala non piange Va in archivio il primo derby condotto dai due ex avversari di tante battaglie Zoff non ride, Sala non piange Il vincitore a proposito dell'esclusione di Barros: «La squadra ha giocato come altre volte» - Lo sconfitto assolve Benedetti: «Nessuna colpa» di P. C. ALFONSETTI TORINO — Al 1988, Dino Zoff non avrebbe osato chiedere di più: anche perché, prima di chiudersi, all'allenatore juventino l'anno vecchio ha fatto anche dono di un successo nel derby. La sfida cittadina è sempre un appuntamento . importante. Zoff intasca e ringrazia. «Una stagione ottima, lo debbo riconoscere: prima la qualifìr cazione a pieni voti con la Nazionale Olimpica, quindi l'avvento alla Juventus, caratterizzato all'inizio da qualche scompenso, per altro previsto, ma che si va comunque risolvendo. E adesso questa vittoria, importante sotto ogni profilo». . Anche se Zoff ha vinto il suo primo derby, si guarda bene dal farsi lusingare più del lecito da un successo che è stato difficile da conseguire oltre ogni previsione: ripensando alla partita di sabato, il tecnico bianconero sorride, ma a denti stretti, soddisfatto per il risultato ma non altrettanto per il gioco messo in mostra dai suoi. -La partita — ammette — si è presentata molto ardua fin dall'inizio quando la grinta del Torino ha immediatamente fatto emergere problemi nelle nostre file. Fortunatamente, dopo una ventina di minuti ci siamo riorganizzali e la Juve ha cominciato a produrre mi gio¬ co più adeguato alle circostanze». Fuori Barros, fiducia a Mauro: l'allenatore bianconero nell'occasione ha risolto in tal modo il dilemma che lo accompagna dall'inizio della stagione ma dà l'impressione di voler sorvolare sulla sua scelta, accolta da tanti con una certa sorpresa. Si limita a osservare: -La formula ha funzionato, cosi come si erano rivelate azzeccate le altre precedenti». Contrariamente a quanto aveva fatto in altre partite. Mauro pur impegnandosi a fondo non ha offerto una prestazione ad alto livello. Anche perché con Sabato il Torino lo ha contrastato a lungo con efficacia. Forse per questo Mauro rion ha ripagato in pieno la fiducia concessagli (solo nel finale è salito alla ribalta) e proprio lui, insieme all'altra eminenza grigia del centrocampo juventino ovvero Zavarov (ancora più in ombra), è apparso più di una volta in difficoltà. Zoff, però, almeno ufficialmente, si dimostra incline ad assolvere tutti i suoi uomini. 'In una partita spigolosa com'è stato questo derby — commenta — era molto diffìcile far valere le qualità tecniche». Per la prima volta, Zoff si è trovato davanti al Toro in qualità di allenatore: un esordio difficile, un impegno preoccupante visto che, come si prevedeva, i granata hanno cercato di sopperire con grinta infinita ai numerosi problemi che 11 travagliavano. L'argomento è liquidato con una semplice battuta: -Oli avversari nonni hanno sorpreso, dai più al meno si sono rivelati pericolosi come me li aspettavo». Entrate durissime, placcaggi rugbistici, Scorrettezze plateali: le prime scene dell'incontro si sarebbero potute intitolare «Tacchetti roventi», tanto che l'arbitro ha sentito il dovere di richiamare i due «capitani» a, una maggior correttezza in campo. Un intervento che i direttori di gara effettuano poco frequentemente e che ha riscosso l'approvazione di Dino Zoff: «Co» quell'iniziativa, D'Elia ha agito molto opportunamente perché la partita avrebbe potuto degenerare in rissa». L'immancabile occhiata alla classifica non sembra riservare grosse sorprese per Zoff. -La netta affermazione dell'Inter a Lecce? Era nell'aria perché quella di Trapattoni è una squadra robusta, con buoni opportunisti e che riesce a segnare con una certa facilità». Neppure il tonfo del Napoli scuote in modo particolare l'allenatore bianconero: «E' la dimostrazione che questo è un campionato difficile per tutti, soprattutto quando si gioca in trasferta. L'unica eccezione è proprio costituita dall'Inter». Zavarov controllato da Ferri: il sovietico ha sofferto la grintosa marcatura del granata « Sofferto solo per 20 minuti »

Luoghi citati: Lecce, Torino