Juve più in salute del Toro

Juve più in salute del Toro Un derby vibrante che avrebbe potuto insegnare molto a Muller Juve più in salute del Toro di GÌAN PAOLO OR MEZZANO TORINO—Quel brasiliano a nome Luis eccetera, semplificato In Muller o Miller, si è perso proprio tanto perdendosi il derby Juventus-Torino. Già aveva perso la faccia e tanti aerei e (forse) la moglie e (più forse ancora) il passaporto. Adesso ha perso un'occasione di crescita, di utile full immersion nella realtà calcistica italiana, quella che gli permette, o gli permetteva, guadagni che in Brasile nessuno raggiunge, e in Italia pochissimi. I suoi compagni, (ancora?) granata hanno semplicemente perduto una partita. Lui ha perso: non c'è neppure bisogno, di complemento oggetto. Perduto e perso sono due participi passati diversi, anche se nascono dallo stesso verbo, il secondo è più grave e «vive» dà solo. Non è stato un bel derby nel senso di grande calciò, Muller non avrebbe imparato niente di grosso football giocato. Però avrebbe magari potuto insegnare qualcosa, gratificando anche se stesso, assegnandosi un'utilità. Avrebbe visto ragazzini della sua squadra, tipi ancora più giovani di lui, e di lui assai meno pagati, bàttersi sino all'autentico- stremo fisico (Fuser, Zago, Catena), anche per colpa della sua assenza. Avrebbe visto uomini affermati dell'altra squadra (Zavarov, Laudrup, Altobelli), noti più di un Muller in campo internazionale, accettare la fatica semplice e grande, anche l'umiliazione del marcamento asfissiante e narcotizzante e persino della sostituzione (11 sovietico). Avrebbe visto gente che ha vinto quanto Muller manco si sogna (vedi Cabrini) offrire il fiatone, il declino inevitabile con dignità e volontà commoventi, condite dalla classe. Avrebbe visto Skoro, straniero del Torino e a Torino come lui, battersi allo stremo, a fare da solo il lavoro di tre attaccanti. Avrebbe visto la curva Maratona, quella alla quale lui talora ha simulato di esseredevoto, recitando niente male, e di voler dedicare il meglio di se stesso, svenarsi di passione e poi di delusione. Avrebbe visto là curva Filadelfia, di gente abituata ad allori grandi, gioire per un gol povero e ricco insieme. Avrebbe capito tante cose. Forse non avrebbe cambiato l'esito del derby, sicuramente avrebbe cambiato se stesso. Sicurissimamente .in meglio. E' innamorato di una donna bella e inquieta che l'ha lasciato, tenendosi anche la creatura. E' giovanissimo, selvatico per non dire selvaggio. Ha patito il freddo dell'inverno torinese, che quest'anno peraltro è stato sinora meno Innevato di quello palermitano. Ha voluto cercare il sole brasiliano, come da contratto, mentre a Torino convenivano, per far Natale in una città che ha calori difficili ma veri, Berggreen e Polster, due «ex», stranieri come lui, scaricati tecnicamente e burocraticamente anche per far posto a lui, ma legatissimi moralmente alla squadra alla società granata. Ha comunque, molte attenuanti. Ma ha dieci dita delle mani, e un dito gli sarebbe bastato per comporre (c'è la teleselezione, in Brasile, e funziona pure bene) il numero del Torino, e spiegarsi. Poteva annunciare: 'Sono innamorato, cercate di capirmi, se non di scusarmi». Sa già abbastanza italiano per dire queste cose, per farle sapere alla gente più meravigliosamente tifosa del mondo. La squadra granata ha perduto di misura e senza indegnità alcuna contro una Juventus più in salute. E' comunque una squadra che può fare dei bei punti anche senza di lui. E' una squadra nella quale un altro brasiliano, Edu, sembra chiedere, umil¬ mente, permesso. Edu è entrato a partita decisa, ha starnazzato un po', faceva tenerezza: non ha 1 numeri di un Muller, lo sa, comunque può guardare in faccia quelli della curva Maratona, perché ha dato quello che aveva quel 31 dicembre 1988. Muller si è perso un derby con alla fine scambi di maglia fra giocatori che pure si erano sin li gagliardamente menati, basta pensare a Benedetti e Altobelli che hanno fatto il lor western privato e pubblico subito all'inìzio. Un derby giocato, lottato davanti ad un pubblico abbastanza fitto nonostante la data assassina. Si è perso quello che rischia di essere uno degli ultimi episodi di football sanguigno e onesto insieme. La gente domenica allo stadio era un po' delusa o almeno raffreddata, la perdente si capisce più di quella vincente, e c'era la sensazione di una giornata regalata al calcio, più che di un regalo del calcio a chi era andato a vederlo. Però è uscita fuori nell'insieme una cosa dignitosa, onesta. Perciò scriviamo che ieri l'altro Luis eccetera — non viene voglia di usare il soprannome che evoca fasti calcistici guerrieri — ha perso qualcosa, ha perso molto, ha pèrso. La squadra di Trapattoni passa a Lecce (3-0), quella di Liedholm si sbarazza di Maradona còti un gol di Voeller in zona Cesarmi (1-0). Nel derby la Juve prevale sul Torino (1-0) con una rete di Altobelli. Al Milan non basta Gullit: 0-0 con la Sampdoria. Successi del Pescara (3-0 col Cesena che accusa Paparesta) e del Bologna (1-0 con l'Ascoli) - Tre rigori in VeronaFiorentina (2-1) Pari tra AtalantaComo(l-l) e Pisa-Lazio (1-1) Torino. La Juventus batte il Torino e Altobelli esulta dopo aver realizzato il gol decisivo